CONFINI : Mafia e informazione . Una storia recenteScrivere, fare domande, elaborare inchieste, è diventato pericoloso anche a latitudini prima impensabili. Questo è il risultato dell'indagine condotta dall'Osservatorio Ossigeno 2010 1*, un rapporto completo ed esaustivo che fotografa quanto anche in Italia, fatte le dovute proporzioni, la professione del giornalista sia oggetto di pericolosi attacchi. E non ci riferiamo alle leggi all'esame dell'Esecutivo italiano che tanto fanno discutere, niente "legge bavaglio", qui si parla della possibilità di morire per aver compiuto il proprio mestiere. Il rapporto, presentato recentemente al Circolo della Stampa di Milano, si focalizza su centinaia di giornalisti che, negli ultimi due anni, ha ricevuto pesanti minacce, pressioni, intimidazioni di ogni genere, fino alle più gravi che, tutt'oggi, costringono molti colleghi a vivere sotto scorta.
OLTRE DUECENTO GIORNALISTI MINACCIATI IN ITALIA NEL 2006-2008IL RAPPORTO OSSIGENO 2009 CONSEGNATO AL PRESIDENTE NAPOLITANO: Sono oltre duecento i giornalisti che in Italia, fra il 2006 e il 2008, hanno ricevuto minacce e intimidazioni per la pubblicazione di notizie sulla mafia, sul terrorismo o su episodi di estremismo politico. Una decina di loro vivono sotto scorta. I dati sono contenuti nel Rapporto 2009 di “Ossigeno”, l’osservatorio della FNSI e dell’Ordine dei Giornalisti sui cronisti sotto scorta e le notizie oscurate in Italia con la violenza. (il testo è disponibile su www.fnbsi.it e www.odg.it alla pagina OSSIGENO).Il Rapporto è stato consegnato al Quirinale il 20 luglio 2009 al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, durante la cerimonia del Ventaglio, dal presidente e dal segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale e Franco Siddi, dal segretario dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Enzo Iacopino, e dal giornalista Alberto Spampinato, consigliere nazionale della FNSI e direttore del progetto Ossigeno. Era presente Arnaldo Capezzuto, il cronista di Napoli che ha denunciato alla magistratura e fatto condannare i boss di Forcella che lo avevano minacciato per impedirgli di pubblicare alcuni retroscena dell’omicidio della giovanissima Annalisa Durante.
Il  Rapporto Ossigeno 2009, pubblicato sulla rivista “Problemi  dell’Informazione” (Il Mulino),  è integralmente disponibile sui  siti ufficiali della FNSI e dell’Ordine dei Giornalisti, e su numerosi  altri che condividono il progetto. Il Rapporto contiene tre reportages in  Sicilia, Calabria e Campania fra i cronisti più esposti; analizza la  dinamica dell’isolamento del giornalista che non osserva le regole non  scritte della “prudenza”; elenca 52 episodi di minacce e intimidazioni  registrati nel 2006-2008 sui giornali o segnalati da attestazioni di  solidarietà. I casi di minacce e intimidazioni individuali sono 43,  altri nove riguardano intere redazioni (Secolo XIX, Telegenova, Chi l’ha  visto?, Corriere di Livorno, Famiglia Cristiana, Avvenire) con oltre  cento giornalisti. A questi, secondo il Rapporto, bisogna aggiungere le  centinaia di giornalisti italiani che non hanno avuto neppure la forza  di denunciare la violenza.Fra gli episodi segnalati nel Rapporto, il più grave è l’attentato al cronista dell’Ansa di Palermo Lirio Abate, sventato all’ultimo momento il 4 settembre 2007. Il Rapporto elenca sedici aggressioni fisiche, tre minacce in sede processuale (a Rosaria Capacchione, Roberto Saviano, Lirio Abbate), otto danneggiamenti all’abitazione o all’automobile, diciassette minacce telefoniche o con lettere anonime. Il Rapporto include nei 52 episodi di intimidazione 15 perquisizioni giudiziarie giudicate particolarmente invasive, eseguite nelle abitazioni e nelle redazioni di cronisti che avevano appena pubblicato notizie di grandissimo rilievo per l’opinione pubblica. Roma, 20 luglio 2009
CREARE  UN’ANAGRAFE, ROMPERE L’ISOLAMENTO- “L’osservatorio Ossigeno è nato per  creare un’anagrafe dei cronisti italiani minacciati, costretti a vivere  sotto scorta o a tacere notizie di rilevante interesse sociale. Si  tratta di un fenomeno più grave e più esteso di quanto si possa dedurre  dalle frammentarie notizie di cui si dispone comunemente. Riguarda  soprattutto i cronisti impegnati nei territori a forte radicamento  mafioso. L’osservatorio vuole promuovere la consapevolezza che non si  tratta di fatti marginali e che di fronte a questo genere di minacce  serve una più puntuale attenzione del mondo dell’informazione e delle  istituzioni; che occorrono forme più attive di sostegno ai cronisti  minacciati, per proteggerli e dare loro la forza di rifiutare  l’autocensura, che non è mai la migliore via  d’uscita. Un giornalista costretto a tacere una notizia per non subire  violenze è nella stessa condizione di un commerciante costretto a pagare  il “pizzo”. E’ difficile spiegare come e perché un fenomeno così grave  ed esteso sia sfuggito finora alla percezione comune e, di conseguenza,  non abbia ottenuto la dovuta attenzione.
E’  difficile capire perché non si siano accesi i riflettori sui cronisti  minacciati neppure dopo la primavera del 2009, quando il prestigioso  osservatorio internazionale Freedom House ha indicato le minacce e le  intimidazioni fra le cause del declassamento dell’Italia, da paese con  informazione giornalistica “libera” a paese con informazione  giornalistica “parzialmente libera”. Ossigeno vuole concorrere a  superare questo vuoto di iniziative e di attenzione fornendo alla  politica, alle istituzioni, e ai giornalisti stessi, elementi di  conoscenza oggettivi e documentati, proposte e spunti di riflessione.  Occorre superare la situazione attuale, come chiedono da tempo  preoccupati osservatori internazionali. Non si può dimenticare che  l’Italia è il paese – l’unico dell’Unione Europea - nel quale in 40 anni  sono stati uccisi undici giornalisti (nove per mafia e due per  terrorismo). Ossigeno solleciterà norme di maggior tutela e condizioni  di lavoro più sicure per i cronisti che si occupano di mafia, di  terrorismo e di ogni genere di notizie che coinvolgono i potentati  criminali. Occorre fare di più per proteggere i cronisti e per impedire  che, con la violenza o con altri mezzi illeciti, si possa limitare  l’informazione giornalistica, oscurarla o piegarla a vantaggio dei  criminali e dei violenti”.
Chiaro,  i numeri registrano solo chi ha denunciato il fenomeno ma il timore è  che questo "tumore" sia molto più vasto. A farne le spese maggiori, per  giunta, sembrano essere quei cronisti free-lance, precari, isolati pure  dal resto della redazione. Il rapporto Ossigeno segnala che 52 colleghi  tra quelli che hanno sporto denuncia hanno un lavoro stabile, 18  precario e ben 8 sono liberi professionisti o free-lance. Le aggressioni  fisiche sono state 13 con 15 danneggiamenti alle cose. I casi di  minacce ed intimidazione, verbali e fisiche, sono state 34 con 16  denunce legali. Per molti di questi si va dalle auto bruciate ai  proiettili recapitati nelle redazioni quando non teste di animali,  insomma tutto ciò che occorre per imprimere una sentenza di morte. Dalle  carte emergono lettere di minacce inquietanti, come quelle rivolte al  giornalista Sandro Ruotolo e per le quali la Digos di Roma sta  indagando. Ruotolo non ha un servizio di scorta e dai suoi racconti  traspare una certa preoccupazione, che comunque non gli impedisce di  continuare a fare il proprio mestiere e di raccontare l'Italia a modo  suo.
(Il PM antonio Ingroia )Atri  colleghi hanno la scorta ma il potere di penetrazione di messaggi fin  troppo chiari sembra inarrestabile. Sempre il rapporto cita l'esempio di  Rosaria Capacchione, la giornalista de Il Mattino di Napoli  sotto scorta da tempo per le numerose minacce  subite dai Casalesi. Lo  scorso 11 febbraio - attesta il rapporto 2010 - durante la  presentazione di un libro alla libreria Feltrinelli di Napoli, è stata  avvicinata dal cugino del superlatitante Antonio Iovene che le ha  contestato  alcuni articoli scritti un anno prima su un altro congiunto  «eccellente», Riccardo Iovene, arrestato assieme all’autore della  strage di Castelvolturno, il boss Giuseppe Setola, nel gennaio del  2009. Oltre alla scorta - conclude il racconto - in libreria erano  presenti decine di persone, carabinieri graduati e il magistrato  italiano Raffaele Cantone.
Lirio Abbate non gode di più fortuna, autore di numerose pubblicazioni di grande diffusione in Italia sui legami mafia-politica, soprattutto di un volume intitolato "I Complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlmamento". La sua capacità di fare inchieste e di "scovare" elementi oscuri gli è valsa una bomba sotto la sua auto a Palermo nel settembre 2007. Da quel tentativo si è passati a minacce sventate e riportate su lettere anonime giunte nelle redazioni presso le quali Abbate lavora. Questi sono solo tre esempi eclatanti in uno scenario molto più ampio che ha il denominatore comune in bravi colleghi impegnati giornalmente a raccontare i fatti. Sicilia, Calabria e Campania sono spesso balzate agli onori delle cronache per il controllo che alcuni gruppi criminali operano su una parte del territorio ma dalle associazioni dei giornalisti arriva forte il segnale che anche all'ombra della Madonnina le cose non vanno bene.
Anche  nel Nord Italia si insinua lentamente un comportamento inaccettabile  nei confronti della categoria, soprattutto, evidenziano i giornalisti, a  danno di coloro facilmente individuabili, cronisti magari in testate  minori, corrispondenti in piccole porzioni di territorio, conosciuti  dalla gente. Non sempre, come detto, si viene raggiunti da buste di  minacce. Ci sono altri deterrenti come le preventive richieste di  risarcimento, la gogna politica nel caso l'oggetto delle inchieste siano  gli amministratori politici sul territorio. Taluni denunciano  addirittura l'impossibilità di intervistare questo o quel rappresentante  delle istituzioni, irritato con loro per alcuni articoli apparsi sui  media. Poco lusinghieri nei confronti loro, poco inclini ad assecondare  linee o programmi amministrativi.
Ben  vengano dunque rapporti come quelli stilati da "Ossigeno  per l'informazione 2", l'Osservatorio della Federazione  nazionale stampa italiana e dell'Ordine dei giornalisti. E' un modo per  rendere noto e amplificare quanto sta accadendo a molti colleghi senza  risparmiare pure una proposta al legislatore: l'ipotesi di reato per  ostacolo all'informazione, dal momento che quest'ultima è sancita dalla  Costituzione italiana. Censure e minacce - secondo l'osservatorio -  dovrebbero entrare con urgenza nell'agenda della politica italiana.
giovedì 17 marzo 2011

Nessun commento:
Posta un commento