mercoledì 14 marzo 2012

CONFINI : Una cultura plurale

CONFINI : Una cultura plurale

Una pipa di mogano tra le dita e una valigetta stretta in grembo, Zygmunt Bauman mi fa cenno di sedere al suo fianco mentre, adagiato su una panchina, disegna un'altra nuvola di fumo nel cielo chiaro di Roma. Ha appena concluso una lectio magistralis sul fenomeno dei social network e sulla nuova natura dei legami che si instaurano ogni giorno fra milioni di amici virtuali. Il suo inglese marcatamente sassone scandisce un saluto cordiale e il suo editore italiano, Giuseppe Laterza, si congeda con la promessa di tornare nel giro di pochi minuti. Bauman non ha dubbi e gli editori possono stare tranquilli: leggeremo ancora i suoi libri sulla carta. «Venti anni fa - dice - si era previsto che i  libri sarebbero spariti per cedere il posto agli e-book o, comunque, a forme di lettura multimediali.

Non solo non è accaduto, ma oggi soltanto l'uno per cento delle persone che leggono usano internet o altri supporti digitali per farlo. Tutti gli altri si servono ancora del classico libro».
Non sembra molto interessato a come cambieranno nel prossimo futuro le superfici di lettura perché il supporto su cui i contenuti culturali sono installati e portati all'attenzione dei lettori è un fattore secondario rispetto al messaggio. Semplicemente si adegua all'evoluzione tecnologica. Del resto non è stata sempre la carta a veicolare i significati, l'uomo, nel corso della storia, ha scritto su pelle di animale e su pietra. Il punto fondamentale è la prosecuzione nel tempo dei contenuti culturali. Se usassimo le categorie elaborate da Umberto Eco nel celebre saggio "Apocalittici o integrati" - da una parte chi sostiene e dall'altra chi osteggia l'evoluzione tecnologica forse il teorico del mondo, della modernità e dell'amore liquidi, non si schiererebbe aprioristicamente con nessuno dei due.

Certo, però, per la carta stampata ha una passione particolare: «Mi emoziono ancora quando sento scivolare la carta tra le dita. Quanto mi piace voltare le pagine! Per non parlare della bellezza di avere mensole colme di volumi».
Sembra di vederle, le sue immense biblioteche, con le scale per arrampicarsi fino ai volumi stipati più in alto, e le stanze dove i libri accatastati per terra segnano il passaggio e diventano elemento di arredo. Vorrei chiedergli se ce n'è uno che preferisce, che ha segnato la sua formazione culturale, ma mi interrompe: confessa di aver comprato un Kindle. Lo estrae dalla valigetta e spiega: «Per me non è un problema, anzi è il contrario. Quando viaggio, e mi capita abbastanza spesso per le mie lezioni in giro per il mondo, voglio sempre avere con me qualcosa da leggere. Purtroppo nel momento in cui mi trovavo costretto a decidere quale libro portare con me, dovevo sempre scegliere il più piccolo e maneggevole. Con il lettore di e-book posso avere a disposizione più di cento titoli, per tutti gli stati d'animo e per tutte le occasioni, dalla storia antica alla poesia moderna, cosa impossibile con i libri di carta».

Ma Bauman si proietta ben oltre le sterili dispute sul futuro del libro fra bibliofili e  digitali, disegnando una traiettoria che va ad investire una questione  che ne comprende ogni altra: l'idea di identità culturale. L'analisi delle differenti forme di lettura e la metamorfosi dei linguaggi nell'era del digitale impongono al filosofo alcune riflessioni sul ruolo della cultura della civiltà contemporanea: «Fino a poco tempo fa dice Bauman - la cultura era una raccolta di norme, un insieme di regolamenti e dispositivi che servivano a gestire i conflitti e a conservare i modelli sociali preesistenti; era in grado di proclamare le proprie sentenze e stabilire ordini e divieti. Oggi invece, come qualsiasi altro bene immesso sul mercato, non è più una raccolta di norme ma una raccolta di offerte; non agisce più per imposizione ma, come tutti gli altri prodotti di consumo, deve indurti in tentazione affinché tu venga messo nelle condizioni di sceglierla. È una questione di seduzione». E spiega ancora più chiaramente gli elementi essenziali di questo nuovo paradigma culturale: «Il successo del mercato si fonda sulle differenze e sulla varietà. Quanto più si creano nuovi bisogni e nuove esigenze tanto migliore sarà la situazione per il mercato. La cultura, nella società dei consumi, si inserisce in questo contesto e non fa eccezione».

La versione integrale dell'intervista a Zygmunt Bauman sarà disponibile sulla rivista madrelingua, (www.ladante.it/madrelingua) supplemento di "Pagine della Dante’’ edita dalla Società Dante Alighieri in collaborazione con l'Istat e Limes, in una monografia dedicata alla cultura digitale.









Eremo Via vado di sole, L'Aquila, mercoledì 14 marzo 2012

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