martedì 29 maggio 2012

AD HOC : La conversione del plusvalore in profitto

AD HOC : La conversione del plusvalore in profitto

Nel messe di gennaio dello scorso anno   i lavoratori Fiat  hanno votato in un referendum le clausole di un nuovo contratto  che  si applicherà a una nuova società composta in joint venture tra FIAT e Chrysler, che è nata  nel 2012. In caso di entrata in vigore dell’accordo, FIAT confermerà e aumenterà ulteriormente gli investimenti nella storica fabbrica di Mirafiori, che arriveranno a un miliardo di euro.

Tale contratto prevede condizioni  diverse da quelle  nei contratti attualmente in vigore . In particolare  ci saranno quattro tipi di orario. Un primo tipo sarà quello attuale: due turni da otto ore al giorno, cinque giorni la settimana. Poi uno schema con turno di notte su cinque giorni lavorativi e uno con il turno di notte su sei giorni lavorativi, sabato compreso. L’azienda si è impegnata però a esaminare con i sindacati la fase di passaggio da un turno e l’altro, e a valutare insieme a loro la sperimentazione di uno schema che prevede turni due turni al giorno da dieci ore per sei giorni alla settimana. I lavoratori che lavoreranno dieci ore al giorno per quattro giorni potranno riposare gli altri tre giorni della settimana. L’azienda potrà ordinare ai lavoratori fino a 120 ore l’anno di straordinari. Il ricorso ai turni di notte e agli straordinari produrrà un incremento in busta paga fino a 3700 euro lordi l’anno.

E inoltre  l’’accordo in vigore prevede quaranta minuti di pausa per ciascun turno di lavoro. Il nuovo accordo prevede invece tre pause, ciascuna da dieci minuti: i dieci minuti lavorati in più verranno pagati 45 euro lordi al mese. Per i turni da dieci ore, invece, il totale delle pause rimarrà di 40 minuti. La collocazione della mezz’ora di pausa mensa sarà discussa successivamente tra la nuova società e i sindacati.

Infine l’accordo stabilisce delle quote proporzionali di assenze in azienda oltre le quali l’assenteismo si giudica eccessivo: il 6 per cento a luglio 2011, il 4 per cento a gennaio 2012, il 3,5 per cento dal 2013. In caso di assenze collettive oltre queste soglie, non si pagano i primi due giorni di malattia a chi negli ultimi dodici mesi si è ammalato subito prima di un giorno di riposo o di ferie. Sono escluse patologie gravi.

Leggendo sui giornali e assistendo al dibattito nelle  trasmissioni tivvù  i pareri su queste ipotesi ( che tra l’altro sono state accettate dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali, ad esclusione della Fiom   stando ai risultati del referendum ) mi è venuto in mente che forse Marchionne nel  fare queste proposte aveva davanti questa pagina  de “ Il Capitale”  di Carlo Marx



“Poniamo per esempio che un capitale di 100 produca 20 operai, tramite un lavoro di 10 ore e con un salario totale settimanale di 20, un plusvalore di 20; si ha in tal modo:
                                        80 C+20 v+20 pv; pv' = 100%, p' =20%.
Prolunghiamo la giornata lavorativa, senza accrescere i salari, a 15 ore; il valore totale prodotto dai 20 operai aumenterà da 40 a 60 (10: 15 = 40:60); giacché v, il salario pagato, resta identico, il plusvalore aumenterà da 20 a 40, ed avremo:
                                        80 C+20 v+40 pv; pv' =200%, p' =40%.
Qualora del resto, supposto un lavoro di 10 ore, il salario cala da 20 a 12, avremo un prodotto valore totale di 40 come prima, ma suddiviso in maniera diversa; v scende a 12 e quindi lascia un resto di 28 per pv. In tal modo avremo:
                                      80 c + 12 v + 28 pv; pv' = 233 1/3%, p' = 28/92 = 30 10/23%.

Vediamo quindi che tanto un prolungamento della giornata lavorativa (o un corrispondente incremento della intensità del lavoro ) quanto una caduta nei salari accrescono la massa e quindi il saggio del plusvalore; al contrario un aumento dei salari, restando immutata ogni altra circostanza, diminuirebbe il saggio del plusvalore. Qualora perciò v aumenta in seguito a un incremento dei salari, questo non significa un aumento della quantità di lavoro retribuito ma solo un suo pagamento a un prezzo più alto; pv' e p' non aumentano bensì diminuiscono.

Già da qui si vede come variazioni in una giornata lavorativa, nell'intensità di lavoro e nel salario non possano verificarsi senza contemporanee variazioni in v e pv nonché nel loro rapporto, cioè anche in p', rapporto di pv riguardo a c + v (capitale complessivo); come del resto cambiamenti in almeno una delle tre condizioni di lavoro summenzionate.
Qui si evidenzia appunto il particolare rapporto organico che lega il capitale variabile al movimento del capitale complessivo e alla valorizzazione di quest'ul¬timo, non meno che la sua differenza dal capitale costante. Quest'ultimo, allorché si consideri la formazione del valore, ha importanza esclusivamente per il valore che possiede; per questo importa ben poco per la formazione del valore se un capitale costante d: 1.500 L.St. rappresenti 1.500 tonnellate di ferro equivalenti ciascuna al L.St. oppure 500 tonnellate equivalenti ciascuna a 3 L.St. La quantità delle materie reali che il suo valore rappresenta è completamente indifferente per la formazione del valore e per il saggio del profitto, che cambia in senso contrario a questo valore; poco importa in qual rapporto stia l'aumento o la diminuzione del capitale costante nei riguardi della massa dei valori materiali d'uso di cui è espressione.


Allorché quindi la grandezza del valore del capitai e variabile cessa di essere indice della massa di.lavoro che esso pone in azione, allorché cambia la misura di questo stesso indice, alla stessa maniera cambia il saggio del plusvalore, ma in senso opposto e in rapporto inverso.”

E’ possibile che Marchionne voglia attualizzarla e attuarla ?

Eremo Via vado di sole ,L’Aquila martedì 29 maggio 2012 



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