domenica 30 gennaio 2011

BIBLIOFOLLIA : Lussuria libraria

BIBLIOFOLLIA : Lussuria libraria


Scrive Giorgio Manganelli "Nella mia vita fin dall'infanzia ho sempre praticato il peccato di lussuria libraria. Ho amato i libri di amore passionale, poligamico, vizioso, incontinente, maniacale. Ho sedotto e stuprato libri. Ho abbandonato libri in stato interessante. Ho ucciso libri per gelosia, altri ho scelto per odio di altri libri che non volevano amarmi."

Si macchia dello stesso peccato Umberto Eco che così formula la sua biblioteca ideale “Messieurs les anglais, je me suis couchè de bornie heure. Tu quoque, alea! Licht, mehr Licht uber alles. Qui si fa l’Italia o si uccide un uomo morto. La guerra è una cosa troppo seria perché la vecchia guardia muoia. Soldato che scappa, arrestati sei bello. Fratelli d’Italia, ancora uno sforzo. L’aratro che traccia il solco è buono per un’altra volta. L’Italia è fatta ma non s’arrende. Ben venga maggio, combatteremo all’ombra. Allons enfants de la patrie, ma l’amore no. Spesso è subito sera. Tre donne intorno al cor e senza vento. L’albero a cui tendevi la nebbia agli irti colli. Non chiedere la parola impazzita di luce. Dall’Alpi alle Piramidi andò in guerra e mise l’elmo. Fresche le mie parole nella sera pei quei quattro scherzucci di dozzina. Sempre libera sull’ali dorate. Addio monti sorgenti dall’acque, ma il mio nome è Lucia. O Valentino, Valentino storno! Guido io vorrei che la ciel si scoloraro. Conobbi il tremolar, l’arme, gli amori. Esterina, bocca di sorgiva. De la musique, où marchent des colombes. Fresca e chiara è la notte, e il capitano. M’illumino, piobove. Benché il parlar sia indarno, li ho visti a Pontida. Alle cinque della sera mi ritrovai per una selva oscura. Settembre, andiamo dove fioriscono i limoni. Sparsa le trecce morbide, una spronata, uno sfaglio: questi sono i cadetti di Guascogna. Qui comincia l’avventura del Pelide Achille. Aprile: ei fu. Tintarella di luna, dimmi che fai. Gioia, figlia dell’Eliso, guai a chi me la tocca. In principio la terra era siccome immobile. Eppure il dottor Livingstone si muove! Contessa, cos’è la mia vita: tre civette sul comò”.

Che però precisa “[…] Ci sono due tipi di libro, quelli da consultare e quelli da leggere. I primi (il prototipo è l’elenco telefonico, ma si arriva sino ai dizionari e alle enciclopedie) occupano molto posto in casa, son difficili da manovrare, e sono costosi. Essi potranno essere sostituiti da dischi multimediali, così si libererà spazio, in casa e nelle biblioteche pubbliche, per i libri da leggere (che vanno dalla Divina Commedia all’ultimo romanzo giallo). I libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio elettronico. Son fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in barca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, assumono una fisionomia individuale a seconda dell’intensità e regolarità delle nostre letture, ci ricordano (se ci appaiono troppo freschi e intonsi) che non li abbiamo ancor letti, si leggono tenendo la testa come vogliamo noi, senza imporci la lettura fissa e tesa dello schiermo di un computer, amichevolissimo in tutto salvo che per la cervicale. Provate a leggervi tutta la Divina Commedia, anche solo un’ora al giorno, su un computer, e poi mi fate sapere.

Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta. Il coltello viene inventato prestissimo, la bicicletta assai tardi. Ma per tanto che i designer si diano da fare, modificando qualche particolare, l’essenza del coltello rimane sempre quella. Ci sono macchine che sostituiscono il martello, ma per certe cose sarà sempre necessario qualcosa che assomigli al primo martello mai apparso sulla crosta della terra. Potete inventare un sistema di cambi sofisticatissimo, ma la bicicletta rimane quella che è, due ruote, una sella, e i pedali. Altrimenti si chiama motorino ed è un’altra faccenda.

L’umanità è andata avanti per secoli leggendo e scrivendo prima su pietre, poi su tavolette, poi su rotoli, ma era una fatica improba. Quando ha scoperto che si potevano rilegare tra loro dei fogli, anche se ancora manoscritti, ha dato un sospiro di sollievo. E non potrà mai più rinunciare a questo strumento meraviglioso. La forma-libro è determinata dalla nostra anatomia.”


Ma come scrive Roberto Ridolfi i libri si amano o non si amano “Non credo che nessuno possa sospettarmi di una bibliofilia esteriore e deteriore. Amo i libri per il loro contenuto, e il loro contenuto so, forse, gustare non meno di alcuno altro uomo; ma li amo di più se la veste esterna dà loro un più degno e proporzionato castone. Se tutto ciò che è bello è, per definizione, buono ed amabile, perché non dovrei io amare pur questa forma e, direi, questa occasione di bellezza? Si ama una donna per il suo spirito e la sua grazia, ma molto anche per la bellezza del corpo e moltissimo per l’eleganza del vestire e dello adornarsi. L’anima e la carne: siamo ancora a questo dissidio, ch’è armonia qualche volta; e anche nella corporea veste di un bel libro è cosa rara e stupenda goderne, quando accada, di tale armonia.

Item, il mio cupido amore per certe prime edizioni non è, o è in minima parte, dovuto a mera avidità di bibliofilo; né tutte parlano ugualmente al mio spirito. Un’edizione originale del Poliziano, dell’Ariosto, del Montaigne, a me dicono molto più della editio princeps della Divina Commedia, sebbene neppure a questa possa accostarmi senza venerazione. Le prime edizioni che amo fino a soffrirne sono quelle che gli autori stessi curarono, vegliandone giorno per giorno i progressi; e su quei fogli videro primamente, con commosso animo, sciamare per il mondo i loro fantasmi di poesia e di bellezza. Io credo che le cose s’impregnino dell’amore e delle sofferenze degli uomini; e in nessuno altro modo, né altrove come su quelle pagine, mi sento altrettanto vicino all’anima di uno scrittore.”


Eremo Via vado di sole , L'Aquila 29 Gennaio 2011

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