venerdì 24 giugno 2011

SILLABARI : Green Economy

SILLABARI : Green Economy


I finanziamenti per le fonti rinnovabili che nel mondo sorpassano per il terzo anno consecutivo quelli per le fonti convenzionali, toccando i 243 miliardi di dollari nel 2010.

La Cina che sta conquistando la leadership nel mercato globale delle rinnovabili.

L’Agenzia europea dell'ambiente che nel rapporto del dicembre scorso certifica il boom delle eco-industrie: nel 2008 nell'Europa a 27 hanno fatturato 319 miliardi di euro (il 2,5 per cento del Pii) e dato lavoro a 3,4 milioni di persone.

Nonostante la partenza più lenta del previsto degli Stati Uniti di Obama, in molti Paesi la green economy marcia in controtendenza rispetto alla crisi. E anche in Italia lo stop and go delle misure governative non è riuscito a fermare il mercato: solo gli sgravi fiscali per chi combatte gli sprechi energetici in casa hanno mosso 12 miliardi di euro di fatturato. Il consenso si allarga di pari passo. «Da un sondaggio Ipsos del novembre scorso risulta che tre italiani su quattro ritengono lo sviluppo di un'economia verde fondamentale per far crescere il Paese e renderlo più competitivo» ricorda Ermete Realacci, responsabile green economy per il Pd. E la Cgil nei giorni scorsi ha lanciato un patto con l'obiettivo di creare 250 mila nuovi posti di lavoro entro la fine del decennio, in linea con la «terza rivoluzione industriale» teorizzata da Jeremy Rifkin.


La via italiana al lavoro verde è del resto già a quota centomila addetti (diecimila nell'eolico, il settore più importante), e cresce. Nel campo del solare termodinamico, per esempio, la ricerca ha messo a segno un colpo importante con il progetto Archimede del Nobel Carlo Rubbia. Questa tecnologia si basa sull'accumulo del calore riflesso da specchi, ed è considerata promettente al punto che la azienda Angelantoni, che ha brevettato una parte dell'impianto, cioè il sistema di isolamento dei tubi che vanno dagli specchi alla turbina, è stata acquistata al 45 per cento dalla Siemens. L'Italia è entrata dal marzo scorso anche nella sfida del progetto Desertec, che prevede lo sfruttamento dell'energia solare nel Sahara: un investimento da 400 miliardi di euro per dare all'Europa, entro il 2050, il 15 per cento dell'elettricità di cui ha bisogno.

E sempre da noi è stato messo a punto un progetto per produrre biomasse ed estrarne energia in modo ambientalmente corretto, cioè senza il trasporto a lunghe distanze e l'uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti chimici. «Dalle foreste si possono ricavare ogni anno tre milioni di tonnellate di biomassa» spiega Rìccardo Valentini, ordinario di ecologia all'ateneo viterbese. «Dai campi ne vengono altri tre milioni. Aggiungendo 1,5 milioni di tonnellate da residui industriali si arriva a 7,5 milioni. Quanto basta per dare lavoro a 40 mila persone evitando l'emissione di 14 milioni di tonnellate di CO2.


Dal mondo agricolo arrivano anche altre proposte. In Emilia Romagna la Raggio Verde di Arturo Malagoli ha rilanciato, per la produzione di carta e tessuti, la coltivazione della canapa, una pianta che cresce senza bisogno di irrigazione e sostegni chimici ed è l'unica erbacea capace di catturare ossigeno e purificare il terreno delle ex discariche assorbendo piombo e metalli pesanti. Un'iniziativa che si è di recente allargata ad altre zone (da Siena a Rovereto) e ad altri settori di impiego, come la cosmesi, che usa l'olio di canapa come principio attivo della linea di produzione bio-ecologica.

Se è importante ottenere energia e materie prime pulite, altrettanto necessario è migliorare le tecniche per aumentare l'efficienza dei sistemi. È quello su cui ha scommesso un'azienda romagno¬la, la Umpi di Cattolica, che è riuscita a illuminare La Mecca brevettando un sistema che consente di trasformare milioni di punti luce in una rete intelligente. «Mettendo sui lampioni una scatola grande quanto un pacchetto di sigarette, possiamo gestire dalla Romagna le strade di Gedda come i palazzi di Londra: i pali della luce diventano terminali di un sistema che utilizza i fili elettrici per far passare segnali e istruzioni» racconta il fondatore della società Piero Cecchini. «Dai lampioni ci arrivano così in ufficio tutte le informazioni necessarie per dosare la luce che serve in un certo luogo e in una certa ora, per governare il ritiro della spazzatura quando i cassonetti sono pieni, per far arrivare notizie meteo per l'agricoltura, per creare un punto di ricarica per le auto elettriche. Il pay back è a 3-5 anni e i consumi per l'illuminazione si abbattono di oltre un terzo».

Il miglioramento delle performance energetiche e ambientali si accompagna alla messa a punto di sistemi di misurazione sempre più precisi e affidabili. «Tra il 2002 e il 2009 il numero di certifi¬cazioni Emas, lo strumento di certificazione ambientale europeo, è aumentato di nove volte ed è un trend destinato ad accentuarsi» precisa Luca Petrillo, di Bureau Veritas Italia, uno dei leader mondiali nel settore. La richiesta di certificazione cresce soprattutto nel campo delle case, che in Italia consumano il doppio della media europea. «Gli edifici succhiano il 40 per cento dell'energia» ricorda Mario Zoccatelli, presidente del Green Building Councìl (Gbc), un'asso¬ciazione senza scopo di lucro della filiera edile. «Per arginare questo spreco stia¬mo lanciando il Leed, il marchio americano che rappresenta lo standard più elevato di qualità edilizia: il villaggio olimpico di Pechino, la Coppa del mondo di calcio in Brasile nel 20l4, le Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 sono tutti eventi Leed. In questo momento nel mondo ci sono 30 mila edifici pronti per essere certificati con il nostro marchio e l'Italia è al nono posto con 67 progetti, che muovono tre miliardi di fatturato».

Ma costruire significa anche affrontare il problema dei rifiuti. Francesco Galanzino, maratoneta e testimoniai per la campagna clima di Greenpeace, e Fabio Catanzaro, imprenditore dei rifiuti impegnato sul fronte antimafia, hanno brevettato il GeCoz, un sistema di biofiltrazione che cattura il metano prodotto dalle discariche anche quando è in quantità non sufficiente per venire assorbito dai sistemi convenzionali. Un bel vantaggio, visto che il metano inquina almeno 21 volte più della CO2.

ANTONIO CIANCIULLO Il made in Italy si fa strada anche nel verde Il Venerdì di Repubblica 25 marzo 2011


Eremo Via vado di sole , L'Aquila,
venerdì 24 giugno 2011


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