sabato 5 marzo 2011

ARTE FACTUM : Madonna dormiente

ARTE FACTUM : Madonna dormiente

La tradizione cristiana ci ha abituato a vedere la Vergine con il Bambino raffigurata in posizione seduta, spesso su un trono, con Gesù tra le braccia. Ma ci sono varie chiese che ospitano statue lignee in cui la Vergine Maria viene ritratta in posizione di dormiente.

In Abruzzo sono ben due le statue che la ritraggono in questa posa davvero inusuale: sdraiata, come se stesse dormendo o riposando

Sono esemplari di scultura davvero rari, poiché sembra che abbiano solo due paragoni in Italia. Ma questa apparente stranezza non fu un semplice gusto estemporaneo dell’artista che le scolpì; esse nascondono infatti una curiosa ed affascinante storia che viene dal remoto passato della Cristianità e coinvolge il teatro religioso e le sacre rappresentazioni. Altro particolare molto interessante è che entrambe queste Madonne dormienti si trovano ai piedi del Gran Sasso, per giunta nella stessa zona ma su opposti versanti, a Tossicia e Assergi.

La Madonna di S. Maria Assunta di Assergi e la Madonna di S. Sinforosa a Tossicia costituiscono due particolarissimi esemplari della rappresentazione della Natività, disgiunti dal tradizionale modello iconografico cristiano. Quest'ultimo, infatti, ha sempre presentato la Vergine con il Bambino seduta, spesso su di un trono; nelle sculture di Assergi e di Tossicia, invece, la Madonna è sdraiata nel suo lettino di puerpera, quasi fosse dormiente, nell'atto di contemplare il Bambino.

Questa singolare versione non rappresenta un mero esperimento stilistico da parte dell'artista, ma esprime un personale obiettivo di dare una diversa interpretazione all'evento, più intima e spirituale, contrapponendosi alla fastosità scenografica, o quantomeno al carattere tendenzialmente formale, che contraddistingueva le coeve rappresentazioni. La preziosità di queste due opere è racchiusa pertanto nel loro carattere assolutamente inedito, nella volontà di ricercare il significato religioso attraverso l'esclusivo rapporto tra la Vergine ed il Figlio; il risultato è una sacra rappresentazione essenziale e raffinata. Uno spunto che, si pensa, abbia contribuito alla nascita di questa originale versione è stato ritrovato nelle cronache trecentesche del convento di Colmar, nelle quali si raccontano apparizioni della Vergine nella inconsueta posizione distesa. Il nuovo modello iconografico che ne derivò ebbe origine in Francia nella metà del XIII secolo, come è possibile riscontrare dal portale di Notre Dame a Leon e in un frammento di tramezzo nella Cattedrale di Chartres; in Italia fu utilizzato intorno alla seconda metà dello stesso secolo. La natura fortemente spirituale ed intimistica di tale rappresentazione della Natività non le permisero di avere un grande seguito nel tradizionale contesto della celebrazione sacra basato sul fasto e su una componente festosa e scenografica. Tanto la cerchia delle committenze quanto quella degli artisti rimasero dunque piuttosto ristrette ed improntate ad uno stile intriso di raffinatezza e dal carattere quasi elitario. E' interessante notare come le opere del genere della Madonna di

Tossicia e di Assergi non nascevano come tradizionali e semplici rappresentazioni della Vergine, ma erano il fulcro di gruppi scultorei che riproducevano la Natività e che si componevano degli altri protagonisti, il Bambino e San Giuseppe, assieme ai quali potevano essere aggiunte come contorno le rappresentazioni di bue, asinello, pastori ecc. .A testimonianza di ciò vi sono alcuni pezzi, oggi conservati in vari musei, provenienti da gruppi di Natività e soprattutto l'importante riferimento dell'esemplare della chiesa di S. Nicola a Tolentino, unico gruppo completo del Bambino. La Madonna di Assergi, trecentesca, è conservata nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, adagiata, a grandezza quasi naturale, su di una cassa in legno dipinto, che riporta la data 1636. Inizialmente la statua venne associata alla figura di Santa Elisabetta di Ungheria, fu solo in seguito che vi si riconobbe la originale versione distesa della Vergine partoriente. La critica ha sottolineato l'evidente riferimento alla scultura delle Cattedrali dell'Ile de France, rintracciabile nella posizione del capo, inclinato anziché eretto come nelle versioni italiane, in quella delle braccia, molto simile a quella della Natività del portale di Notre Dame di Leon ed infine nei tratti del viso, morbidi e distesi: la fronte è infatti piuttosto spaziosa e la linea di mento ed occhi arrotondata. La Madonna di Tossicia, datata tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento, è stata recuperata da un trafugamento del 1978 grazie all'acquisto da parte della Cassa di Risparmio di Teramo sul mercato antiquario di Londra. Il suo originario splendore è tornato visibile dopo un recente restauro, che ha messo nuovamente in evidenza la policromia del particolare decoro del manto, composto

da motivi quadrilobati e gigliati, dorati su un deciso fondo azzurro; il risultato è di grande impatto e ad esso contribuisce il contrasto con il rosso vivo del cuscino sul quale la Vergine è adagiata. La figura, pur nella sua compattezza, risulta nel complesso morbida, grazie alla plasticità del panneggio e dei particolari delle mani e del volto. Nel complesso l'opera è riconducibile ad uno stile gotico che, seppure attardato, presenta ancora forti connotazioni tradizionali.

Assergi frazione dell’Aquila si raggiunge facilmente dall’autostrada A24 Teramo-Roma, uscendo all’omonimo casello. Oppure si può salire dalla statale 17, che collega Pescara con L’Aquila attraverso la piana di Navelli, oltrepassando poi Bazzano e Paganica. Il piccolo centro storico, fortificato in antico, è delizioso e ben conservato, anche perchè molti dei residenti hanno costruito le nuove case nelle immediate vicinanze lasciando intatto il borgo antico.

Si sale con una stradina ripidissima e si sbuca nella piazzetta principale con la sua bella fontana e la chiesa di Santa Maria Assunta, un monumento davvero notevole per vari motivi, a cominciare dalla facciata in pietra del Quattrocento, con un grandioso portale romanico e un rosone simile a quelli di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila. All’interno si ammirano vari affreschi dipinti nei secoli XV e XVI, come quello che raffigura Sant’Egidio, Sant’Antonio da Padova e Sant’Antonio abate, opera di Saturnino Gatti, il più importante pittore aquilano vissuto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento.

A sinistra, in fondo, c’è il tabernacolo del 1502 con un affresco della Pietà e, sempre sulla sinistra, sull’altare spicca la statua quattrocentesca di San Franco di Roio, cui era dedicata anticamente la chiesa. Sulla destra è custodita un’urna che contiene le spoglie del Santo; venne cesellata nel 1481, in argento e smalti, dal celebrato orafo Giacomo di Paolo da Sulmona. Ma il capolavoro più singolare, come anticipato, è senz’altro la cosiddetta “Madonna sdraiata”, realizzata nel Trecento.


Il paese di Tossicia compare per la prima volta con il toponimo Tusciciam nel Catalogo dei Baroni (1150-1168) e in seguito come Tussicia in un documento del 1262. Appartenne ad Oderisio di Collepietro e ai suoi discendenti, ai Di Pagliara conti di Manoppello ed infine agli Orsini. Nel 1256 ne prese possesso Ferrante de Alarcon y Mendoza per concessione di Carlo V..

Nel corso del se. XIV passò agli Orsini il cui dominio si affermò in tutta la Valle Siciliana protraendosi, sia pure con qualche interruzione, fino al 1526, quando Tossicia fu ceduta all'imperatore Carlo V che vi mandò il marchese Fernando Alarçon u Mendoza, la cui famiglia esercitò il suo dominio sulla valle Siciliana fino al 1806. Per molti secoli Tossicia fu il centro più importante della Valle Siciliana e vi risedettero i rappresentanti dei Mendoza che abitarono nel Palazzo Marchesale, oggi restaurato e sede del Municipio.

La fondazione del Convento di Osservanti da Santa Maria della Cona (Santa Maria della Costa del Alzano), che secondo una leggenda viene fatta risalire allo stesso San Francesco, è in realtà molto più tarda e sembra collocarsi nel ec. XVI. Nel 1666 fu dipinto il chiostro. Nel 1811 fu momentaneamente soppresso per essere poi riaperto nel 1834.


Negli anni immediatamente successivi all'Unità d'Italia, Tossicia e il suo territorio furono teatro di scontri sanguinosi fra la Guardia Nazionale e le bande dei briganti fedeli ai Borboni che invasero più volte il paese. Fra i monumenti sono da segnalare il Palazzo marchesale dei De Mendoza, ricordato dagli storici antichi come splendido e ricco di collezioni d'arte, di libri, di strumenti musicali. Molto belle, anche se in parte dissestate, numerose case medioevali e rinascimentali.

Nella Chiesa parrocchiale di Santa Sinforosa (sec. XV), con due portali realizzati da Nicola da Penne, uno dei quali recante lo stemma della famiglia Orsini, sono custodite due statue della Vergine Maria, una Madonna con Bambino (sec. XIV) e una Madonna della Provvidenza (sec. XV).

Vi si ammirano un altare monumentale di "stile spagnolo" in pietra dorata e colonne a tortiglione, e l'altare dedicato alla Santa patrona del paese, raffigurata nel quadro centrale insieme ai suoi sette figli.

Di grande bellezza è il portale quattrocentesco della Chiesa di Sant'Antonio abate (sec. XV), con un portale, datato 1471, ricco di ornamenti e sculture, opera di Andrea Lombardo. La chiesa è stata restaurata negli anni 1948-50 Fuori del paese è la piccola Chiesa cinquecentesca di Santa Maria della Neve, detta anche Cona di Santa Teresa.

Nella Chiesa parrocchiale di Flamignano si conserva un quadro seicentesco di ignoto autore, raffigurante il patrono Sant'Emidio.

Tossicia è un centro prevalentemente agricolo, dove si pratica la coltura di olive e cereali e l'allevamento ovino e bovino.


Eremo Via vado di sole , L’Aquila,
sabato 5 marzo 2011

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