giovedì 23 dicembre 2010

LINEA D'OMBRA : Ebbrezza

LINEA D’OMBRA : Ebbrezza

Il cantante Marco Castoldi, in arte Morgan, ha accettato la proposta del sindaco Vittorio Sgarbi di ricoprire la carica di assessore al comune di Salemi, in provincia di Trapani. Morgan, si legge in una nota dell'Amministrazione comunale, ha sciolto la riserva con una telefonata al critico d'arte e sindaco di Salemi che si trovava a Praga per presentare una mostra alla «Narodni Galerie». L'artista, che si è detto «intrigato dalla vitalità di Sgarbi e dalle originali iniziative che si promuovono a Salemi», sarà nel comune del trapanese con molta probabilità in questo fine settimanaper partecipare alla seconda edizione di «Benedivino» (la festa per promuovere le eccellenze del vino siciliano) e all'inaugurazione domenica al Palazzo dei Musei dell'esposizione al pubblico dell'opera «Femme au chat assise dans un fauteuil» (Donna con gatto) di Pablo Picasso. «Gli darò - annuncia Sgarbi - le deleghe all'Ebbrezza, alla Creatività, ai Diritti Umani e alle Visioni».

Il dizionario della salute definisce ebrezza : “Sintomatologia dell’intossicazione acuta da alcol. In relazione all’importanza dei disturbi che si manifestano si distinguono l’e. alcolica semplice, l’e. alcolica complicata e l’e. alcolica patologica.- E. alcolica semplice. È caratterizzata da eccitamento psicomotorio, euforia o depressione, incoordinazione motoria, successivamente da ottundimento delle funzioni psichiche, infine da effetto narcotico fino al coma con paralisi respiratoria.- E. alcolica complicata. È caratterizzata invece da un eccessivo eccitamento e da una tale disinibizione che

alterano la condotta fino a trascinare il soggetto ad azioni estranee alla sua normale personalità.- E. alcolica patologica. Si hanno disturbi della coscienza crepuscolare con disorientamento, automatismi e spunti interpretativi deliranti.

I Bluvertigo hanno scritto una canzone che dice :

Questi fiori blu ci deviano

Le visioni poi ci assalgono

Questi campi d'illusione, la mia sensazione

Quanti amanti nel peccato dannati dal fato

Qusti suoni insani assordano

Strane luci, frattali simmetrie

Confondono le idee

La memoria del passato aggredisce il mio stato

Ho ragioni per restare

in ebbrezza totale

Se parti, vedrai, non tornerai mai

Se parti, vedrai, non tornarai mai... piu'

Forse i nostri songni dormono

Nei racconti dei libri di storia, come le bugie

Ora so odiare l'amore, amarne la fine

Questo mare di paure mi nasce dal cuore

Se parti, vedrai, non tornerai mai

Se parti, vedrai, non tornerai mai

Ma forse Morgan va inteso assessore all’ebrezza in termini niciani . Infatti nel primo testo filosofico di Nietzsche “La nascita della tragedia” del 1872, che è anche una messa a fuoco della sua cultura classica e della mitologia greca, egli concentra la sua attenzione sulle origini del teatro nell'antica Grecia. Si serve e teorizza perciò due concetti-base, che diverranno poi "ideologici" per lo stesso autore e portatori di numerosi valori, lo spirito dionisiaco e lo spirito apollineo. Il dionisiaco (dal dio Dioniso) in quanto “ebbrezza” rappresenta l'elemento dell'affermazione della vita, della spontaneità, dell'istinto umano, della giocosità e raffigurerà nelle successive opere la volontà di potenza. È l'impulso che esprime la forza vitale propria dell'oltreuomo nella sua totale libertà, l'ebbrezza che trova la sua manifestazione più compiuta nella musica e nella danza.

Il "dionisiaco" gioca dialetticamente con il proprio contraltare, l'"apollineo", ovvero l'armonia delle forme e del vivere. Quando Dioniso vive è Apollo a dormire, viceversa quando Apollo si rappresenta ed è in superficie, Dioniso è "sotterraneo". Il dionisiaco è un continuo ciclo "vita-morte-vita", attraverso il quale tutte le arti sono state create e si sono modificate. L'apollineo è la luce del giorno razionalizzata nell'arte plastica degli scultori dell'epoca classica. L'"apollineo" rappresenta anche la ratio umana che porta equilibrio nell'uomo, che è capace di concepire l'essenza del mondo come ordine e che lo spinge a produrre forme armoniose rassicuranti e razionali. Senza di esso, nell'uomo ci sarebbe un'esplosione di emozioni incontrollate e bisognose di essere controllate.Molto complesso è lo studio che il filologo Nietzsche fa delle arti greche e della tragedia in particolare. Nel "ditirambo" del coro tragico greco era insito lo spirito dionisiaco (Nietzsche lo chiama appunto "ditirambo dionisiaco"). Nella parola come sempre Nietzsche ricerca la chiave per l'interpretazione della realtà e per portare in luce ciò che i concetti hanno di arcano dentro. In quanto filologo, ancor prima che filosofo, è sempre il “verbo” il suo primo amore. Dal ditirambo che è il nucleo del “coro” al testo poetico in cui è scritto il dramma si svolge la continua alternanza dei due dèi greci Apollo e Dioniso, fino alla suprema e sublime armonia.L'analisi delle origini della tragedia greca, scorre lungo il testo nietzschiano attraversando tutta la storia di questo lungo percorso, da Archiloco a Euripide, passando per Eschilo e Sofocle fino alla sua stessa fine: la morte della tragedia avvenne per mano di Socrate ovvero di ciò che il filosofo ha rappresentato per la grecità e le sue espressioni artistiche. Ma come la tragedia ebbe origine dalla musica Nietzsche auspica che allo stesso modo possa rinascere. Da qui la critica profonda e sentita all'“Opera”, lui attuale, in quanto genere artistico in cui vivono inconciliabili contraddizioni di carattere estetico e filosofico. Forte è l'esortazione del filosofo ad ideali artisti della sua epoca affinché ritrovino e ridestino l'ebbrezza dionisiaca insita nella musica e su di essa, assieme al mito tragico, costruiscano una nuova epoca tragica: « Amici miei, voi che credete nella musica dionisiaca, sapete anche che cosa significhi per noi la tragedia. In essa noi abbiamo, rinato dalla musica, il mito tragico- e in questo potete sperare tutto e dimenticare ciò che è più doloroso! (…). »(F. Nietzsche, La nascita della tragedia, ed. Adelphi - cap. 24)

Normalmente si parla di guida in stata d’ebrezza ed è il lato prosaico e pericoloso di qualcosa di veramente di-vino. Pensiamo per esempio alla trasformazione dell’acqua in vino delle nozze di Cana .Questo è il vino rispetto all’acqua della purificazione ebraica e questo è il dono del Cristo, vino, vino di esultanza, dicevo, vino di ebbrezza. Con il vino ci si inebria. Nell’Antico Testamento si parla di questa ebbrezza tranquillamente, senza tante scuse. “E quando furono giunti all’ebbrezza”, anche i fratelli di Giuseppe nel pranzo con Giuseppe, sono portati fino all’ebbrezza. E’ il vino che conduce all’ebbrezza dell’esperienza di questa comunione con Dio, indicibile, assolutamente nuova, propria dei figli, di coloro che siedono alla mensa con il loro Signore, perché è il loro Padre. E’ proprio coloro che sono stati rigenerati come creature totalmente nuove, cosa che l’Antico Testamento non conosceva, perché eravamo nati sotto la legge, eravamo tenuti in prigionia, come, sotto la Legge, sotto gli elementi del mondo, finché non venne la pienezza dei tempi, (...) nella quale noi siamo stati rigenerati come figli e nella quale lo Spirito è stato effuso sul mondo. E’ il Cristo crocifisso che “tradidit Spiritum”, come lo alita sui suoi discepoli raccolti e come lo esala continuamente sulla sua chiesa. Ecco che cos’è la trasformazione dell’acqua in vino. Ben più che opera di potenza, non propriamente “miracolo” - perché il miracolo è incluso nel “segno” che è il termine più grande - ma “segno”. “Questo fu il primo dei segni”, che registra il vangelo di Giovanni che vuole raccontare i segni che ha fatto, cioè quei prodigi che sono particolarmente significativi e che di per sé illustrano la realtà nuova del Cristo .

Si sentono dentro questa ebrezza tutti i salmi - tutti! - il grido di tutti i poveri, il pianto di tutti gli afflitti: “Non hanno più vino”. Tutti riassunti, tutti assunti, tutti espressi in quest’unica parola della madre del Cristo. Come ci è madre e come la sente lei che dice così: “La mia preghiera è la preghiera di tutti i figli di Dio”, preghiera, gemito, invocazione di tutte le creature con le quali - ripeto - certo non anticipa l’ora del Cristo, ma con la quale provoca,

perché il Cristo è provocato da questa interpellanza della Madonna. E’ provocato ed è lei che lo provoca. Non anticipa l’ora ma ottiene lei il segno, il primo segno che è l’inaugurazione, perché poi è la rivelazione che genera la fede - “E videro la sua gloria e credettero in lui i suoi discepoli” - la quale soltanto consente di non lasciar passare invano l’ora di Dio, ma, comprendendola ed accogliendola, di riceverne tutta la forza vivificante e trasformante.

Morgan è nominato anche assessore ,oltre che all’ebrezza alla creatività, ai diritti umani e alle visioni.

Avesse ragione Sgarbi nel far pensare che creatività , diritti umani e visioni passano attraverso l’ebrezza che è il profumo di qualcosa di veramente umano , concreto e anche …futurista. Come l’assessorato al nulla ,un futuristico assessorato al Nulla, sempre dell’amministrazione comunale di Salemi a giuda di Sgarbi affidato a Graziano Cecchini, l'artista che riversò migliaia di palline colorate dalla scalinata di Piazza di Spagna fino alla Barcaccia, mai così colorata. Lo stesso artista che rinvendicò come atto futurista la tintura della Fontana di Trevi, rossa per un giorno e poco più grazie al guizzo fulmineo di vernice purpurea. E' abbastanza futurista?

Lo è per Sgarbi che ha sempre difeso il bistrattato artista, rinchiuso per qualche ora dalle forze dell'ordine come ogni rivoluzionario che si rispetti.

Eremo Via vado di sole , L’Aquila, giovedì 23 dicembre 2010



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