sabato 12 marzo 2011

SILLABARI : Sanzioni

SILLABARI : Sanzioni


Cantavano nell’avanspettacolo durante il regime fascista una canzoncina il cui ritornello diceva : “ Sanzionami questo / se sei capace / so che ti piace / ma non te lo do.” Il ‘questo’ era poi accompagnato da un eloquente gesto e il tutto si riferiva alle sanzioni comminate al regime dalla Società delle Nazioni alle quali fu risposto con l’autarchia e poi , per l’avventura coloniale , con l’oro per la patria.

Di tempo in tempo nella storia recente si è parlato spesso di sanzioni fino ad arrivare a quelle comminate di recente a Gheddafi per i fatti accaduti in Libia. Le sanzioni sono una specie di riprovazione che, dopo la creazione della Società delle Nazioni e dell’ONU , la comunità internazionale può dare come punizione per il comportamento di uno Stato.

Con le sanzioni dunque si ritiene di poter costringere l’interlocutore a modificare il proprio comportamento. In realtà questo tipo di risoluzione nei conflitti interni ed internazionali hanno una loro storia e spesso raggiungono il risultato opposto a quello che si prefiggono.

Si deve per esempio alle sanzioni inflitte a Benito Mussolini e al suo regime lo straordinario consenso di cui il Duce ebbe a godere fino al 1939. Anche se già nel 1938 il regime aveva incarcerato Gramsci, assassinato Matteotti, incarcerato Gobetti , bastonato Frassati e avviata la campagna colonialista in nord Africa per la creazione dell’Impero. Sicuramente la storia del colonialismo italiano ha bisogno ancora un lungo studio e di una lunga riflessione


. Ma per stare alle sanzioni applicate proprio per il comportamento colonialista , quindi di aggressione da parte dello Stato italiano va detto che probabilmente in quel caso sarebbero risultate molto più efficaci se per esempio il Regno Unito avesse chiuso il Canale di Suez alle navi italiane che nel 1935 avevano invaso l’Etiopia per mettere uno stop all’invio di truppe e materiali verso le coste dell’Eritrea e della Somalia. La Gran Bretagna , in quell’occasione non volle fare un gesto ostile verso un regime con il quale pensava di poter avere un rapporto di buon vicinato.

Gli stessi Stati Uniti che non facevano parte della Società delle Nazioni continuarono ad esportare petrolio in Italia dichiarandosi neutrali nel conflitto coloniale .

Nel 1940 l’America promosse un embargo nei confronti del Giappone proibendo l’esportazione di ferro ed acciaio e nel 1941 congelò i crediti giapponesi nelle banche americane. Il Giappone per tutta risposta accelerò i suoi piani di guerra fino al bombardamento di Pearl Harbor il 7 dicembre 1941 ottenendo una reazione con l’uso dell’arma atomica da parte dell’America con le conseguenze che la storia ci ha descritto .

Così pure per le reciproche sanzioni tra Russia e Stati Uniti durante gli anni della guerra fredda. Addirittura fu istituito un organismo internazionale il Cocom ( Coordinating Committee ) su iniziativa degli Stati Uniti a cui aderirono Gran Bretagna, Francia, Italia, Paesi Bassi e Lussemburgo che aveva il compito di redigere e monitorare una lista di prodotti da non fornire all’Unione Sovietica.

Gli stessi stati Uniti ancora nel 1961 proclamarono un embargo nei confronti di Cuba e poi del Sud Africa nel 1986 oltre alle inutili sanzioni contro Saddam che ebbero l’effetto di affamare gli iracheni e pregiudicare le condizioni sanitarie del paese.


“ Ne approfittarono, scrive Sergio Romano su Corriere della sera invece gli speculatori , i contrabbandieri e tutti quegli apparati della stato che farovorivano le loro operazioni. La comunità internazionale decise di attenuarle con un programma chiamato “ oil for food” (limitate vendite di petrolio contro cibo e medicinali ),ma il sistema delle licenze finì per rendere il fenomeno della corruzione ancora più esteso e per contagiare le Nazioni Unite. Qualcosa del genere accadde anche nella Serbia durante l’ultima fase delle guerre balcaniche : molti divieti, molto contrabbando e molti conti correnti aperti per gli uomini del regime soprattutto nelle banche dell’isola di Cipro. Quanto alle sanzioni contro la Libia dopo l’attentato di Lockerbie e contro l’Iran dopo l’elezione di Mahmud Ahmadinejad , sarebbero state efficaci forse se i due paesi non avessero continuato a vendere, in un modo o in un altro , , i loro idrocarburi e se ciascuno di essi non avessero potuto contare su parecchi amici compiacenti Non è un caso che in Libia, in Iran. In Corea del Nord , i progetti nucleari abbiano fatto progressi proprio in tempi di sanzioni. “

Se dunque lo scopo delle sanzioni è quello di soffocare l’economia di un paese, in tempi di globalizzazione il risultato è quello che merci e denaro trovano sempre un loro canale, tanto che risultano anche essere leve di potere nei confronti delle popolazioni insoddisfatte che però , a motivo delle ristrettezze economiche non sempre trovano la possibilità e la capacità di insorgere contro il regime.


Eremo Via vado di sole, L’Aquila,
sabato 12 marzo 2011

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