giovedì 22 marzo 2012

ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI : Il gatto

ANIMALI  VERI  ANIMALI IMMAGINARI  : Il gatto

La prima e fondamentale addomesticazione del GATTO si deve agli antichi EGIZI (2500-2000 a. C.). Alcuni studiosi ritengono addirittura che il GATTO EGIZIO DOMESTICO (proveniente dal GATTO NORDAFRICANO o "FELIS LIBICA") sia il progenitore (attraverso qualche modesto contributo genetico del GATTO DELLA GIUNGLA o "FELIS CHATUS") di tutte le moderne razze di GATTO DOMESTICO. Si è giunti a queste conclusioni (benché non universalmente condivise) per via dell'analisi delle numerose rappresentazioni pittoriche e scultoree del GATTO EGIZIO. Questo è però conoscibile anche attraverso altri mezzi, in particolare studiando le numerose MUMMIE DI GATTO rinvenute in varie necropoli dell'antico Egitto. Il particolare riguardo verso i GATTI in Egitto era dovuto al fatto che a questo animale fu attribuita un'ORIGINE DIVINA e partendo da II mileenio a.C. addirittura un CULTO, quello della DEA BAST o PASHT simbolo di virtù femminili come la maternità e la fertilità. Con l'espandersi dei commerci navali su ampie rotte il GATTO divenne una specie di "membro aggregato" dell'equipaggio in quanto costituiva l'unica efficace difesa contro i roditori che infestavano le navi (ovunque queste approdassero il GATTO EGIZIANO si incrociava rapidamente con la specie -o razza?- locale e per esempio in Europa si incrociò con il GATTO SILVESTRE LOCALE o FELIS SILVESTRIS). Nonostante ciò, e differenza che in altre terre e continenti, il GATTO si affermò con superiore lentezza in ambiente romano e greco. Infatti sia i Romani che i Greci avevano già imparato ad addomesticare altri piccoli carnivori per combattere i topi: come la DONNOLA, la MARTORA e in particolare la GENETTA). Nell'Europa del Nord la presenza del GATTO non è addirittura segnalata prima del X secolo. Nel medioevo però quando l'avvento di orde di RATTI prese ad infestare le città (e, all'insaputa delle conoscenze mediche epocali, a diventare il principale vettore di periodiche mnifestazioni di MORTALI CONTAGI a decorrere dalla terrificante PANDEMIA DEL 1348/'49 CHE FALCIDIO' ALTRESI' IL PONENTE LIGURE) il GATTO, decisamente più adatto ed efficiente degli altri piccoli carnivori nella caccia al temuto roditore godette un periodo di larga popolarità, divenendo animale ricercato sia in ambito greco che in tutta l'Europa sia del Nord che di tradizione romana: anche in questa circostanza le opere d'arte (capitelli scolpiti, banchi di chiesa e soprattutto codici miniati) che riportano l'effigie del GATTO costituiscono una prova della sua fortuna.
Però già verso il XIII secolo la fortuna del GATTO aveva preso a decadere sì che l'animale venne anche perseguitato a causa di una riscoperta del culto della DEA PAGANA FREYAindubbiamente derivato da quelli per BAST, ARTEMIDE e DIANA: vi furono logicamente lodevoli eccezioni, ad esempio quella di un celebre viaggiatore tra Avignone, Ventimiglia e Porto Maurizio vale a dire il grande poeta Francesco Petrarca che allevò, amò e curò una gatta destinata ad essere la sua unica compagna nel momento del trapasso nel 1374
Purtroppo la maggior parte dei piccoli felini travolti nel fuoco distruttore della superstizione e della lotta implacabile ad ogni presunta forma di sopravvivenza di paganesimo ed antiche religioni finirono però per esser cacciati dal consorzio umano o vennero sterminati: il sangue di adepti ai culti precristiani e di innocenti felini si segnalarano soprattutto nell'area di diffusione del CULTO PER FREIA nella VALLE DEL RENO. Dopo un breve periodo di rinascita l'ultima drammatica epoca per il GATTO EUROPEO fu quella della contrapposizione tra RIFORMA PROTESTANTE e CONTRORIFORMA CATTOLICA. Sulla scia di IGNORANZA - SUPERSTIZIONE - TERRORE PER OGNI DIVERSITA' entrambe le confessioni religiose videro spesso nell'animale una PERSONIFICAZIONE DELL'ERESIA e soprattutto del MALE e di FORZE DIABOLICHE visto che il piccolo felino era spesso identificato col presunto demoniaco GATTO MAMMONE. Questo era considerato un famiglio delle STREGHE ritenute abili a trasformarsi in GATTI per nascondersi (conservando però negli occhi dell'animale lo straordinario potere della "Fascinazione") alle persecuzioni dei CACCIATORI DI STREGHE: per questo molti Gatti finirono mutilati, crocifissi ed arsi sul rogo (e resta ancora da segnalare, tra le brutte sorti che toccarono a questo animale, che fu utilizzato nel contesto di un gioco storico cruento in cui finiva per esser massacrato nel contesto di una presunta "gara" di abilità che si teneva nella pubblica piazza in alcune ricorrenze).
Dal '500 al '600 le cose tornarono a mutare e la nuova SCIENZA MEDICA PIU' ATTENTA A PROFILASSI ED IGIENE -pur non tra considerazioni varie che in alcuni casi non rinunciavano a VECCHIE CREDENZE PSEUDOSCIENTIFICHE SE NON SUPERSTIZIOSE SULLE MALATTIE- prese atto della straordinaria importanza che avevano la PROFILASSI e l'IGIENE PUBBLICA E PRIVATA: esse anzi andavano rivelandosi, per esperienza, l'unica arma efficiente contro la MORTE NERA o BLACK DEATH = la PESTE BUBBONICA CHE DEVASTO' L'EUROPA PER DUE SECOLI.
E nel contesto di nuove riflessioni riflessioni in tanti LIBRI "MEDICI" ISPIRATI A PURA FANTASIA qualcuno, più attento forse, notò che dove erano numerosi i GATTI minore era la dannosa infestazione di RATTI = l'equazione RATTO = VEICOLO DI PESTILENZA non fu assodata e vi si sarebbe giunti in tempi successivi, tuttavia si era andata formando l'idea, comunque non peregrina, che le disgustose esalazioni determinate dagli accumuli di immondizia e dalla presenza abituale in essa di frotte di ratti potesse avere qualche rapporto con le mortifere manifestazioni contagiose.
Il ventimigliese APROSIO che già aveva conosciuto i DANNI CHE ANCHE NELLA SUA CITTA' PROVOCAVANO LE PALUDI MALARICHE E LA SCARSA CURA IGIENICA [gli impaludamenti dell'area dove oggi sorge l'odierna Ventimiglia moderna nel XVIII secolo sarebbero comunque ancora stati causa di mortalità come si ricava da queste testimonianze di documenti notarili dell'epoca] ebbe occasione di conoscere sia gli ORRORI DELLA PESTE DI META' '600 IN GENOVA E SUO DOMINIO [che, da uomo sospeso tra antico e moderno, sulla base dei suoi mai sopiti interessi per l'astrologia in qualche maniera predisse sulla base dell' eclisse del 12 agosto 1654 e su cui tra l'altro scrisse in questa lettera all'amico siciliano Giovanni Ventimiglia] non cedette tuttavia agli estri della Superstizione, come si potrebbe supporre dall'evento siderale e dalla concomitanza pestilenziale ma, dimostrando di saper seguire nuove frontiere (in particolare quelle che lo stavano novellamente affascinando della Scienza Sperimentale) più che a mettersi a parlare di demoni ed untori come altri fecero prima di lui ed alcuni ribadirono al suo tempo preferì la via dell'osservazione critica in merito alle ESIGENZE DI PROVVEDIMENTI IGIENICI COME SCRITTO DA G. B. BALIANO accettando l'idea -peraltro giusta- che tra gli strumenti per far l'aria salubre anco sia da notar il giovevole procrearsi di quei gatti da strada che soglion far ruina del viscido ratto che in frotte da millanta tempo par dal Dimonio ispeditto a dannificar case e poderi e a parere d' alcuni gran dottori, puranco dispensator di malanno al corpo delli omini, seppur di terren malanno e senza rispetto di maliardi inganni.
Si trattava certo di piccoli passi, ma non rimasero inascoltati né inutili: ad esempio facendo della REPUBBLICA DI GENOVA un esempio in merito alle modifiche apportate nelle NORME PENALI DI TUTTI GLI STATI già si registrò (invero poco ascoltati) negli STATUTI CRIMINALI GENOVESI DEL XVI SECOLO il divieto di SCARICARE ARBITARIAMENTE IMMONDIZIA E SPAZZATURA ma, cosa decisamente più emblematica e mai per l'addietro avvenuta, si intimò nei Regolamenti Militari il capitolo che comminava pene a chi rapisse, uccidesse per vari motivi alcuni animali tra cui i gatti: e questo non solo in quanto dal '700 in poi, grazie all'esplorazione del mondo e alla scoperta di altre splendide razze di GATTI, il piccolo felino ottenne una nuova fortuna in Europa come animale da compagnia ma soprattutto in quanto quale animale domestico gli era ormai ufficialmente riconosciuto il ruolo che aveva oramai assunto nell'ecosistema a salvaguardia della casa contro i roditori ed i danni che potevano causare, sia procurando danni materiali sia -e la scienza ormai progrediva in questa direzione- causando malattie ed infezioni tanto ad altri animali che agli uomini stessi:



Ma l'argomento che più scatena l'insofferenza del Mercurio [illustre cinquecentesco medico ginecologo romano]", scrive l'Altieri Biagi (pp.34-35), "è quello della leggerezza con cui le donne gravide rischiano l'aborto, pur di non rinunciare a piaceri futili come una passeggiata in carrozza, o un ballo, ecc. L'insofferenza diventa indignazione quando l'aborto è voluto dalla donna, e procurato da quelle donne-Megere che sono le levatrici disposte a coprire le sfrenate voglie e i disonesti falli delle loro pazienti. E questa volta perfino gli uomini, cioè i medici compiacenti, vengono coinvolti nell'anatema. Citiamo un po' piu ampiamente perché la pagina merita di essere conosciuta, anche indipendentemente dal motivo che ci ha condotti ad isolarla, per la sua tensione stilistica e retorica":
"...troppo barbara e ferigna cosa [scrive dunque il Mercurio nel libro II, cap. XX del suo volume di ostetricia La Commare o riccoglitrice, in Venetia, appresso Gio. Battista Ciotti, 1596] è per un piccolo piacere, o di carrocce, o di balli, o di mangiare, o di bere, ballare o correre, procurare la morte a quei figli che pure sono ammassati, composti e nutriti del loro proprio sangue, alloggiati nelle più intime viscere del corpo loro, anzi quasi internati nei più intimi penetrali del cuore [...] Ma quando anco questa umana pietà non bastasse a mover l'animo delle gravide in avere cura di non fare gli aborti, si debbono commuovere per pietà cristiana [...] Né si scordino che la Divina Maestà nel giorno del giudicio universale domanderà strettissimo conto alle madri delle negligenze usate nelle loro gravidanze, poiché hanno fatto più conto di un picciolo piacere che di dare vita aipropri figli, i quali morendo abortivi e non potendo essere lavati nelle vivifiche acque battesimali, restano sempre privi della vision di Dio [...] Ma quanto siano empie e malvagie quelle infami Megere che, per cuoprire le loro sfrenate voglie e i loro disonesti falli, procurano gli aborti, lo può giodicare ogniuno, poscia che né le tigri ciò fanno né qualunque altr' animale piu crudo. Quale sia lo stato anco dell'anime di quei medici che a ciò fare le consigliano e aiutano, sallo Dio benedetto, la cui pietà è tale che, contemprandogli il giusto sdegno, fa sì che dal cielo non gli fulmini, né permetta che aprendosi la terra inghiotta mostri sì orrendi [...] Ho fatto questa digressione maggiore di quello che si conveniva a un medico, ma perché vorrei fare accorta la mia commare in negozio così importante; mi scusi il troppo affetto che lo porto a quelle creature, le quali per loro sciagura, e per imprudenza, o malvagità delle madri, gustano prima la morte (per così dire) che la vita; muoiono avanti che nascano; prima che possano rimirare questa fabbrica del mondo, l'abbandonano; avanti che co' piedi calchino la terra, vi sono dentro sepolte; finalmente, prima che possano conoscere la madre per nutrice, la provano per omicida".

" La verità esposta sopra viene provata al tempo stesso da quattro orribili atti compiuti sia sui bambini ancora nell'utero materno sia sui neonati.
Siccome i diavoli devono eseguirli per mezzo delle donne e non degli uomini, quell'omicida si dà da fare per trovare alleati fra le donne più che fra gli uomini.
E di tal fatta sono le opere.
I canonisti che trattano dell'impedimento ottenuto per stregoneria più di quanto non facciano i teologi, dicono che la stregoneria fa sì non solo che qualcuno, come è già stato detto, non riesca a compiere l'atto carnale, ma anche che la donna non concepisca o, qualora concepisca, in seguito abortisca.
A questi si aggiungono un terzo e un quarto modo: qualora non riescano a provocare l'aborto, uccidono poi il bambino oppure lo offrono al diavolo.
Intorno a questi primi due metodi non sussiste alcun dubbio perchè l'uomo con mezzi naturali e senza l'aiuto dei diavoli, per esempio con erbe e con altri impedimenti, può fare in modo che la donna non possa generare o concepire.
Ma di questo si è già trattato.
A proposito degli altri due metodi occorre esaminare se possano essere praticati anche dalle streghe e certo non sarà necessario dedurre argomentazioni qualora i giudizi e gli esperimenti di estrema evidenza rendano le cose più credibili Quanto al primo dei due metodi, certe streghe, che vanno contro le inclinazioni della natura umana, anzi contro le condizioni proprie di tutte le bestie, eccettuata solo la specie del lupo, sono solite divorare e mangiare i bambini.
A questo proposito l'inquisitore di Como, di cui si fa menzione altrove, ci ha raccontato che per questo motivo era stato chiamato a fare l'inquisitore tra gli abitanti della contea di Barbia.
Infatti, un tale, cui era stato rapito un bambino dalla culla, mentre spiava un convegno notturno di donne, aveva visto e constatato che il bambino veniva ucciso e divorato, dopo che ne era stato bevuto il sangue.
Così, in un solo anno, quello immediatamente scorso, mandò al rogo quarantuno streghe, mentre altre si erano rifugiate presso l'arciduca d'Austrta Sigismondo.
A conferma di questo vi sono alcuni scritti di Giovanni Nider nel suo Formicarius.
Il ricordo del recente libro e di ciò che egli scrisse è ancora vivo, per cui non risulta incredibile come può sembrare.
Sono proprio le streghe ostetriche a causare i danni peggiori, come hanno raccontato a noi e ad altri le streghe pentite, le quali dicevano che nessuno nuoce alla fede cattolica più delle ostetriche.
Infatti quando non uccidono il bambino, lo portano fuori dalla camera come se dovessero fare qualcosa, ma sollevatolo in aria lo offrono ai diavoli.
Nella seconda parte del settimo capitolo si parlerà dei metodi che osservano le streghe in queste cose vergognose.
Ma prima di affrontare questo argomento occorre una premessa a proposito del permesso divino.
Infatti fin dall'inizio è stato detto che tre cose concorrono necessariamente all'effetto stregonesco: il diavolo insieme con la strega e il permesso divino".
(H. Institor - J. Sprenger da Il martello delle streghe)

"Era di pubblico dominio, come racconta Pietro, giudice a Boitigen, che nel territorio di Berna erano stati divorati dagli stregoni tredici bambini, fatto per cui anche la giustizia era stata molto impegnata, per tali infanticidi.
Quando Pietro chiese ad una strega che era stata catturata in che modo mangiassero i bambini, essa rispose: il modo è questo. Tendiamo insidie soprattutto ai bambini non ancora battezzati, ma anche a quelli battezzati, specialmente quando non sono difesi dal segno della croce e dalle preghiere (bada, lettore, che per maligna istigazione del diavolo sono insidiati soprattutto i non battezzati, affinché non siano battezzati).
In seguito, con le nostre pratiche rituali, li uccidiamo quando giacciono nella culla o a fianco dei genitori.
Dopo che li credono soffocati o morti in altro modo, allora di nascosto li riprendiamo con un furto dalla tomba e li facciamo cuocere in un calderone, fino a quando, staccatesi le ossa, tutta la carne diventa ben potabile.
Della materia più solida facciamo un UNGUENTO per i nostri voleri e le nostre arti adatto ai trasporti; del liquido invero riempiamo un recipiente della dimensione di un otre, e chi ne avrà bevuto, con l'aggiunta di pochi cerimoniali, subito diventa sapiente e maestro della nostra setta" (dal Formicarius del Nider: in questo riconoscimento della pratica dell'antropofagia attribuito alle streghe si possono anche individuare le tracce superstiti di una remota condanna di antichissime pratiche di cannibalismo rituale).
Fonte : http://www.culturabarocca.com/imperia/PECCA1.HTM#GATTO

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, giovedì 22 marzo 2012

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