domenica 13 giugno 2010

SETTIMO GIORNO : Misericordia e amore

SETTIMO GIORNO : Misericordia e amore

Dice S. Paolo nella lettera ai Gàlati (2,16.19-21) “… l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo”. Quella fede che ci porta a credere in lui , il figlio di Dio , che “ mi ha amato ed ha consegnato se stesso per me”. Credere dunque di essere giustificati solo per mezzo della Legge significa rendere vana la grazia di Dio.
Affidarsi allora alla misericordia di Dio che è amore è vivere per Dio poiché” per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno”.
Sta in questa affermazione allora il senso e il significato che possiamo conoscere e riconoscere approfondendo la lettura di due brani della Sacra Scrittura.
Il secondo Libro di Samuele (12,7-10.13) in cui il Signore chiede a Davide perché dunque ha disprezzato la sua parola facendo ciò che è male ai suoi occhi e ottenendo in risposta il riconoscimento della propria colpa con quel “ Ho peccato contro il Signore”.
E l’episodio del Vangelo di Luca nel quale Gesù incontra in casa di un fariseo una peccatrice (7,36-8).
Entrambi i brani che abbiamo ricordato letti dalla storia delle arti visive e dalla musica hanno dato origine a capolavori come il Miserere di Davide e la tela di Caravaggio “La vocazione di Matteo”.
E’ nel Miserere che Davide implora misericordia con questi versi “Pietà di me o Dio / secondo la tua misericordia/ nel tuo grande amore / cancella il mio peccato. /Riconosco la mia colpa/ il mio peccato mi sta sempre davanti “ Ed è nel Miserere dei musicisti come Pierluigi da Palestrina a Gregorio Allegri fino a Zucchero Fornaciari per non parlare dei dodici miserere della Cappella Sistina che esplode, si cheta, rinvigorisce, si addormenta e rivive l’ansia della ricerca del perdono , nella consapevolezza che quello che salva è la fede :”La tua fede ti ha salvata : va in pace” Perdono che dà la pace.
Caravaggio che nella Chiamata di Matteo ci propone un Cristo spesso criticato dai suoi contemporanei perché sedeva con i peccatori , così come fa nella casa del fariseo, rivela in questa tela una soprendente attualità perché nelle figure attorno al tavolo emblematicamente egli rappresenta le problematiche della società a lui contemporanea che in definitiva si incontrano ancora oggi nella nostra società contemporanea..
E’ proprio il racconto fatto da Luca dell’incontro di Gesù Cristo in casa di uno dei farisei che ci conduce per mano a quel mistero che è l’amore “ ricerca continua” di perdono.

In questo brano Luca racconta che ”mentre Gesù è a pranzo da un fariseo di nome Simone, «una peccatrice di quella città viene con un vasetto di olio profumato, si rannicchia ai piedi di Gesù, li bagna di lacrime, li asciuga con i suoi capelli, li bacia e li cosparge di olio profumato». Gesù accetta questo comportamento di una prostituta, comportamento «sconveniente» ma mosso da un amore gratuito, comportamento che lo rende impuro, e così si espone al rimprovero del suo ospite che mormora tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe che specie di donna è colei che lo tocca: è una nota peccatrice!»…”
Gesù allora,in risposta al rimprovero del fariseo , passo passo ci porta ad interrogarci, usando anche per quel suo amico un metodo quasi socratico nell’invitarlo ad entrare e scavare in se stesso , portandoci a raggiungere la certezza che riconoscere il proprio peccato ci restituisce sempre dignità attraverso il perdono gratuito.
Afferma Enzo Bianchi : “Siamo di fronte a un insegnamento capitale di Gesù, che dovrebbe darci un altro sguardo, il suo sguardo – che è quello di Dio – sugli eventi quotidiani. L’agire di Gesù mostra sempre che Dio ama i peccatori, soprattutto i peccatori riconosciuti tali dagli uomini: ma qual è il motivo della preferenza di Gesù per la compagnia dei peccatori manifesti? Chi pecca di nascosto non è mai spronato alla conversione da un rimprovero altrui, perché continua a essere stimato per ciò che di lui appare all’esterno; chi invece è un peccatore pubblico si vede costantemente esposto al biasimo, e in tal modo è indotto a un desiderio di cambiamento. Nel pentimento che nasce da un «cuore spezzato» (cf. Sal 51,19) può dunque divenire sensibile alla presenza di Dio, il quale non desidera la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cf. Ez 18,23). Ecco perché Gesù ha dichiarato: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati; non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori» (Mc 2,17); e anche: «I pubblicani e le prostitute vi precedono nel Regno di Dio» (Mt 21,31). Egli prende di mira quanti si credono giusti e non si sentono solidali con gli altri uomini, ma giungono fino a vantarsi di tale «separazione». Come il fariseo raffigurato in un’altra parabola (cf. Lc 18,9-14), essi ringraziano Dio per la propria giustizia, mentre disprezzano gli altri uomini, solo perché non vogliono riconoscersi peccatori come loro… È quello che fa Simone il fariseo, e che anche noi come lui siamo sempre tentati di fare!”
E’ però la parabola del creditore che sembra ingenerare qualche confusione quando Gesù dice :” Per questo io ti dico : sono perdonati i suoi molti peccati , perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco ama poco”. Sembra che Gesù voglia in qualche modo spronare a molto peccare. Non è così, anche se Lutero poi dirà “ ama fortemente e pecca fortemente”. Non è così perché bisogna leggere il brano nel contesto del mondo dei farisei per i quali bastava l’osservanza della legge e rendere giusti .


S. Paolo affermerà più volte con forza che non è la giustificazione della legge che salva ma è la misericordia di Dio , immensa e gratuita, che salva.
E’ poca cosa dunque quello che per il fariseo era tutto la giustificazione per mezzo della legge.Il perdono sta esclusivamente nella misericordia di Dio che restituice la libertà , la libertà anche dalla legge .
Così il salmista può affermare : “ (Sal. 31(32))Ti ho fatto conoscere il mio peccato /non ho coperto la mia colpa./ Ho detto :” Confesserò al Signore la mia iniquità”/ e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Dunque che cosa salva? Non la considerazione di sentirci giusti per aver osservato la legge e quindi di non aver bisogno di conversione ma la capacità di affidarsi a Dio sempre perché sempre l la nostra fragilità ci mette nella condizione di fare quello che è male ai suoi occhi.
I precetti dunque non bastano , bisogna amare come San Bernardo di un amore “la cui misura è quella dui essere senza misura e andare oltre la legge perché “ se la giustificazione viene dalla Legge Cristo è morto invano”

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, domenica 13 giugno 2010

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