sabato 15 gennaio 2011

MEDITERRANEO : Tunisia. Rivolta e slang della piazza. Le parole



MEDITERRANEO : Tunisia. Rivolta e slang della piazza . Le parole.


“La nostra rivoluzione diventa il modello per il Maghreb e si allarga al Medio Oriente. Oltre 300 milioni di arabi guardano a noi come ispirazione per rovesciare le loro dittature “ dichiara l’avvocato quarantenne Fawzi Jaballah , uno dei web-attisti della rivolta. E continua.: 2l’organizzazione delle folle è stata praticamente tutta via Facebook e blog : messaggi, foto, appelli e parole d’ordine lanciate dai nostri computer , contro la censura, contro un regime che impedisce i partiti di opposizione “

Su Facebook il suo indirizzo è intitolato “ Ben Alì Dégage” lo slogan in francese che sta per “ Ben Alì, via , a casa “ che è stato urlato a perdifiato e per tutta una giornata . La giornata in cui alla fine il leader Ben Ai fugge all’estero .La rivolta del pane ha costretto dunque Zine el Abidine Ben Ali all’esilio pur avendo tentato di restare al suo posto e di salvare in extremis il salvabile concedendo : non si sarebbe candidato nel 2014 e successivamente garantito libere elezioni entro sei mesi. E’ scappato dunque con la famiglia e il suo clan accusato di corruzione , mafia e clientelismo . Ora la Tunisina è a metà strada tra speranza e paura, libertà riconquistata e gravi incertezze per il futuro. Si vedrà.

Il blogger Fares Mabrouk scrive che questo è il momento di sognare. “ Siamo soli nella rabbia e nell’inquietitudine, che si sbaglia di secolo e di Paese. Nessun partito politico , né organizzazione o associazione, né alcuna figura all’opposizione o di partito può rivendicare questa rivolta dei tunisini , né dirsene iniziatore. La rivolta viene dal popolo e gli appartiene. Questo popolo che certi ritenevano al guinzaglio dà una lezione alla sua classe politica e al mondo. E’ compito dell’élite del nostro paese rispondere all’appello e immaginare il futuro. Dobbiamo costruire i nostri modelli politici, sociali, economici e culturali . Dobbiamo dimostrare al mondo cos’è una democrazia araba. Sognare una Tunisia , portatrice di speranza per tutti.

Ma per far questo due condizioni sono indispensabili . Dobbiamo riappropriarci del diritto di parola cui non avremmo mai dovuto rinunciare. L’altra condizione è stipulare come in un contratto il rapporto tra i tunisini e la loro élite politica. Quest’ultima deve essere al nostro servizio e non viceversa. Per non vanificare i sacrifici, è urgente sognare la Tunisia di domani. Sogniamo !”


E gli fa ancora eco Fawzi Jaballah che afferma : “ Siamo un gruppo di 600 intellettuali arabi collegati con Mohammed el Baradei (il candidato egiziano anti Mubarak) . Ci parliamo coordiniamo gli sforzi . In Egitto, Marocco, Algeria, Giordania,Libano guardano con ammirazione a ciò che avviene da noi, La Tunisia diventa il modello della rivoluzione laica democratica. Cinque decadi fa abbiamo vissuto la decolonizzazione , ora finalmente arriva il vento della democrazia tra le dittature arabe “

(Demonstrators throws stones at police during clashes in Tunis, Friday, Jan. 14, 2011. Tunisia's president declared a state of emergency and announced that he would fire his government as violent protests escalated Friday, with gunfire echoing in the North African country's usually calm capital and police lobbing tear gas at protesters. (AP Photo/Christophe Ena)



E infatti sui due versanti , su quello d’Occidente (Maghreb) come su quello d’Oriente (Mashereck) il mondo arabo conosce una stagione agitata. Scorre il sangue e i vecchi rais richiano il posto.

E’ semplice allora il messaggio di Fawzi Jaballah : “ Mubarak, Gheddafi , Bouteflika e compagnia bella attenti ! Farete la fine di Ben Ali. La rete dei web attististi non si ferma”

Dunque una rivoluzione che il web sta supportando favorendo contatti di militanza . 2577 per Jaballah e loghi come “Salvare la Tunisia” “ Tunisi libera “

Insiste Fawi Jaballah : “ Il Medio Oriente è come l’Europa dell’Est alla vigilia della caduta del Muro di Berlino nel 1989. Cadde il primo bastione del comunismo al quale seguirono gli altri. L’effetto domino della Tunisia sarà lo stesso


. E’ appena all’inizio e internet è il suo veicolo principale “.

E se dunque in occasione di storiche rivoluzioni come quella francese le parole d’ordine furono : libertà, fraternità uguaglianza “ le parole del web di oggi sono altre che forse ci assomigliano. La rivolta si esprime in Tunisia con un misto di “slang” mutuato dagli studenti francesi e l’arabo proveniente dalle province ai confini con il Sahara.

Nelle università a tirare i sassi vedi tanti “ bob”, i ragazzi con i vestiti larghi , i pantaloni sotto la vita, le scarpe slacciate e le teste perennemente coperti da berretti di lana.

I “dst” sono i poliziotti in borghese. Ma la gente detesta di più gli “hakem”, gli ufficiali che hanno il potere di requisirti l’automobile per un cavillo burocratico, revocare le licenze per un negozio ed altre soperchierie del genere.

Pane e lavoro ma anche giustizia la richiesta dei manifestanti che urlano: “ Hurria non rassas “ ovvero “libertà non proiettili”

Vengono attaccate le aziende e le proprietà dei componenti il clan del Presidente Ben Ali . Lo slogan è basta con la dittatura che è , in questo caso, dittatura dei privilegiati .

Sulle piazze sono assenti i simboli dell’Islam religioso e gli studenti leggono su quelle stesse piazze sconvolte dalla guerriglia gli scritti di Pablo Neruda, , Tagore e le poesie di lotta del palestinese Mahomoud Darwish e non mancano i ritratti neri e rossi di Che Guevara. Tutto questo ricorda il 1968 e la rivoluzione di quell’anno da parte degli studenti della Sorbona che tentò di mettere la fantasia al potere .


Eremo Via vado di sole, L'Aquila, sabato 15 gennaio 2011

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