venerdì 15 aprile 2011

AD HOC : Barba

AD HOC : Barba

Non entro minimamente nel merito della vita personale e dell’esperienza politica del Presidente del Consiglio dei ministri e capo del governo italiano in questo momento.

Sono convinto che viviamo in una democrazia i cui valori vanno difesi come dovere di ogni cittadino e che una democrazia forte come la nostra può permettersi questo continuo andirivieni nei suoi valori . Che sono ben saldi e che appunto compongono il corredo genetico di ogni cittadino. Certo a volte si scende a livello dell’oplita greco che come cittadino imbracciava le armi per difendere la democrazia. Una democrazia che vive per cicli e moduli.

Qualcuno afferma che probabilmente siamo alla fine di un ciclo , quello del Presidente Berlusconi perché forse ,semplicemente perché, tutto prima o poi finisce . Ma è da vedere . Quello che ho disapprovato e disapprovo è che questo uomo in veste di poltico ha una spiccata capacità di dividere il popolo del suo paese. L’epoca per me potrebbe essere ricordata come un’epoca di divisione degli italiani ,pro e contro . comportamento che a mio avviso ha nuociuto a questo paese.


Questa premessa per introdurre una riflessione sulla barba . Ma non perché Berlusconi si Berlusconi no, è una barba ma per quello che ho sentito l’altra sera ad un telegiornale . Il contesto : la premiazione di giovani laureati ritenuti delle “eccellenze “ nelle loro specializzazioni a palazzo Chigi da parte del Presidente del Consiglio. Ad un tratto sale sul palco un giovane barbuto a cui il presidente consiglia di tagliarsi la barba perché … “induce diffidenza.”. Che diranno tutti i barbuti di questo paese. Non è c così, come dicevo che si divide un popolo . Sembra un discorso effimero .

Non ho potuto fare a meno di pensare , alla "barba del profeta" e alla "barba per l’amore di Dio ". Ovvero la prima è la barba di Maometto, di cui tanto si parla nella storia dell’Islam ; la seconda era una storia che raccontava il mio maestro elementare. Un barbiere volle fare la “barba per l’amore di Dio “ ad un poveraccio che sostava fuori la sua bottega per chiedere l’elemosina. Mentre lo radeva si sentivano i guaiti di un cane. Allora il barbiere spazientito si chiese ad alta voce che avesse quel cane. E fu questa la punizione più grande per quello che stava facendo : una barba che era uno spellare il viso al malcapitato che prontamente gli rispose : “ Gli stanno facendo la barba per l’amor di Dio “

Quindi non posso fare a meno di ricordare che in molte culture la barba rappresenta un vero e proprio elemento di espressione esteriore della dignità virile (come ricordano anche espressioni del tipo "l'onor del mento") ed è tagliata solo perchè è indice di invecchiamento.

Proprio dall'iconografia del filosofo derivò, nell'arte paleocristiana, la figura del Gesù barbato (più antiche sono le raffigurazione imberbi), che divenne in seguito tipica fino ad oggi.

Presso gli Ebrei il taglio della propria barba veniva equiparato ad un atto sacrilego, invece il taglio di quella altrui era considerato un gesto di odio e di offesa.

In ambito islamico, poi, molti religiosi, cercando di assomigliare il più possibile al Profeta Maometto (che la tradizione vuole avesse la barba), ritengono indispensabile per ogni buon credente lasciarsi crescere la barba. Essa è a tal punto divenuta simbolo di questa ostentazione religiosa che in molti paesi i fondamentalisti vengono detti "i Barbuti" per antonomasia.

Nel mondo bizantino e ortodosso la barba era l'attributo tipico dei religiosi: dopo il Grande Scisma del 1054 caratterizzò peculiarmente la Chiesa ortodossa, tanto che ancora nel XV secolo ci si scandalizzava per un cardinale latino cattolico che portasse la barba (Giovanni Bessarione).

Se nel Trecento in Italia la barba era portata esclusivamente da uomini di legge e dagli anziani, solo due secoli dopo tornò di moda, e nel Seicento barba e baffi subivano il trattamento con ferri caldi per essere arricciati, e venivano unti e profumati con olio di cedro e di gelsomino.

La moda settecentesca della parrucca richiese la pelle rasata e si dovette attendere il periodo risorgimentale per un ritorno di fiamma della barba, a cui venne attribuito, questa volta, un significato politico.

Quindi la barba non è cosa di poco conto e consigliare di tagliarla perchè induce diffidenza mi sembra la negazione di secoli di cultura.

Per non parlare poi della “barba del profeta “

Il Corano non entra nel merito della questione. Per trovare qualche accenno ai peli facciali si devono aprire gli Hadit, cioè i detti del Profeta raccolti dai suoi seguaci. Un libro sacro autorevole ma di rango inferiore al Corano, visto che quest’ultimo non è farina del sacco di Maometto bensì la fedele trascrizione delle esatte parole rivelate da Dio.

In almeno due occasioni, il Sigillo dei Profeti si sarebbe pronunciato sulla barba; secondo gli apostoli Al-Bukhari e Muslim, Maometto esortò i credenti dicendo loro “distinguetevi dai mushrikeen (idolatri), tenete la barba e regolate i baffi”. E, in un’altra occasione, fu ancora più chiaro: “Curate bene i baffi e fate crescere la barba”.

Nelle religioni rivelate, qualunque cosa i profeti dicano deve poi essere contestualizzata e inserita nel resto della dottrina, suscitando dispute anche feroci tra le diverse correnti teologiche. Anche se si tratta in fondo “solo” di barba.

Così le scuole della Sharia, la legge islamica, per tagliare la testa al toro tirano in ballo Satana in persona, che, come riporta il Corano [Surah An-Nisaa 4:119] disse:

“Li condurrò in tentazione finché essi non cambieranno la creazione di Allah”.

Quindi, visto che Allah ha certamente creato la barba, guai a chi la taglia. Proibizione che in una certa misura riguarda anche le donne, che non dovrebbero alterare il loro corpo con tatuaggi, depilazioni e pratiche simili.

In alcuni paesi dell’Asia centrale, la barba è diventata un nodo importante della politica. L’onor del mento era obbligatorio in Afghanistan prima della tragica resa dei conti con gli Stati Uniti, mentre nel confinante Uzbekistan, terrorizzato dal burrascoso vicino, si arrestavano i barbuti in quanto ritenuti filo-talebani.

Un po’ come nel Tajikistan pre-rivoluzionario, dove la barba fluente era la divisa dei miliziani islamici. Anche l’Urss ebbe grattacapi per via della barba del poeta Foteh Abdullo, considerata un po’ troppo “islamica” dal Partito comunista della repubblica socialista sovietica del Tajikistan.

Invitato ad alcuni “colloqui di rieducazione”, il poeta si difese sostenendo di essere un ammiratore di Karl Marx, e di imitarne anche l’acconciatura. Argomentò poi che lo stesso Vladimir Lenin, per tacere del Conducator Fidel Castro portava fluente barba. Commosso da tale fervore rivoluzionario, il segretario del Partito dovette ammettere che il popolo ama le barbe. La popolarità del poeta andò alle stelle e la vicenda diventò argomento di caustiche barzellette su quanto fosse boccalone il potere moscovita.

Essendo un poeta, Abdullo era evidentemente bravo con le chiacchiere, ma forse la burocrazia sovietica era (almeno in tema di barba) meno rigida di quella statunitense.

E si potrebbe continuare ma questa riflessione potrebbe diventare una braba !


Eremo Via vado di sole, L’Aquila
venerdì 15 aprile 2911

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