venerdì 24 dicembre 2010

Natale : Abbiamo visto spuntare la sua stella


Fra i personaggi del Natale ce ne sono tre che il racconto evangelico ci presenta con un’aura di particolare fascino e di mistero : i Magi. “ Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode,ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano : “ Dov’è colui che è nato , il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo.” ( Matteo 2,1s)

In questi uomini venuti da lontano pellegrini nella notte guidati da una stella , mi sembra sia possibile vedere la ricerca del nostro cuore inquieto : essi ci rappresentano tutti , o almeno coloro fra noi che sono disposti a vivere l’esistenza non come resa all’evidenza finale della morte, ma come esodo , cammino verso la luce che viene dall’alto.

E questo riguarda non solo chi crede , ma anche chi cerca non avendo il dono della fede : il cosiddetto ateo , quando non è non per semplice qualificazione esteriore, ma per le sofferenze di una vita che lotta con Dio senza riuscire a credere in Lui , vive in una condizione di vera ricerca , di viva e spesso dolorosa attesa.

Il non credente pensoso , come il credente non negligente , è qualcuno che lotta con Dio : proprio così alla ricerca della verità, pellegrino nella notte , attratto e inquitetao0 da una misteriosa stella.

L’essere umano è un mendicante del cielo (Jacques Maritain ), cercatore di un senso, che dia dignità e bellezza al vivere e al morire . Tentazione è sentirsi arrivati, non più esuli in questo mondo, possessori di un oggi che vorrebbe arrestare la fatica del viaggio. «L’esilio di Israele - afferma un detto rabbinico - cominciò il giorno in cui Israele non soffrì più del fatto di essere in esilio». L’esilio è di chi ha dimenticato la meta e si è «accasato» nella mediocrità della scena che passa. Se i Magi rappresentano l’u omo alla ricerca di Dio, la stella che li guida e il Bambino cui essa li conduce ci mostrano un Dio alla ricerca dell’uomo. Dio viene nelle nostre esistenze, nel nostro dolore e nella nostra gioia: si fa compagno di strada del nostro impegno, della nostra attesa, dei nostri problemi.

Maestro del desiderio, Dio è colui che dandosi si nasconde allo sguardo e, rapendoci il cuore, si offre sempre nuovo e lontano: il Dio rivelato e nascosto! Proprio così, è il Dio vicino, che sostiene la nostra stanchezza, alimenta la nostra speranza, condivide il desiderio e l’impegno per gli altri, soprattutto per i più deboli e i più poveri. La Parola viene ad abitare fra noi, affinché nessuno si senta più solo e i nostri gesti di fede e d’a more la rivelino a chi ancora non l’ha incontrata: il Verbo si fa carne affinché diventiamo noi stessi il riposo della Parola, dove essa si lascia custodire e dire, come nel grembo verginale della Donna che ha detto «sì» al mistero dell’avvento, per dare vita e speranza ai cuori spezzati, per suscitare energie e futuro in chi è chiamato a farsi protagonista del domani: «Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Isaia 40,30s).



Pellegrini nella notte, guidati dalla stella, i Magi hanno riconosciuto nel Bambino il dono della verità, la luce che salva: lo hanno adorato. In questo atto di adorazione il cercatore è raggiunto dallo sguardo del Dio che ha avuto tempo per l’uomo. l’i ncontro, è la fede: lotta, agonia, non riposo di un possesso tranquillo. Dio è fuoco divorante, il Dio vivente, non il «Deus mortuus» o «otiosus». Perciò Pascal affermava che Cristo sarà in agonia fino alla fine del tempo: quest’agonia è la lotta di credere, di sperare e di amare, la lotta del discepolo con Dio! L’a ver conosciuto il Signore non esimerà nessuno dal cercare sempre più la luce del Suo Volto, accenderà anzi sempre più la sete dell’a ttesa. Il credente è un cercatore di Dio, sulle cui labbra risuonerà la struggente invocazione del Salmista: «Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto» (Salmo 27,8s). Anche così la fede è resa e abbandono, approdo di bellezza e di pace: la bellezza dell’Uomo dei dolori, dell’amore crocifisso, della vita donata. L’adorazione dei Magi non è, allora, assenza di scandalo, ma presenza di un più forte amore: la fede non è risposta tranquilla alle nostre domande, ma sovversione, ricerca del Volto amato, consegna al Dio rivelato e nascosto.

(da una riflessione di mons. Bruno Forte Arcivescovo di Chieti Vasto )

Buon Natale

Eremo Via vado di sole , L’Aquila, venerdì 24 dicembre 2010



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