giovedì 17 marzo 2011

CONFINI : Mafia e informazione. Carlo Tresca . Una storia di ieri

CONFINI : Mafia e informazione. Carlo Tresca . Una storia di ieri

Una storia di ieri in tema di mafia e informazione fu quella di Carlo Tresca . Fu assassinato l’11 gennaio 1943 sessantotto anni fa .Malgrado il suo assassino resti impunito per la giustizia americana recenti studi dimostrano come il giornalista, editore, sindacalista sulmonese sia stato assassinato dalla mafia. .La ricorrenza della sua morte è passata sotto silenzio a Sulmona città natale dei Tresca . Intendo ricordare la vicenda umana , culturale politica di questo sulmonese con questo post che prendo in prestito da : http://piemonte.indymedia.org/article/5636 ma anche con altri contributi che inserirò nei prossimi giorni e che scaturiscono dall’interesse alla storia e alla vita di quest’uomo che ho coltivato negli anni .In particolare richiamo l’attenzione sull’opera del prof .Nunzio Pernicone della Drexel University di Philadelphia in Pensylvania dove lavora al Dipartimento di storia con il quale ho avuto una nutrita corrispondenza epistolare negli anni settata e ottanta del novecento avendo lui studiato anche presso l’Università di Firenze. Richiamo l’attenzione anche sui volumi pubblicati da Giuseppe Galzerano di Casalvelino Scalo di Salerno con il quale parimenti ho condiviso informazioni e documenti sul movimento anarchico e libertario al quale, tra l’altro vorrei dedicare un affettuoso ricordo anche in questo blog nei prossimi giorni.

Questo articolo tratto dal sito sopra richiamato riassume efficacemente la storia dell’assassinio di Tresca che seppure ancora impunito , come dicevo, può essere considerato di stampo mafioso avendo egli , attraverso le pagine de Il Martello, il giornale che pubblicava in America, molte volte denunciato i rapporti tra mafia e sindacati americani .

L’idea di richiamare alla memoria questa “ storia e voce dal silenzio” mi è venuta dopo aver letto il report Ossigeno 2009 redatto dall’osservatorio della Federazione Italiana della stampa che documenta le minacce rivolte agli uomini dell’informazione effettuate dalla mafia negli ultimi anni..

In realtà Sulmona ha ricordato negli anni scorsi in due occasioni la figura di Carlo Tresca, con una conferenza presso il Centro Servizi Culturali di Sulmona della prof. a Elisabetta Vezzodi e relativi atti pubblicati a cura di Italia Gualtieri tenuta nella giornata della memoria del 20 maggio 1994 e di recente pubblicando l’Autobiografia di Carlo Tresca con introduzione e note proprio del prof. Nunzio Pernicone . Ma soprattutto devo al prof. Francesco Susi, ora Preside della Facoltà di scienze della formazione dell’Università Roma tre di avermi fatto conoscere per primo la figura di Carlo Tresca .

Ma ecco il testo dell’articolo : “Originario di Sulmona, Carlo Tresca venne ucciso la notte dell'11 gennaio del '43, mentre si trovava in compagnia di Giuseppe Calabi, entrambi esponenti della Mazzini Society. Quella sera i due avevano atteso all'uscita della redazione de Il Martello di quattro collaboratori (tra cui Vanni Montana, segretario di Luigi Antonini, e Giovanni Sala) militanti come Tresca del comitato di agitazione antifascista della Mazzini Society di New York impegnati nella strutturazione dei "comitati della vittoria" che nascevano fra le comunità italiane in USA. Tali comitati ipotizzavano la nascita di un governo provvisorio in esilio, poiché credevano che la caduta del fascismo fosse prossima e inevitabile. Saltato all’appuntamento, poiché i quattro uomini non si presentarono, i due si apprestarono ad attraversare la strada quando Tresca fu colpito mortalmente da due colpi di pistola sparati da un killer appostato al buio.

Tresca fu tradito?

Alcuni dettagli che gettano sospetti su altri appartenenti alla Mazzini Society: Tresca e Calabi il giorno dell'assassinio avevano appuntamento con importanti dirigenti sindacali: Vanni Montana - ex-fascista dell'OVRA, poi agente OSS e in quel momento anche segretario di Luigi Antonini, il presidente dell'Italian-American Labor Council - e Giovanni Sala, dell'Amalgamated Clothing Workers of America. Luigi Antonini era uno dei propugnatori dell'ingresso di Generoso Pope e di antifascisti da burletta riciclati nei "comitati antifascisti", in contrasto irriducibile con la "linea di Tresca" sull'unità del fronte antifascista portata avanti dal gruppo che faceva capo all'anarchico di Sulmona. Inoltre sia Luigi Antonini che Vanni Montana avevano conoscenze fra i noti capibastone mafiosi e negli alti ambienti istituzionali americani: quindi si prospetterebbe il sospetto, o comunque non sarebbe assurdo ipotizzarlo, di un complotto nato e sviluppatosi anche tra i membri della Mazzini Society.

Un capro espiatorio: i comunisti

Alla morte di Tresca, il gruppo degli ex fascisti guidati da Pope e quello di Antonini e Montana della Mazzini Society, indicarono senza mezzi termini Vidali come il responsabile dell'assassinio. I comunisti invece, sostenuti dal giornale L'Unità del Popolo, accusarono i fascisti e soprattutto Antonini (colui che all'interno della Mazzini Society era ostile all'entrata dei comunisti ma non degli ex-fascisti) di un complotto volto a spezzare l'unità antifascista, suggerendo che l'uccisione di Tresca facesse parte di una complessa battaglia politico-ideologica volta ad impedire la convergenza tra le forze liberaldemocratiche e il movimento comunista.

D'altronde anche il giudice istruttore Louis Pagnucco mirò ad incriminare il comunista Vittorio Vidali, il leggendario Comandante Carlos delle Brigate Internazionali, dell'assassinio di Carlo Tresca. Vidali fu indicato anche come l'assassino di Trotzkij, ma i fatti dimostrarono ampiamente che anche con quella vicenda non c'entrava nulla.

"Già più di venti anni fa, il giornalista Furio Morroni, allora redattore del Progresso Italo-Americano annunciò di aver compiuto ricerche pazienti negli archivi e nelle biblioteche di New York e tra i dossier del Federal bureau of investigation, esaminando i carteggi tra le autorità americane e il governo fascista e le indagini sul caso Vidali e dichiarava: «Sono riuscito a trovare le prove che non solo Vidali non c’entra nulla nel delitto Tresca, ma che l’omicida, killer prezzolato, fu proprio Carmine Galante» (Panorama, 6 aprile 1981). Secondo Morroni, Vidali non era a New York al tempo dell’assassinio di Tresca e una lettera con documentazione fotografica che sosteneva il suo alibi era stata fatta sparire dall’istruttoria, ma Edgar Hoover, il potente capo del FBI aveva indirizzato le indagini su Vidali, utilizzando il sindacato dei sarti, in particolare un certo Vanni Montana, segretario di Luigi Antonini."

La verità: movente e colpevoli « E qualche volta deve morire anche l'innocente. "E da quando ci preoccupiamo della gente al di fuori del nostro mondo?" Joseph Bonanno rimbrotta un gregario che ordisce l'omicidio particolarmente odioso di un giornalista antifascista militante, Carlo Tresca, nel 1943. "Vuoi che questa famiglia permetta che si agisca come comuni criminali?" Però Tresca viene ucciso. "Fu il momento più difficile della mia vita di padrino" lamenta. Così difficile, a quanto pare, che non poté menzionare l'episodio, o Tresca, nella sua autobiografia. Neppure il film lascia intendere che l'omicidio fu largamente attribuito a Galante. » (Tratto dal libro di Joseph Bonanno

Seppur il caso Tresca sia ufficialmente irrisolto, i risultati di diverse indagini parallele a quelle ufficiali, conversero nel sostenere che si trattò di un complotto mafioso e fascista: il giorno dopo il delitto era stato arrestato Carmine Galante, uomo del clan di Vito Genovese, che alcuni testimoni avevano visto poco prima del delitto a bordo di un auto praticamente identica a quella usata dagli assassini e poi abbandonata. Galante rimase in galera fino al dicembre del 1944, quando "improvvisamente" qualcuno gli trovò un alibi. Prima di allora, alcuni mafiosi pentiti indicarono Frank Galante e Carmine Garofalo gli esecutori materiali e Vito Genovese quale mandante su espressa richiesta di alcuni gerarchi fascisti infastidate dalla lotta antifascista di Tresca e della sua denuncia contro l'infiltrato Generoso Pope.


Tutti gli implicati nell'omicidio di Tresca, li ritroviamo agire impunemente nel primo secondo dopo guerra in Sicilia in stretta collaborazione con angloamericani, fascisti, poliziotti ed ex torturatori al servizio del fascismo nel nord est italiano e nella zona di confine. Mai condannati, agirono in chiave antioproletaria e proprio la Mazziny society, di cui Carlo Tresca era uno degli esponenti più ascoltati, sarebbe stata per loro un buon trampolino di lancio per gli intrecci eversivi antiproletari di cui la Sicilia fu epicentro in quel periodo.

L'intuizione di Taddei

Ezio Taddei, anarchico e scrittore che negli USA visse un lungo periodo di amicizia e collaborazione con Carlo Tresca, accusò pubblicamente la mafia italo-americana e i fascisti della morte del direttore de Il Martello. Oltre a presentarsi spontaneamente alla magistratura, in seguito scrisse un libro sul caso Tresca, in cui affermò senza esitazioni che "i responsabili del delitto, secondo le ammissioni di un agente dell’Ufficio Narcotici, erano due boss della mafia, Frank Garofalo e Carmine Galante, latitanti da anni".

Per Taddei, a quanto afferma la sorella[ gli esecutori materiali furono quindi Galante (successivamente capobastone di Joseph Bonanno e Garofalo, che nel seguito fece una "onoratissima" carriera di mafioso al ritorno in Italia nel dopoguerra [ avrebbero agito direttamente su mandato di Generoso Pope e altri mafiosi come lui. (Riguardo al mandante, esiste quindi una discordanza tra la versione di Ezio Taddei e quella più Mauro Canali, che invece indica Vito Genovese, tuttavia ciò non sminuisce per nulla l'intuizione di Taddei, anche perché egli fu il primo a denunciare questo complotto, senza peraltro poter visionare al documento ufficiale).

L'indagine di Mauro Canali

Lo storico Mauro Canali, potendo aver a disposizione la documentazione desecretata dell'OSS, poi CIA, é pervenuto alla conclusione che gli investigatori americani avessero subito individuato la giusta pista per individuare gli assassini di Tresca, ovvero Carmine Galante e Frank Garofalo che agirono su ordine di Vito Genovese, e non di Pope (come invece affermava Taddei), in quel momento in Italia e con ottimi rapporti sia con Mussolini che con le alte sfere fasciste che guidarono l'operazione. Canali giunse invece alla conclusione che Pope fu la causa dell'assassinio di Tresca, che lo aveva denunciato come fascista e falso antifascista infiltrato, ma non direttamente il mandante. Quindi Genovese sarebbe stato l'organizzatore dell'omicidio dell'anarchico Carlo Tresca che prese a denunciare senza timore gli antifascisti dell'ultima ora, ricevendo, secondo alcuni, una ricompensa di 500.000 dollari.

(Leggi anche CONFINI : Mafia e informazione . Una storia recente )


Eremo Via vado di sole , L'Aquila,
giovedì 17 marzo 2011

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