martedì 7 dicembre 2010

SILLABARI : Macchina da scrivere

SILLABARI :Macchina da scrivere


Giorgio Manganelli, Improvvisi per

macchina da scrivere, Milano,

Leonardo, 1989.

La macchina da scrivere nasce dai capricciosi

amori di un cembalo estroso e di una

mite mitragliatrice giocattolo. I suoi connotati

più suasivi sono la tastiera e il macchinoso

frastuono. Per codesto amore, il

cembalo ha deposto le sue arie, e la mitragliatrice

i suoi infantili, innocui furori. Le

lettere che leggete sui tasti sono quanto


resta degli antichi melodrammi, delle favole

pastorali in cui il cembalo, complice

consenziente, venne coinvolto. Fu un amabile

dono di nozze. Incidentalmente, per

questo la macchina da scrivere racconta

volentieri romanzi e progetta epistolari.


Nell’animo del dattilografo - inteso nel

senso più ampio – si nasconde un solista

dei tasti; è consanguineo del pianista, del

clavicembalista, di tutto coloro che vivono

di e per una tastiera. Sommamente invitante

è la tastiera; davanti ai tasti neri, allelettere bianche, le dita si innervosiscono,

come danzatori prima del ballo. Così accadeva


quando il cembalista sedeva, solo,

davanti alla tastiera. Non cercava né pentagramma,

né metronomo; solo una tastiera

voleva, e un pubblico silenzioso.

Precipitosamente esatte percorrevano le

dita i tasti candidi e notturni: improvvisavano.

Per generazioni l’aria del mondo rabbrividì

di delizia a quelle volatili improvvisazioni

che non ascolteremo mai. Se Mozart avesse

potuto imprimere su di un mobile rullo

pentagrammato i capricci di una mano

danzante! Improvvisazione: la macchina

da scrivere ha questo dono difficile: cattura


l’improvvisazione. Vi furono improvvisatori

pianisti, violinisti, cantanti, anche poeti: ne

resta solo la stupita testimonianza di qualche

spettatore. Altri improvvisò discorsi:

ne vennero catastrofi. Ma la minima,

umile macchina da scrivere è oggi la naturale

tastiera dell’improvvisatore. Esigua,

futile e svelta è l’improvvisazione: un po’ furba un po’ sciocca, un gioco patetico,

insulso soave, graziosa villania; infine,

istantaneo, già scomparso, è il rintocco di

un riso già dimentico di ciò di cui si è riso


Eremo Via vado di sole, L'Aquila, martedì 7 dicembre 2010

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