sabato 10 marzo 2012

ET TERRA MOTA EST : Appello per L’Aquila

ET TERRA MOTA EST  :  Appello per L’Aquila

Ha detto il ministro Riccardi che la politica fa schifo. Niente di più impreciso e arbitrario quello di   scorporare delle frasi  da un contesto  per porgerle come florilegio. E che corta di florilegio questo sul problema della politica. Qualcuno in quella polemica ha  osservato che probabilmente l’opinione del ministro è  la stessa di milioni di italiani  e che ai cittadini è concesso  fare una affermazione  del genere e a un ministro della repubblica no. E’ questione opinabile. Comunque lo spunto  vuole mettere l’accento su una importante  questione oggi  all’attenzione nel nostro paese . la politica partitica  e il ruolo dei partiti storici. Fermo restando il valore della politica e della democrazia  che rappresentano i capisaldi della modernità.
E proprio rispetto  alla politica partitica , al ruolo dei partiti  in occasione delle  elezioni comunali del prossimo maggio  che oltre centocinquanta cittadini dell’Aquila hanno sottoscritto un appello lanciato in soccorso ad una città distrutta da un evento naturale e colpita al cuore da una classe politica che a tutti i livelli ha dimostrato la sua incapacità, e lanciano una lista di movimento

Stefano Frezza e Valentina Valleriani  su http://ilmegafonoquotidiano.globalist.it/news/laquila-vuole-voltare-pagina  scrivono a questo proposito  :

Il prossimo maggio la città dell’Aquila potrebbe voltare finalmente pagina.
Almeno è quello che si augurano le cittadine e i cittadini del capoluogo abruzzese sconvolto dal sisma del 6 aprile 2009 e ancora alle prese con una ricostruzione che tarda a partire e che guardano al voto di primavera con grandi aspettative.
L’Aquila è ancora una città fantasma: ancora quindicimila persone vivono in case provvisorie e quasi diecimila sono in autonoma sistemazione; inoltre ci sono tante famiglie ancora ospitate negli alberghi o nelle caserme.
La situazione del lavoro (sarebbe meglio parlare di non-lavoro!) è disperata: tanti posti di lavoro sono andati perduti dopo il sisma e la cassa integrazione è aumentata a dismisura in questi ultimi tre anni.
In vista delle elezioni comunali del prossimo 6 maggio centrosinistra e centrodestra si presentano profondamente divisi al loro interno: il centrodestra ha già in pista due candidati più un terzo che uscirà dalle primarie che il PDL terrà il prossimo 18 marzo; il centrosinistra invece ha già un candidato dell’IDV più il sindaco uscente, risultato vincitore nelle primarie di domenica scorsa con uno scarto quantomeno imbarazzante per l’altro contendente sostenuto da SEL e Rifondazione (la Federazione della Sinistra si è spaccata ulteriormente con rifondazione da una parte e comunisti italiani dall’altra!). L’esito delle primarie ha inoltre evidenziato un netto calo nella partecipazione (hanno votato in 4800) rispetto alle scorse primarie del 2007 quando andarono al voto quasi 9000 cittadini: è vero che allora i candidati erano ben sette tuttavia quest’anno sono stati ben sei i partiti di tutto il centrosinistra che hanno voluto percorrere questa strada.
Un segnale sicuramente incoraggiante arriva invece dall’esperienza iniziata la scorsa estate e concretizzatasi in un APPELLO PER L’AQUILA. Oltre centocinquanta cittadini dell’Aquila hanno voluto sottoscrivere un appello lanciato in soccorso ad una città distrutta da un evento naturale e colpita al cuore da una classe politica che a tutti i livelli ha dimostrato la sua incapacità e inadeguatezza ad affrontare la difficile opera di ricostruzione della città capoluogo di regione, città universitaria, ricca della sua storia, integrità architettonica, vivacità sociale ed effervescenza culturale.
Trasparenza e partecipazione rappresentano i principi fondamentali di APPELLO PER L’AQUILA e sono un po’ gli assi cartesiani sui quali si basa il lavoro dei tanti gruppi tematici che da mesi si riuniscono settimanalmente per la elaborazione di un progetto complessivo che costituirà la nostra proposta elettorale.
La facilità e la naturalezza con le quali il progetto APPELLO PER L’AQUILA è riuscito ad attrarre tante persone e tante attenzioni nella nostra città dimostra palesemente il forte bisogno di rinnovamento politico e di completa inversione di una macchina amministrativa che ha deluso perfino tanti ex-sostenitori del sindaco uscente.
Il nostro APPELLO PER L’AQUILA infatti è fortemente caratterizzato dalla presenza di tante cittadine e cittadini che hanno lavorato con grande consapevolezza e determinazione nella nostra città in questo periodo che tutti chiamiamo “di transizione”. Tutte le donne, gli uomini, i tantissimi giovani che oggi sostengono questo progetto hanno partecipato, e in tantissimi casi hanno promosso, le grandi iniziative che hanno caratterizzato gli ultimi tre anni di vita della nostra città.
E questo rappresenta anche un grandissimo problema: non certo per noi ma per quella classe politica che oggi si trova in grande difficoltà e tenta in ogni modo di dipingerci come l’anti-politica! Ma i tre anni di lavoro che ci lasciamo alle spalle, il modo in cui migliaia di persone ci hanno incontrato nelle tendopoli, nelle piazze, nei luoghi occupati dopo il terremoto, non solo ci rendono forti e sereni con noi stessi e verso la nostra città, ma ci pongono anche in uno stato di incoraggiante attesa per un esito elettorale che potrebbe determinare quei cambiamenti che in tanti aspettiamo.
Questo il testo dell’appello per L’Aquila

Ciclicamente, e con drammatica cadenza, la natura e la storia affidano ad alcune generazioni il compito di far rinascere la nostra città.
Ma ricostruire senza pensare è un errore, il più grande. E purtroppo sta accadendo.
Le istituzioni, di qualsiasi livello, non sono state in grado, in oltre due anni, di indicare un’idea di città, un progetto capace di immaginare quale sarà il nostro modo di produrre, di consumare, di spostarci, di abitare, di comunicare, di divertirci e socializzare. Insomma di essere.
Senza un’idea di futuro credibile e ambizioso del quale sentirci parte, col passare del tempo, si faranno inevitabilmente sempre più strada sfiducia e tendenza a cercare altrove nuove possibilità per noi e per i nostri figli.

Bisogna rompere questa specie di incantesimo, scuoterci da questo torpore. E’ urgente costruire una visione riconoscibile e condivisa del nostro futuro per tornare a guardare con fiducia a noi stessi e alla rifondazione della città come obiettivo comune e simbolo identitario.
Non si può ricostruire senza reinventare la città: il suo significato dopo il trauma, la sua cultura, la sua economia e il suo posto nel mondo.
Il terremoto è un terribile fattore di discontinuità che ci obbliga a intraprendere un percorso di evoluzione e trasformazione che prima non abbiamo avuto la forza di avviare.
Dobbiamo accettare il cambiamento con la consapevolezza che, piaccia o no, nulla sarà come prima, non il tessuto urbano e nemmeno quello produttivo e sociale. Dobbiamo lavorare perché tutto sia meglio di prima, ripartendo dai problemi che affliggevano il nostro territorio e tutta la regione prima del sisma.
Non esistono vie di mezzo rassicuranti, ma solo sfide difficili e ambiziose che la nostra classe politica non può che continuare a fallire, come ha fatto con la gestione della non terminata emergenza e la mai cominciata ricostruzione.
Con i loro diversi ruoli, e con le loro diverse responsabilità, le “debolezze” di maggioranza e quelle di opposizione continuano, drammaticamente, a fare ordinaria bassa politica per affrontare una situazione che da quasi tre anni è invece tutta straordinaria. Il fallimento a cui ci stanno condannando è ovunque intorno a noi e, purtroppo, non potrà che peggiorare se le persone, le logiche e i metodi rimarranno gli stessi.
È necessario ribaltare il gioco. L’intera comunità si senta partecipe di una sfida, ogni cittadina e cittadino si assuma le proprie responsabilità e si riappropri del diritto a costruirsi una vita degna.

Molti dei firmatari di questo appello sono stati tra i primi a comprendere che la ricostruzione doveva partire dalla ricomposizione del tessuto sociale e da una comunità capace di far fronte all’emergenza, alle scellerate speculazioni di quelli che quella notte ridevano, alle vetrine mediatiche “dell’Aquila ricostruita”, ai commissariamenti e relativi rimpalli di responsabilità.
L’obiettivo delle mobilitazioni, dalle prime assemblee nelle tendopoli e negli alberghi fino alle grandi manifestazioni dell’Aquila e di Roma, è stato anche quello di aggregare una comunità coesa e solidale.
In questi mesi inoltre tanti hanno contribuito con idee e proposte ad alimentare il dibattito cittadino necessario per progettare le basi per la rifondazione della città.

Ora, in vista delle elezioni amministrative del prossimo anno, proponiamo che questo percorso metta insieme tutte le energie, si allarghi e cresca fino a diventare il progetto politico vincente per una comunità che vuole ricostruirsi migliorandosi.
Proponiamo un percorso di laboratori da cui possano emergere soluzioni condivise per la città, che tenga conto dei difficili mutamenti politici ed economici internazionali, e in cui si definisca un modello di sviluppo sostenibile capace di indicare la direzione anche agli altri territori abruzzesi.
Un processo che possa portare alla presentazione per le prossime elezioni di una coalizione di più liste civiche che autonomamente scelgano e sostengano un’unica candidata o candidato sindaco fuori dagli schieramenti dei partiti, con modalità che saranno condivise da tutti i partecipanti.

Un percorso che parte da lontano, credibile perché non improvvisato in occasione dell’appuntamento elettorale, che non si esaurirà con le elezioni, che coniugherà con maturità la partecipazione cittadina e la rappresentanza; un processo basato non su figure salvifiche ma sulle proposte e sul controllo della comunità nei confronti di chi sarà delegato a rappresentarla.
La risorsa principale è nelle nostre mani: la capacità di costruire strategie per indicare obiettivi, priorità e direttrici per lo sviluppo economico e sociale dei nostri territori.
Nei prossimi anni dobbiamo usare le risorse finanziare disponibili in investimenti a lungo termine, capaci di pianificare un nuovo modello di sviluppo urbano, non inseguire soluzioni forse più familiari ma non lungimiranti.
Non commettere l’errore del “tirare a campare” grazie all’afflusso di denaro pubblico per poi ritrovarsi nulla in mano perdendo l’occasione di riconvertire la nostra economia.
Si debbono destinare le risorse per favorire una vita qualitativamente migliore, con servizi a cittadini e imprese, infrastrutture materiali e immateriali e una pubblica amministrazione efficiente ai massimi livelli.
Questo è il nostro “pensiero lungo”, credere cioè che le aziende innovative, che creano lavoro stabile nel rispetto della sostenibilità ambientale e sociale di un territorio, siano attratte da servizi e condizioni di vita qualitativi, piuttosto che da incentivi fiscali a breve termine.
Partendo dai saperi del territorio e dal coinvolgimento delle comunità locali, il dinamismo imprenditoriale, la produzione culturale, quella scientifica e la sperimentazione creativa dovrebbero essere i cardini dell’azione di governo perché la nostra città sia attraente e stimolante per gli abitanti e gli investitori.
Queste direttrici sono la nostra scelta politica, affinché chi è stato tenuto ai margini possa esprimere tutte le proprie capacità e potenzialità.
Non ci possiamo più permettere il perdurare di rendite di posizione che bloccano il cambiamento. In nessun campo.

I nostri ragazzi e le nostre ragazze sono la risorsa più preziosa: da loro deve arrivare la spinta all’innovazione e all’evoluzione culturale ed economica necessarie a questo territorio. Per questo devono trovare terreno fertile e supporto per esprimere le proprie potenzialità, i sogni e la creatività.
Le donne, protagoniste indiscusse della quotidianità ordinaria e straordinaria che stiamo vivendo, devono vedere pienamente riconosciuta la loro specificità di genere nelle scelte economiche, nella rappresentanza, nella determinazione di modi, tempi e qualità dei servizi; devono essere punto di riferimento della gestione amministrativa e artefici della politica cittadina.

In queste righe citiamo consapevolmente poco le parole della prossima campagna elettorale: trasparenza, sicurezza, paesaggio, riqualificazione, riconversione, qualità della vita, ascolto, mobilità sostenibile, sostenibilità, agricoltura, scuola, università, socialità, sanità pubblica, ricerca, cultura, condivisione, beni comuni, terza età, lavoro, innovazione, solidarietà, turismo, centri storici o partecipazione; e manca il tema della ricostruzione del bene più prezioso e caro: le nostre abitazioni e i nostri monumenti.
Le vedremo utilizzate e manipolate nei programmi elettorali di ogni coalizione, ma queste sono parole da difendere non da abusare, e vogliamo dare loro un senso compiuto, perché non siano semplice propaganda ma le basi reali del nostro avvenire.

Questo è l’appello che rivolgiamo ai cittadini e alle cittadine aquilane, in particolare ai giovani che hanno il coraggio del cambiamento.
A chi pensa che mai come oggi il bene di ogni singola persona è il bene comune costruito da una comunità solidale e consapevole.
A chi come noi crede che il necessario cambiamento possa avvenire ormai solo fuori dalle logiche delle spartizioni partitiche, che la politica debba essere lo strumento di partecipazione alle scelte per il bene comune.
A chi crede che la forza di un programma dipende sia dalla qualità delle proposte che dal percorso di condivisione che le genera, dalla storia di chi lo propone e dalle forze che riesce a mobilitare.
A chi sente che oggi abbiamo la responsabilità di dimostrare di essere all’altezza di chi nei secoli ci ha preceduto e rifondare una città migliore.
Con tutto il coraggio di cui siamo capaci.

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, sabato  10 marzo 2012

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