mercoledì 1 giugno 2011

LUOGHI E NON LUOGHI : IL LUOGO DELL’INFINITO .S. Giuliano, l’Osservanza francescana, il museo di storia naturale

LUOGHI E NON LUOGHI : IL LUOGO DELL’INFINITO .S. Giuliano, l’Osservanza francescana, il museo di storia naturale

Il catalogo dei luoghi, dei santuari della meraviglia e del miracolo, è sconfinato.

Espunti dalle guide turistiche afferrano l'anima al solo pensiero, concentrandovi il loro fascino in un eccesso di visione. La loro esperienza può essere fatta al di là della vista ordinaria, fuori dai limiti della memoria e del tempo "perseguitati" dall'ansia dei sensi. Esperienza spesso ma¬terialmente impossibile.

Di una impossibilità che solo il pensiero ci fa capaci di raggiungere, come quando pensiamo di essere in cima all'Everest o in fondo ad un abisso d'oceano.

È la visione di dentro che ci spalanca le porte della "solarità" dell' immaginazione.

In questo senso, quando la città sale in alto, scompare alla vita e il fascino e l'ossessione del visibile non riesce più a dominarla, geometrizzarla, verbalizzarla, la città è taciuta. Si ampliano e si dilatano le sue astrazioni, l'inganno del feticcio e dell'immaginario rivela l'universalità e l'inno¬cenza di una visione che si estranea dal mondo.

Un luogo raggiungibile non solo con l'immaginazione a L'Aquila è il convento di S. Giuliano, area sacra perché conserva le spoglie mortali del beato Vincenzo, davanti alle quali ti senti preso dalla storia della città che si stende ai piedi del colle su cui sorge il convento, e se aggiungi la fede, ti senti interrogato dal mistero di quel corpo che rimette in movimento, dentro, quella opposizione tra visione reale, sensitiva e visione immaginaria che non riescono a separarsi mai, tanto più in quel luogo .

Un luogo solitario ,dove,dinanzi al Beato Vincenzo ,”al contrario dello svolgersi banale di ogni biografia umana,non è la vita che diventa ricordo e raconto,ma l’avventura del rammentare un’altra vita”.

In quella solitudine così ricca, così piena di voci ,in’altra se ne alza: quella di un patrimonio di rarità “ comuni “, un corpus di tesori della natura che non appartengono a stirpi di re , ma a tutta l’umanità.

Ecco allora il museo naturale e le vestigia dell’Osservanza francescana. Il muso di scienze naturali iniziato da P.Falconio, professore di scienze negli anni Trenta, nel convento di S. Giuliano e proseguita da P. Saverio Maini (che acquistò una collezione di mineralogia e poi la collezione malacologica Web-James) come esempio di rapporto tra le meraviglia e il sapere, l'eccezione e la regola, il gusto della varietà e della classificazione.

Un museo per tutti, nato dal superamento di quella contemplazione privata della vasta categoria degli oggetti mirabili in un paese, tappa obbligata del Grand Tour all'inizio del Settecento (e ritenuto ricco di "gabinetti di curiosità e di ricche collezioni di ogni genere di antichità") per una proposizione collettiva di un mondo che instaura un fitto dialogo, solidale e costruttivo, tra la realtà e la fantasia, tra il visibile e l'invisibile, tra il rigore filologico e la sintassi di un eclettismo da paradìso'

Reperti del mondo della natura qui inventariano virtù magico terapeutiche del culto dell'acqua e delle grotte, delle cose "rare et excellenti", presenze inquietanti di un mondo lontano che mettono in discussione i parametri della scienza.

L'intero universo entra nella collezione e miniaturizzato palpita di una vita, della quale ci si può appropriare, osservando, meravigliandosi, immaginando.

La collezione e il suo luogo, fusione e conpenetrazione, sembra dimostrare la volontà artistica della natura con le sue rarità e stravaganze in antitesi con gli oggetti dell'uomo che spesso sono disordinatamente, casualmente e caoticamente messi assieme.

Pietre, piante ed animali, cibo ed energia meccanica un tempo lontanissimo, vengono restituite oggi sui "repositoria" (scaffali), repertorio museale in ordinatissima confusione, in un'anamorfosi di artifici, bizzarie, curiosità, illusioni ottiche, gioco del mostrare e del nascondere, metafore della storia dove il passato è il cumulo di ereditarietà artificiale e naturale.

Davanti a quella collezione un fervore immaginativo, fantastico, inconsueto, ti assale e quel luogo diventa il luogo dell'infinito di fronte al tuo corpo e a quello della città, finito.

Ma anche il luogo di un altro infinito: quello della spiritualità francescana che proprio nel Convento di S. Giuliano esprime l’Osservanza. Una grazia loci”, una “ mirabilia dei “ esprime quel luogo dove si piu camminare anche alla ricerca di se stessi . E per questo cammino ci è utile metterci sulle orme di personaggi a cominciare da fra Giovanni da Stroncone ,iniziatore del movimento ,Bernardino da Fossa che ci ha lasciato scritti su S. Spirito e poi Giovanni da Capestrano e Bernardino da Siena e il Beato Cesidio e il beato Vincenzo per arrivare a frati più vicino a noi, che appunto qualcuno di noi ha anche conosciuto : Aniceto Chiappini, Giacinto Marinangeli , Gabriele Marini, Graziano Abbasciani , Michele Di Loreto , Casimiro Centi , Virgilio Di Virgilio ,Raimondo Corona.

Un cammino lungo ora che ci avviciniamo al 2015 , sesto centenario dell’Osservanza in Abruzzo .

Il Convento di S. Giuliano, situato in prossimità delle mura dell’Aquila, è uno dei più antichi conventi francescani.

Nel capoluogo abruzzese il 21 gennaio 1257 i francescani si stabilirono nel convento di S. Francesco a Palazzo dove, a seguito della riforma detta “Osservanza” (un movimento che proponeva il ritorno ad una regola di povertà e di rinuncia a qualunque tipo di bene terreno), i religiosi si divisero nelle due correnti dei conventuali e dei riformati. Il Beato Giovanni da Stroncone, al secolo Nuccio della Fonte, decise di erigere per i minori osservanti un ritiro e nel 1415 vennero edificati la chiesetta ed il convento di S. Giuliano, così chiamato per una preesistente edicoletta che sorgeva in quel luogo raffigurante il Santo nella boscaglia del castello di Santanza.

Nel 1593 il convento fu lasciato ai riformati francescani e nei secoli subì molte trasformazioni. Il 16 ottobre 1798, a causa dell’invasione francese, la chiesa ed il convento furono saccheggiati e spogliati degli arredi e degli oggetti d’arte.

Dopo la soppressione dell’ordine nel 1865 il complesso rimase inutilizzato fino al 26 novembre 1878, quando fu riutilizzato e divenne luogo di studi.

Alcune parti dell’edificio conservano ancora le strutture originarie con le pareti rivestite in legno, come la chiesetta di S. Giuliano che divide il chiostro grande (con le volte a crociera affrescate) e il chiostro piccolo con il pozzo..

E’ stato seriamente danneggiato dal terremoto del 2009 ma alcune parti sono già state restaurate e forse torneranno prestissimo all’uso.

Eremo Via vado di sole , L’Aquila,

mercoledì 1 giugno 2011

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