domenica 23 gennaio 2011

SETTIMO GIORNO : Galilea delle genti .Il popolo ha visto … una grande luce

SETTIMO GIORNO : Galilea delle genti .
Il popolo ha visto … una grande luce

Una luce è sorta nella terra di Galilea. E’ la luce del Signore che è salvezza e difesa della vita.

Una luce sulla via del mare, oltre il Giordano sulla Galilea delle genti.

Nella terza domenica del tempo ordinario (anno A ) le letture di Isaia (8,23b -9,3) di S. Paolo Prima lettera ai Corinzi (1,10 - 13,17) e del Vangelo di Matteo (4,12-23) ci chiamano a riflettere, in estrema sintesi su alcuni temi :l’inizio della vita pubblica di Gesù Cristo come Messia sofferente; la semplicità della chiamata dei suoi primi discepoli ; la necessità dell’unità dei cristiani perché non venga resa vana la croce di Cristo che è in definitiva, con la sua resurrezione, il punto di riferimento di ogni pensiero, riflessione , azione e comportamento.


Già Isaia ad un popolo sofferente, perplesso , stanco , che camminava nelle tenebre additava una grande luce. Rifulgerà sulla terra tenebrosa una luce. La luce del Cristo che seppure anche lui sofferente e avviato sulla strada della crocifissione sceglierà per cominciare la sua missione una terra di confine: Cafarnao. La Galilea e Cafarnao come luoghi di incontro di culture, storie , trasffici e uomini diversi, i più diversi tra loro.


La prima lettura (Is 8,23-9,3) viene ripresa direttamente nel vangelo (Mt 4, 12-23). In questo modo Matteo aiuta i lettori ebrei a capire che il "fenomeno Gesù" non è imprevisto e fuori dalle attese messianiche, fatto estraneo alla storia della salvezza. È proprio lui quello che era stato annunciato già secoli prima dai diversi messaggeri di Dio. Risulta esatto anche il luogo di inizio del suo ministero, la Galilea delle genti (Mt 4,15), la regione aperta alla presenza di persone di altre nazioni e non di fede ebraica. È Gesù la luce attesa per illuminare non solo il popolo di Israele, ma anche "i gentili", ovvero chi appartiene ad altre popolazioni. Lo, aveva preannunciato anche Simeone (Lc 2,30-32) quando aveva accolto Gesù nel tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita.


Cafarnao è la piazza più battuta di tutta la regione. Si trova sulla famosa "Via maris", strada internazionale principale che collegava Damasco - capolinea di tutte le piste del deserto e della Mesopotamia - con Cesarea Marittima, porto d'attracco di tutti i commerci del Mediterraneo e transito obbligato per giungere in Egitto. Qui c'è una dogana, perché confine di Stato dove tutti si fermano, e una guarnigione militare romana. E' il carrefour del mondo pagano. Ce lo conferma l'oracolo di Isaia, citato da Matteo: "Gesù, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla Via maris, al di là del Giordano, galilea - cioè regione - dei pagani".


Quindi Gesù sceglie di abitare a Cafarnao e li inizia il suo "lavoro" di predicatore, e sempre in quella città tesse le prime trame della sua rete di relazioni di amicizia.

L'evangelista ci svela nel racconto le motivazioni di questa scelta. Gesù decide di abitare non al centro della fede religiosa del suo tempo, Gerusalemme (che tra l'altro non sarebbe nemmeno distante dal luogo della città natale, Betlemme). Gesù vuole abitare in questo luogo che si trova ai confini sia della terra di Israele ma anche ai confini della religione. Abita in questo luogo di crocevia di genti, di incertezza religiosa e sociale. E' un luogo dove sembra esser più forte la tenebra rispetto alla luce. Non è il luogo del Tempio di Gerusalemme, che con la sua grandezza e la sua solenne liturgia è segno luminoso della religione che si impone con chiarezza e forza.

Gesù sceglie il confine e si attornia di pescatori e malati. E in questo paese lui non ci passa solamente in modo veloce, ma ci viene ad abitare, anche se poi il suo movimento sarà continuo e la direzione sarà quella di Gerusalemme. Ma a Gerusalemme non troverà casa, ma morirà cacciato fuori dalle mura. Gerusalemme non è proprio per lui.


Una missione dunque che si annuncia per compiere quello che era stato detto dallo stesso Isaia “Terra di Zabulon e terra di Nèftali , sulla via del mare , oltre il Giordano Galilea delle genti. Il popolo che abitava nelle tenebere vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte, una luce è sorta.”

E che si annuncia anche per sovvertire alcune cose perché inizia con un invito : “ Convertitevi , perché il regno dei cieli è vicino.” Un annuncio di sovvertimento è questo regno dei cieli che si avvicina perché è proclamato da un uomo, da un messia sofferente, da un Gesù che all’annuncio fa seguire guarigioni di ogni sorta di malattia e infermità nel popolo.

E non solo per l’aspetto fisico ma anche per quello mentale , morale e spirituale.

Tanto che ci fa implorare oggi , noi che scopriamo in noi l’effetto di quelle guarigioni

noi che abbiamo nella fede o nella vita le meravigliose parole del salmo 131: "Signore, il mio cuore non ha pretese: non è superbo il mio sguardo - non desidero cose grandi - superiori alle mie forze: - io resto tranquillo e sereno. Come un bimbo in braccio a sua madre - è quieto il mio cuore dentro di me".


Scrive paolo Curtaz “E l'annuncio è bruciante: "Convertitevi perché il Regno si è fatto vicino". Sì, così scrive Matteo: è il Regno ad essersi avvicinato, è lui, Dio, che prende l'iniziativa, a noi di accorgerci, di girare lo sguardo (convertirsi, appunto). Dio non esordisce con qualche reprimenda morale, con qualche sensato discorso teso a suscitare pentimento e cambiamento di condotta. Lui, lui per primo si offre, si dona, rischia. Dice: "Io ti sono vicino, non te ne accorgi?" Accorgersi significa davvero mollare tutto, lasciar andare i molti affari, le molte cose, per recuperare l'essenziale, come Pietro, come Andrea, che diventano – finalmente – pescatori di uomini. Il Regno è la consapevolezza della presenza entusiasmante e sorridente di Dio. Il Regno è là dove Dio regna, dove lui è al centro. E la Chiesa, comunità di chiamati e di discepoli appartiene al regno anche se non lo esaurisce.

A Zabulon e Neftali siamo chiamati a dire: "Dio ti è vicino". Non hai nessun merito perché ciò accada: è iniziativa libera di Dio, tu, allarga il cuore.”

Gesù inizia il suo ministero in Galilea, una regione storicamente provata e inquinata dal continuo passaggio di popoli stranieri; i galilei stessi erano ritenuti gente poco evoluta e avevano pochissimo peso nella vita di Israele.

Gesù comincia da loro: è una Sua scelta.

Una costante del comportamento di Dio è, infatti, questa: mettersi dalla parte degli ultimi, accostarsi alle situazioni disperate, avvicinarsi a chi è allontanato dagli altri.


Dirà san Paolo: " Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono" (1 Cor 1,27-28)

Per Matteo questo spostamento da Nazaret a Cafarnao, sul lago di Tiberiade, ha una importanza non tanto logistica quanto teologica, perché rappresenta il compimento della profezia di Isaia. Matteo così ha già anticipato il tema della salvezza destinata a tutte le genti. Gesù, iniziando il ministero in Galilea, una regione abitata da ebrei e pagani insieme, prelude alla missione universale dei discepoli, che affiderà loro, quando apparirà sul monte della Galilea (Mt 28,16-20).


La brevità estrema con cui viene narrata la chiamata dei primi quattro discepoli, mette in evidenza la forza irresistibile della parola di Gesù: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini" (v. 19). E' questo il centro del racconto.

La stessa forza che egli esprime quando darà appuntamento ai suoi discepoli , dopo la morte e la resurrezione proprio in quella terra di Galilea. Per indicare loro che da lì si ricomincia il cammino , ma questa volta senza di lui . Senza la sua presenza fisica ma con l’aiuto dei suoi doni lo spirito che il Padre ha mandato dopo di lui e il pane degli angeli quel cibo eucaristico che ogni giorno ripete “Venite dietro a me … “ Si tratta qui di una chiamata gratuita che aspetta disponibilità e offre libertà di scelta.

Una chiamata che mette però l’uomo, seppure con piena libertà e disponibilità, nella condizione di farsi strumento di quella volontà che appunto avvera il regno dei cieli già su questa terra. “Venga il tuo regno ::” un regno che appunto comincia su questa terra , ora.

Certo è stato detto che Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni erano poveri pescatori e quindi in realtà lasciavano poco. In vero essi lasciavano la ricchezza di una barca , Giacomo e Giovanni lasciavano il padre.


Per capire che cosa lasciavano occorre guardare alla realtà di quel loro tempo , alla storia della regione della Galilea e alla storia della stessa Cafarnao. Se si studia l’archeologia della città si apprende che la casa di Pietro , nella quale Gesù fu accolto e dove dimorò sorgeva in un quartiere che oggi definiremmo residenziale e che lo stesso Pietro non era un semplice pescatore ma un facoltoso commerciante . Quegli uomini lasciavano dunque molto e annunciare il vangelo con loro accanto era un vero sommovimento Non è più un discepolo che si sceglie il maestro ma è il maestro a chiamare a sé il proprio discepolo . Seguire il maestro allora vorrà dire , come ancora vuole dire lasciare affetti e averi per conservarsi fedeli e uniti .

[ Fonte Il testo usa i commenti al Vangelo della III Domenica del tempo ordinario come si possono leggere negli scritti di vari autori e commentatori pubblicati sul sito : http://www.qumran2.net/parolenuove/commenti. opportunamente scelti da me dopo una attenta lettura . Mi scuso se a volte non cito l’autore ma si tratta di brevi frasi o solo idee che nascono dalla lettura. Molte scelte sono conseguenti all’ascolto dell’omelia domenicale di padre Nando Simonetti che celebra la domenica nella chiesa di S. Sisto di L’Aquila alle ore 10,00 che offre sempre occasioni di stimolo e approfondimento. V.M. ]


Eremo Via vado di sole, L'Aquila,
domenica 23 gennaio 2011

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