giovedì 17 marzo 2011

CONFINI : Mafia e informazione . Una storia recente

CONFINI : Mafia e informazione . Una storia recente

Scrivere, fare domande, elaborare inchieste, è diventato pericoloso anche a latitudini prima impensabili. Questo è il risultato dell'indagine condotta dall'Osservatorio Ossigeno 2010 1*, un rapporto completo ed esaustivo che fotografa quanto anche in Italia, fatte le dovute proporzioni, la professione del giornalista sia oggetto di pericolosi attacchi. E non ci riferiamo alle leggi all'esame dell'Esecutivo italiano che tanto fanno discutere, niente "legge bavaglio", qui si parla della possibilità di morire per aver compiuto il proprio mestiere. Il rapporto, presentato recentemente al Circolo della Stampa di Milano, si focalizza su centinaia di giornalisti che, negli ultimi due anni, ha ricevuto pesanti minacce, pressioni, intimidazioni di ogni genere, fino alle più gravi che, tutt'oggi, costringono molti colleghi a vivere sotto scorta.

OLTRE DUECENTO GIORNALISTI MINACCIATI IN ITALIA NEL 2006-2008

IL RAPPORTO OSSIGENO 2009 CONSEGNATO AL PRESIDENTE NAPOLITANO: Sono oltre duecento i giornalisti che in Italia, fra il 2006 e il 2008, hanno ricevuto minacce e intimidazioni per la pubblicazione di notizie sulla mafia, sul terrorismo o su episodi di estremismo politico. Una decina di loro vivono sotto scorta. I dati sono contenuti nel Rapporto 2009 di “Ossigeno”, l’osservatorio della FNSI e dell’Ordine dei Giornalisti sui cronisti sotto scorta e le notizie oscurate in Italia con la violenza. (il testo è disponibile su www.fnbsi.it e www.odg.it alla pagina OSSIGENO).Il Rapporto è stato consegnato al Quirinale il 20 luglio 2009 al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, durante la cerimonia del Ventaglio, dal presidente e dal segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale e Franco Siddi, dal segretario dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Enzo Iacopino, e dal giornalista Alberto Spampinato, consigliere nazionale della FNSI e direttore del progetto Ossigeno. Era presente Arnaldo Capezzuto, il cronista di Napoli che ha denunciato alla magistratura e fatto condannare i boss di Forcella che lo avevano minacciato per impedirgli di pubblicare alcuni retroscena dell’omicidio della giovanissima Annalisa Durante.


Il Rapporto Ossigeno 2009, pubblicato sulla rivista “Problemi dell’Informazione” (Il Mulino), è integralmente disponibile sui siti ufficiali della FNSI e dell’Ordine dei Giornalisti, e su numerosi altri che condividono il progetto. Il Rapporto contiene tre reportages in Sicilia, Calabria e Campania fra i cronisti più esposti; analizza la dinamica dell’isolamento del giornalista che non osserva le regole non scritte della “prudenza”; elenca 52 episodi di minacce e intimidazioni registrati nel 2006-2008 sui giornali o segnalati da attestazioni di solidarietà. I casi di minacce e intimidazioni individuali sono 43, altri nove riguardano intere redazioni (Secolo XIX, Telegenova, Chi l’ha visto?, Corriere di Livorno, Famiglia Cristiana, Avvenire) con oltre cento giornalisti. A questi, secondo il Rapporto, bisogna aggiungere le centinaia di giornalisti italiani che non hanno avuto neppure la forza di denunciare la violenza.

Fra gli episodi segnalati nel Rapporto, il più grave è l’attentato al cronista dell’Ansa di Palermo Lirio Abate, sventato all’ultimo momento il 4 settembre 2007. Il Rapporto elenca sedici aggressioni fisiche, tre minacce in sede processuale (a Rosaria Capacchione, Roberto Saviano, Lirio Abbate), otto danneggiamenti all’abitazione o all’automobile, diciassette minacce telefoniche o con lettere anonime. Il Rapporto include nei 52 episodi di intimidazione 15 perquisizioni giudiziarie giudicate particolarmente invasive, eseguite nelle abitazioni e nelle redazioni di cronisti che avevano appena pubblicato notizie di grandissimo rilievo per l’opinione pubblica. Roma, 20 luglio 2009

CREARE UN’ANAGRAFE, ROMPERE L’ISOLAMENTO- “L’osservatorio Ossigeno è nato per creare un’anagrafe dei cronisti italiani minacciati, costretti a vivere sotto scorta o a tacere notizie di rilevante interesse sociale. Si tratta di un fenomeno più grave e più esteso di quanto si possa dedurre dalle frammentarie notizie di cui si dispone comunemente. Riguarda soprattutto i cronisti impegnati nei territori a forte radicamento mafioso. L’osservatorio vuole promuovere la consapevolezza che non si tratta di fatti marginali e che di fronte a questo genere di minacce serve una più puntuale attenzione del mondo dell’informazione e delle istituzioni; che occorrono forme più attive di sostegno ai cronisti minacciati, per proteggerli e dare loro la forza di rifiutare l’autocensura, che non è mai la migliore via d’uscita. Un giornalista costretto a tacere una notizia per non subire violenze è nella stessa condizione di un commerciante costretto a pagare il “pizzo”. E’ difficile spiegare come e perché un fenomeno così grave ed esteso sia sfuggito finora alla percezione comune e, di conseguenza, non abbia ottenuto la dovuta attenzione.
E’ difficile capire perché non si siano accesi i riflettori sui cronisti minacciati neppure dopo la primavera del 2009, quando il prestigioso osservatorio internazionale Freedom House ha indicato le minacce e le intimidazioni fra le cause del declassamento dell’Italia, da paese con informazione giornalistica “libera” a paese con informazione giornalistica “parzialmente libera”. Ossigeno vuole concorrere a superare questo vuoto di iniziative e di attenzione fornendo alla politica, alle istituzioni, e ai giornalisti stessi, elementi di conoscenza oggettivi e documentati, proposte e spunti di riflessione. Occorre superare la situazione attuale, come chiedono da tempo preoccupati osservatori internazionali. Non si può dimenticare che l’Italia è il paese – l’unico dell’Unione Europea - nel quale in 40 anni sono stati uccisi undici giornalisti (nove per mafia e due per terrorismo). Ossigeno solleciterà norme di maggior tutela e condizioni di lavoro più sicure per i cronisti che si occupano di mafia, di terrorismo e di ogni genere di notizie che coinvolgono i potentati criminali. Occorre fare di più per proteggere i cronisti e per impedire che, con la violenza o con altri mezzi illeciti, si possa limitare l’informazione giornalistica, oscurarla o piegarla a vantaggio dei criminali e dei violenti”.


Chiaro, i numeri registrano solo chi ha denunciato il fenomeno ma il timore è che questo "tumore" sia molto più vasto. A farne le spese maggiori, per giunta, sembrano essere quei cronisti free-lance, precari, isolati pure dal resto della redazione. Il rapporto Ossigeno segnala che 52 colleghi tra quelli che hanno sporto denuncia hanno un lavoro stabile, 18 precario e ben 8 sono liberi professionisti o free-lance. Le aggressioni fisiche sono state 13 con 15 danneggiamenti alle cose. I casi di minacce ed intimidazione, verbali e fisiche, sono state 34 con 16 denunce legali. Per molti di questi si va dalle auto bruciate ai proiettili recapitati nelle redazioni quando non teste di animali, insomma tutto ciò che occorre per imprimere una sentenza di morte. Dalle carte emergono lettere di minacce inquietanti, come quelle rivolte al giornalista Sandro Ruotolo e per le quali la Digos di Roma sta indagando. Ruotolo non ha un servizio di scorta e dai suoi racconti traspare una certa preoccupazione, che comunque non gli impedisce di continuare a fare il proprio mestiere e di raccontare l'Italia a modo suo.

(Il PM antonio Ingroia )Atri colleghi hanno la scorta ma il potere di penetrazione di messaggi fin troppo chiari sembra inarrestabile. Sempre il rapporto cita l'esempio di Rosaria Capacchione, la giornalista de Il Mattino di Napoli sotto scorta da tempo per le numerose minacce subite dai Casalesi. Lo scorso 11 febbraio - attesta il rapporto 2010 - durante la presentazione di un libro alla libreria Feltrinelli di Napoli, è stata avvicinata dal cugino del superlatitante Antonio Iovene che le ha contestato alcuni articoli scritti un anno prima su un altro congiunto «eccellente», Riccardo Iovene, arrestato assieme all’autore della strage di Castelvolturno, il boss Giuseppe Setola, nel gennaio del 2009. Oltre alla scorta - conclude il racconto - in libreria erano presenti decine di persone, carabinieri graduati e il magistrato italiano Raffaele Cantone.

Lirio Abbate non gode di più fortuna, autore di numerose pubblicazioni di grande diffusione in Italia sui legami mafia-politica, soprattutto di un volume intitolato "I Complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlmamento". La sua capacità di fare inchieste e di "scovare" elementi oscuri gli è valsa una bomba sotto la sua auto a Palermo nel settembre 2007. Da quel tentativo si è passati a minacce sventate e riportate su lettere anonime giunte nelle redazioni presso le quali Abbate lavora. Questi sono solo tre esempi eclatanti in uno scenario molto più ampio che ha il denominatore comune in bravi colleghi impegnati giornalmente a raccontare i fatti. Sicilia, Calabria e Campania sono spesso balzate agli onori delle cronache per il controllo che alcuni gruppi criminali operano su una parte del territorio ma dalle associazioni dei giornalisti arriva forte il segnale che anche all'ombra della Madonnina le cose non vanno bene.

Anche nel Nord Italia si insinua lentamente un comportamento inaccettabile nei confronti della categoria, soprattutto, evidenziano i giornalisti, a danno di coloro facilmente individuabili, cronisti magari in testate minori, corrispondenti in piccole porzioni di territorio, conosciuti dalla gente. Non sempre, come detto, si viene raggiunti da buste di minacce. Ci sono altri deterrenti come le preventive richieste di risarcimento, la gogna politica nel caso l'oggetto delle inchieste siano gli amministratori politici sul territorio. Taluni denunciano addirittura l'impossibilità di intervistare questo o quel rappresentante delle istituzioni, irritato con loro per alcuni articoli apparsi sui media. Poco lusinghieri nei confronti loro, poco inclini ad assecondare linee o programmi amministrativi.


Ben vengano dunque rapporti come quelli stilati da "Ossigeno per l'informazione 2", l'Osservatorio della Federazione nazionale stampa italiana e dell'Ordine dei giornalisti. E' un modo per rendere noto e amplificare quanto sta accadendo a molti colleghi senza risparmiare pure una proposta al legislatore: l'ipotesi di reato per ostacolo all'informazione, dal momento che quest'ultima è sancita dalla Costituzione italiana. Censure e minacce - secondo l'osservatorio - dovrebbero entrare con urgenza nell'agenda della politica italiana.

(Leggi anche : Confini : Mafia e informazione. Carlo Tresca una storia di ieri)

Eremo Via vado di sole , L'Aquila,
giovedì 17 marzo 2011

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