martedì 14 dicembre 2010

Diario di un terremoto : Diario per certi versi poesia e per certi versi prosa 28,29 e 30 luglio 2009

DIARIO DI UN TERREMOTO Diario per certi versi poesia e per certi versi prosa 28 -30 Luglio 2009


L’Aquila 28 Luglio 2009

Ballata dell’apprendista

Tutti apprendisti per imparare a storpiare

i nomi

di quelli che in tivvù ci fanno credere

una cosa per un’altra

per imparare ad accendere la lavatrice

che poi quanto centrifuga

fa sempre un terremoto si sposta nella stanza

ed è capace che ti finisce sui piedi se passi

di là

tutti apprendisti per avere la sfortuna

dalla nostra

come quest’anno mai come questo cazzo

di duemilanove

è cominciato riempiendo moduli per la

cassa integrazione

ed è continuato con le bollette aumentate

del tanto per cento

che ogni comunicato stampa aumenta

di un punto che non ci capisco niente e

non riesco a farmi i conti

fino a quando non ha fatto pure il terremoto

e che altro vuoi ancora dal duemilanove.

Ora non si può più lavorare a tempo pieno

che devi venire a L’Aquila dalla costa

a duecento chilometri di distanza

tutti apprendisti inquilini di bellissime

case antisismiche

in un clima choc di paura paura che produce

l’espressione della nostra faccia

tutti apprendisti di pagamenti a rate sospese

e che quando le ricominci a pagare

sono le ultime perché non puoi più comprare

oggetti e cose che non sai più dove metterle

perché ora sono senza casa e dove c’erano

le case

c’è un rudere qua, un crollo là

un cumulo di macerie dovunque guardi

e che esagero non lo dite che se non

ci credete

venite a vedere, venite a guardare

e riceverete un diploma e riceverete

un attestato

un diploma equipollente

seguite la scritta, la scritta che dice

Benvenuti venite e non dite

che potete dire ?qualsiasi cosa dite

i contravventori saranno fulminati

perché per fare la manifestazione non

si sono messi sui tetti, sui balconi

ma sui fili dell’alta tensione.

Dunque questo è l’apprendistato

e se la vita è troppo complessa per tirare

avanti

la morte non è una soluzione.

Parliamo seriamente che sempre queste

cose mi vieni a raccontare sul terremoto

- ma credimi non ce ne sono delle altre –

parliamo seriamente

soltanto il buon Dio lo sa se queste sono

stupidaggini

parliamo seriamente

tutta questa finta realtà a momenti

scoppierà, quando gli apprendisti

si incazzeranno perché le casette non basteranno

per tutti

la cassa integrazione non arriverà, il lavoro

non si troverà

l’autonoma sistemazione non verrà ancora

pagata con regolarità

e i debiti e la paura e la rabbia per i soldi

per la ricostruzione non arriveranno se non

spalmati al duemilatrentatre

parliamo seriamente

in questa finta realtà noi apprendisti

resteremo

noi forse resteremo

noi forse

non muoverti.

Se ti muovi la infrangi.

Piangi ?

(Eugenio Montale :”Elegia” da Poesie disperse)

L’Aquila, 29 Luglio 2009

Conosco una città

con i panni stesi alle finestre

agitati dal vento

con le stelle alte nel cielo

alte alte su questa città.

Conosco una città

e i passi dei suoi abitanti

sulla ghiaia delle strade

quando tornano da lunghe passeggiate

e raccontano lunghe storie

storie di cose che hanno lasciato

di oggetti abbandonati. Raccontano

anche loro storie di altri oggetti.

Conosco una città

dalle stagioni avare di sole

dove qualcuno scolaro o soldato

apre cartocci di castagne

o di lupini, zucchero filato o noccioline

a scelta alle feste d’autunno

alle feste dove andavamo anche noi .

Non so bene ora se è una vera città

e se la carta geografica

su cui era stata disegnata

era vuota perché il disegnatore

vinto dal sonno si scordò

di ricostruire le case dopo un terremoto.

Conosco una città e mi ricordo

i caffè sulla piazza le chiese per le strade

i ponti per raggiungere i quartieri

di periferia una città

una città di uomini e donne

dagli scarponi chiodati

una città dove era semplice entrare

nei camini e fare dall’alto un saluto

un breve cenno di saluto alle case

della città.

Non posso più camminare in su

e giù per quella città

dove le stanze ore sono più lunghe

che larghe

e sono secchi i giardini di fragole e lattuga.

Ahi non vedo più quella città

città perduta chissà chissà forse perduta

per disattenzione.

L’Aquila, 30 Luglio 2009

Con tonnellate di libri miei

e abiti acquistati al mercato

regalati dalla protezione civile facciamo

il primo trasloco dalla casa alla tenda

un gran casino tutti incasinati

e senza entusiasmo

come la vita che è un Gran Casino

non ci dicono una sola parola

su che cosa dobbiamo fare

ma non lo sanno nemmeno loro

che possiamo fare con questo trasloco

che le casette sono ancora in costruzione.

E allora vado a vedere

un bel scompartimento di prima classe

alla stazione ferroviaria

me è occupato

in altri scompartimenti due ragazzi

si dividono un panino con insalata e tonno

e vedo anche una signora con una lacrima

sull’occhio sinistro

che ha lo stesso problema mio

dove si può traslocare mentre siamo in strada?

E almeno quei scompartimenti partissero

partissero almeno una volta per un bel viaggio

ma và restano al binario morto , al binario

morto della stazione dell’Aquila.

Per strada allora il giorno e la notte

e tutte le notti , la notte

gravida si stelle ci copre

ma non riusciamo a guardarla che il nostro

tetto

è blu come il cielo solo che è di blu cotone.

Ora tutto esitazioni e cognac

le bottiglie, le pentole, le posate

dove le metto le bottiglie di cognac

con queste esitazioni per il trasloco

c’è da incazzarsi e di brutto

ma quanti devono fare il trasloco alzino

la mano (è la fase tre del dopo)

e finalmente la prima volta dopo l’arrivo

in tenda volano le braccia

svuotate dall’ansia non si reggono in piedi

crollano le braccia sembrano ora

pezzi di carne lessata sui vassoi del pranzo

rialzate rialzate le braccia

che tutti si deve traslocare ma dove ?

Tenda n. 2 del Campo complesso "L. Ferrari" Via Acquasanta L'Aquila

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