sabato 12 giugno 2010

HISTORICA : LA BANDA MUSICALE DI INTRODACQUA

HITORICA .LA BANDA MUSICALE DI INTRODACQUA
(Parte I )


Ho rincorso tra le varie biblioteche il volume di Bernardino Ferri “ La banda di Introdacqua e i suoi maestri” Edizioni dell’Ateneo con poco successo.
Avevo intenzione di segnalare e offrire alla lettura un interessante momento della vita del territorio abruzzese e in particolare di un paese vicino Sulmona in provincia di L’Aquila.
Fin da ragazzo ho assistito agli accompagnamenti della Banda musicale di Introdacqua di azioni liturgiche in occasione delle processioni dei santi e in particolare , appunto a Sulmona, delle manifestazioni del Venerdì santo e del giorno di Pasqua.
Mi sono chiesto qual è stata la storia di questo prestigioso complesso bandistico che appunto, nella storia delle bande abruzzesi ha un ruolo importante.

Sulle bande abruzzesi scrive Franco Farias :”Su 305 Comuni abruzzesi ben 127 (cui bisogna aggiungere 13 frazioni) hanno avuto una banda musicale e spesso più d’una. Il dato è rilevante e forse, alla ricerca condotta 5 anni or sono da me a dal musicologo Francesco Sanvitale, bisognerebbe aggiungere qualche nuova documentazione: probabilmente tutti gli agglomerati urbani abruzzesi per qualche anno, nel corso degli ultimi due secoli, ha allestito un proprio complesso municipale. Le fonti, d’altro canto, sono per lo più orali: rari i documenti negli archivi, rare le diverse documentazioni scritte (vedi giornali d’epoca, lettere, ecc.).
Ma perché c’interessa il fenomeno delle bande musicali? Proprio perché “fenomeno” è stato: nel senso quantitativo, come già detto, e soprattutto per ciò che questo versante della cultura minore ha rappresentato non solo in Abruzzo, ma un po’ in tutto il Mezzogiorno d’Italia. Dalla fine del XVIII secolo, da quando cioè si ha notizia di complessi di questo tipo, ai giorni immediatamente successivi l’ultimo conflitto mondiale, le bande musicali hanno rappresentato il principale veicolo di conoscenza musicale per intere generazioni di meridionali. Non priva d’interesse è poi l’evoluzione strumentale della banda.

Sempre secondo Farias :”La storia militare, anche quella più antica, è strettamente legata alla musica per strumenti a fiato. Evidenti gli scopi marziali di tale disciplina, cui va associato un uso rituale e religioso della musica per “trombe, timpani e tamburi”. Indiani, persiani, cinesi e soprattutto gli ebrei hanno dato impulso a quelle che oggi impropriamente potremmo chiamare “banche”. La civiltà romana diede impulso e ordine al fenomeno nell’organizzazione delle legioni: i fanti si servivano di trombe dritte e i cavalieri di trombe ricurve; diversi i tipi di suonatori che fugacemente citiamo: “tubicines” (Luba), “liticines” (lituo), “buccinatores” (buccina), “cornicines” (corno) a questi si aggiungevano i suonatori di timpani, piatti e “tintinnabula”, sorta di campanelli. Saltando al Medio Evo, troviamo per la prima volta l’accezione del termine “banda”: tornei, giostre ed altri giochi venivano annunciati da un “bando” e questo genere di attività si definì con l’espressione di “corti bandite”: ad esse prendevano parte musici, saltimbanchi, ballerini che erano peraltro tenuti in grande considerazione. Tra l’XI e il XIV secolo questo tipo di feste si diffuse in tutta Europa e portò con sé il consolidamento di compagnie strumentali: si pensi, per essere chiari con un esempio, ai trombettieri che annunciavano con squilli l’entrata in pista dei cavalieri. L’origine della parola banda, in ogni caso, la si fa risalire a questo periodo e, con ogni probabilità al termine gotico “bandwa” che vuol dire “insegna”, in stretto contatto
etimologico con il nostro “bando”. Si costituiscono poi Confraternite di suonatori girovaghi e,
intorno al XVI secolo, i primi complessi di “musiche municipali”, Ma è nel 1700 che cominciano a perfezionarsi gli strumenti a fiato: un impulso decisivo viene dato dalla rinnovata organizzazione militare. E’ in questo secolo (fenomeno per il vero iniziatosi in quello precedente) che le fanfare vengono organizzate stabilmente con le denominazioni dei vari Reggimenti. Francia, Italia e Germania sono al centro del fenomeno. Parallelamente, si sviluppano le “Bandes des violons”: suonatori non inquadrati militarmente che allietano feste di corte ed altre cerimonie civili. In queste formazioni sono però ancora utilizzati strumenti a corda, particolarmente i violini.

E’ infine la Rivoluzione Francese a dare l’impronta della banda musicale moderna: non c’è rito o cerimonia in cui non si utilizzino complessi di tipo bandistico, tanto più che la maggior parte di queste occasioni si svolgono all’aperto ed hanno il compito di coinvolgere quanta più gente possibile. E’, finalmente, la musica “en plein ai?”.

Origini in Abruzzodelle Bande musicali

Per la prima volta la parola “bandista” è usata in un documento in Abruzzo sul finire del XVIII secolo: è la qualifica riportata accanto al nome di uno sposo nel registro dei matrimoni del Comune di Introdacqua e conservato presso l’Archivio di Stato dell’Aquila. Il documento anticipa di pochi anni le prime bande musicali costituite di cui si ha notizia certa: Pescina e Città Sant’Angelo nel 1801. Ma quel “bandista” di Introdacqua lo si deve collocare molto probabilmente nel fenomeno che anticipò le vere e proprie bande, cioé le “paranzelle” o “paranzuol”. Erano questi, gruppi di musicanti girovaghi dall’organico musicale piuttosto disparato: da 4 a 15 il numero degli elementi che suonavano strumenti a corda, a pizzico, a percussione e flauti di canna o di legno di bosso. La prima paranzella di cui si abbia notizia è quella di Gessopalena nel 1755.
Tornando alle vere e proprie bande musicali, l’inizio dell’800 è il periodo di prima gestazione: a Pescina e Città Sant’Angelo presto si aggiungono Spoltore (1808), Alanno (1809), Orogna (1814), Bisenti (1817) e ancora Lanciano,Teramo,Tagliacozzo, Giulianova (1880). In pochi anni la diffusione si fa capillare: è l’orgoglio municipalistico ad alimentare nuove formazioni, un po’ come oggi accade con le squadre di calcio. E cominciano le prime diatribe, al punto che nel 1842 il Giornale dell’Intendenza di Teramo pubblica ufficialmente le date di costituzione delle bande della provincia. L’uso era infatti che a suonare per prima in un paese fosse la banda più antica! Ma tutta la prima parte dell’800 è ricca di episodi perfino cruenti legati ad un esasperato campanilismo.
Con l’unità d’Italia l’escalation non si attenua: la nuova classe dirigente si fa anzi mecenate ancor più convinta. Spesso la banda è veicolo di voti, comunque di prestigio e di popolarità. Ogni Comune ha in pratica una banda ed il mecenate è spesso il sindaco o il maggior proprietario terriero. I finanziamenti portano all’ampliamento degli organici, all’introduzione di strumentisti sempre più preparati, alla cooptazione di maestri concertatori di prim’ordine. L’Abruzzo comincia a diventare, con la Puglia, la sede privilegiata di questi complessi. E verso la fine del secolo iniziano tournée clamorose: in Egitto, Turchia, Russia, Paesi scandinavi, Stati Uniti; sono Atessa, Pratola Peligna, Alanno i primi nomi di una serie lunghissima che perdurerà fino agli anni ‘30.

La riforma di Vessella


E’ il maestro Alessandro Vessella che inventa la banda moderna. E’ lui che dà corpo alla riforma degli organici e della strumentazione apposita per complesso bandistico. Divide gli strumenti per famiglie e trascrive le partiture operistiche e sinfoniche per questo tipo di organico. E’ il salto di qualità cui è Lanciano la prima a dare lustro con Augusto Centofanti. Questa banda vince i più importanti concorsi italiani rinverdendo i fasti dei “Diavolirossi” di Pianella della seconda metà dell’800. La seguono tutte le altre e per vent’anni in Italia le migliori bande sono quelle abruzzesi: con Lanciano, Chieti, Introdacqua, Pescina, Teramo. Concorsi nazionali ed internazionali, concerti in tutta Europa: con i successi, l’educazione musicale di un’intera regione. In ogni paese c’è infatti una scuola di musica: ragazzi, spesso al limite dell’analfabetismo, che diventano virtuosi di clarinetto o di flicorno. Il fenomeno crea peraltro quasi 5mila posti di lavoro. E’ la classe degli artigiani il nerbo della banda: professionisti sono soltanto i “solisti” (una dozzina): gli altri sono sarti, calzolai, falegnami che d’inverno svolgono la propria attività e d’estate integrano i guadagni con la cosiddetta “stagione”. Le bande raggiungono organici di 80,90 elementi. E con il fascismo viene ancor più a lievitare la qualità. Si riduce il numero dei complessi per favorire quelli dei centri maggiori: Pescara e ancor più Chieti allestiscono “storiche” formazioni. La prima con il maestro Scassa al principio degli anni ‘30; la seconda, con Domenico Valenti, si
pone all’attenzione del mondo. Il Daily News recensisce la tournée americana del ‘33-34; in Germania viene definita la “più grande banda del mondo”; suona a Livorno in onore di Pietro Mascagni: Chieti conquista insomma, la fama di miglior complesso bandistico di tutti i tempi. E’ l’apice, ma anche l’inizio del declino. La guerra spazzerà via il fenomeno: l’industrializzazione post-bellica mano a mano cancellerà gli artigiani e con essi gli uomini della banda. Le moderne tecnologie renderanno superfluo portare Verdi o Beethoven nei piccoli centri. Restano ancor oggi buone formazioni seguite da appassionati: si discute sul rinnovamento dei programmi. La banda può ancora avere una funzione; ma non potrà più essere quella del passato.”

Come stavo dicendo non sono riuscito a trovare il libro di Ferri e quindi ho tentato di raccogliere delle notizie sparse che purtroppo danno al testo una certa frammentarietà ma spero che ne sia valsa la pena.
Devo segnalare tra i testi da cui ho assunto notizie e che riporto in parte, gli elaborati della Classe v^ della Scuola elementare di Introdacqua che sono il risultato di una ricerca meritevole di lode per il sicuro impegno dei ragazzi e degli insegnanti .


Ma prima di parlare della Banda di Introdacqua mi piace coniugare la storia della banda con quello della festa. Nella convinzione che non cè festa senza banda non c’è banda senza festa.
Questo era nelle comunità contadine delle nostre valli e della nostra regione. In realtà la banalizzazione del tempo operata nella nostra società attuale porta a cancellare la distinzione tra le festa e il giorno lavorativo.
Avete mai visto una foto di Stakanov che sul trattore appare sorridente. Il lavoro sembra dargli felicità. Da lui il termine stakanovista. Ma al di là di questa curiosità nel dire che non sempre quel regime , per il quale lui si faceva ritrarre sorridente ha dato felicità, anzi molte volte dolori e fallimenti economici, possiamo dire che fin da ora il tempo del lavoro e della festa tendevano a sovrapporsi.

Per Josef Peiper (in “ Sintonia con il mondo,Cantagalli ,Siena, 2010 pagg.120) invece la festa è da intendere come tempo generatore di gioia più che di divertimento. La musica della banda è gioia non divertimento. Provate ad ascoltarla.
Proprio il cristianesimo glorifica la festa e proprio alcune manifestazioni al di fuori della liturgia cristiana trovano nella banda quell’apporto all’idea fondamentale di festa: celebrazione del dono dell’esistenza e ringraziamento del dono della vita per mezzo della resurrezione di Cristo. La festa in questa concezione diventa sintonia con il creato.
Penso che la Banda musicale di Introdacqua per quello che ha rappresentato nella storia delle comunità locali meritava questa lunga introduzione.


Eremo Via vado di sole, L'Aquila, sabato 12 giugno 2010

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