domenica 16 gennaio 2011

OCCHIO DI GIUDA : IL CARCERE DI SANT’ANNA




OCCHIO DI GIUDA : IL CARCERE DI SANT’ANNA


Nel Carcere di Sant’Anna di Modena sono ospitate quasi 500 persone di cui 23 nella sezione femminile. Oltre il doppio della capienza tollerabile. In gran parte sono stranieri, poi tossicodipendenti, gente senza fissa dimora. Molti giovani. In crescita le pene di breve durata per ‘piccoli reati’. Molto simile la situazione negli istituti di Saliceta San Giuliano e Castelfranco.

Il gruppo Carcere e Città di Modena trova crescenti difficoltà nella propria attività di volontariato nell’organizzare i colloqui con i detenuti, nel programmare attività ricreative, sportive e culturali. Sono praticamente sospese, le possibilità di far incontrare il detenuto con i figli o il coniuge, gli accompagnamenti in permesso. A causa del sovraffollamento e la carenza di personale tutto il personale disponibile è utilizzato solo per la custodia.


Il carcere diventa così un luogo sempre più chiuso e invivibile. Sono rari i programmi di reinserimento nella società civile e così le misure alternative alla detenzione. Anche perché i magistrati di sorveglianza si trovano di fronte a cittadini sempre più sospettosi perché disinformati delle reali situazioni di dolore e di disperazione dei detenuti. Ma anche dei reali vantaggi che queste misure possono offrire sia per il ‘recupero’ dei detenuti che per la sicurezza stessa della città.

La tragica situazione dei carcerati è sottolineata dai suicidi. Quest’anno ci sono stati in Italia già sessanta suicidi e vari tentativi di suicidio, 20 volte maggiore rispetto alla popolazione fuori.

A Bologna in Piazza Re Enzo è stata allestita il 22, 23, 24 ottobre una “copia” di cella carceraria. All’iniziativa ha partecipato anche il gruppo Carcere e Città di Modena fondato da Paola Cigarini Presidente dellaConferenza Regionale Volontariato. I numerosi cittadini che hanno visitato la ‘cella’, hanno potuto costatare direttamente quanto sia difficile vivere in tre o quattro, di culture e lingue diverse, 22 ore su 24, all'interno di una cameretta tre per due, dove la porta è chiusa e lo spazio vitale è ridotto al minimo. Le tensioni aumentano, ogni cosa può diventare occasione di litigio. Una donna di 36 anni nel carcere di S. Anna scrive: “…Mi sveglio al mattino col pensiero di come sarò trattata, ormai mi sto trasformando, la mia cella è sempre più una gabbia da cani. Troppo odio scorre nei corridoi, entra in noi cambiando tutto, la nostra bontà l’educazione ricevuta, i valori. Tutto questo lascia un tremendo dolore interno”.. Vito Zincani procuratore della Repubblica di Modena dopo aver visitato il carcere concludeva: “Il carcere di S. Anna è una sorta di discarica sociale dove vengono relegate quelle problematiche che non trovano spazio nella società” (Gazzetta di Modena 20-8-10)

Modena civile e democratica deve finalmente prendere consapevolezza di questa comunità della città e farsene carico.

( Fonte Beppe Manni 31 ottobre 2010 Pubblicato sulla Gazzetta di Modena)


Ristretti Orizzonti scrive il 30 luglio 2010 :

“Il carcere di Sant’Anna è il più sovraffollato tra i 13 istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna quindi uno dei più sovraffollati d’Italia. L’Emilia-Romagna è in assoluto la regione con il più alto indice di sovraffollamento a livello nazionale. Al suo interno vivono circa 500 detenuti, il doppio della capienza, mentre il numero degli agenti penitenziari è molto al di sotto di quanto previsto dalla pianta organica. La denuncia arriva dal Pd di Modena che sulla situazione esplosiva del Sant’Anna ha già presentato un’interrogazione in Comune e ne presenterà una analoga in Provincia. Altre interrogazioni, a firma di consiglieri regionali e parlamentari modenesi, sono state presentate in Regione e al ministro della Giustizia, Angelino Alfano.

Oggi la pianta organica del carcere di Sant’Anna prevede 226 agenti. Gli agenti in servizio sono 170, 20 dei quali impiegati in funzioni amministrative. Tenendo conto dei turni, delle ferie, dei permessi e del personale distaccato in altre sedi gli agenti effettivi che si occupano della custodia dei detenuti sono meno di 130. E devono provvedere a 500 detenuti, circa uno ogni quattro, mentre il rapporto dovrebbe essere, sulla carta, di un agente per ogni detenuto.

“La prima cosa da fare sarebbe quella di assegnare finalmente al carcere di Sant’Anna i 21 agenti in più promessi a più riprese da esponenti del governo e del centrodestra locale - spiega Sergio Rusticali, coordinatore del Forum cittadino del Pd sulla sicurezza - sarebbe la misura minima da prendere di fronte a una situazione divenuta ormai ad altissimo rischio”. Una situazione nella quale, secondo la parlamentare Manuela Ghizzoni, che ha presentato un’interrogazione al ministro Alfano, diventa “praticamente impossibile svolgere quella funzione di recupero dei detenuti che la Costituzione assegna agli istituti di pena. E questo nonostante l’abnegazione e lo spirito di sacrificio dimostrato dagli agenti di custodia e dalle associazioni di volontariato”.


Il Piano carceri messo a punto dal governo prevede di aumentare i posti disponibili negli istituti penitenziari attraverso lavori di ristrutturazione e ampliamento delle strutture esistenti. In particolare è prevista la costruzione di un terzo padiglione al Sant’Anna in grado di ospitare altri 150 detenuti. “Ma abbiamo il fondato timore che la nuova struttura serva soltanto ad alleggerire altre carceri in Regione e fuori regione, ad esempio la Dozza di Bologna, e quindi non comporterebbe alcun miglioramento per la casa circondariale di Modena - avverte il consigliere regionale Luciano Vecchi - a maggior ragione va rafforzato l’organico degli agenti di custodia in servizio effettivo al carcere di Sant’Anna”.

In generale nelle carceri della regione “sono presenti oltre 4.500 detenuti (di cui solo il 59% risiede in regione), mentre la capienza degli istituti ne prevede non più di 2.400”, spiega ancora Vecchi. Gli agenti di custodia previsti per legge sono dunque 2.400, ma in servizio attualmente se ne registrano solo 1.710.

Vecchi elenca anche i tagli al sistema regionale: senza contare il pagamento degli stipendi, nel 2005 dal ministero arrivavano 46 milioni di euro di risorse, mentre nel 2010 meno di 18 milioni. Il sistema delle carceri regionale è inoltre gravato da pesanti debiti: solo a Hera, deve nove milioni di euro.”


Tant’è che il 4 ottobre 2010 al Consiglio comunale di Modena è stato presentato il seguenteORDINE DEL GIORNO : “Premesso cheil numero dei detenuti nelle carceri italiane è passato da 48.683 nel 2007 a 58.127 nel 2008, arrivando al 31 dicembre del 2009 a contare 64.791 presenze con un tasso di sovraffollamento del 149,5%;·

il rapporto Eurispes 2009 afferma che la lentezza dei tempi della giustizia italiana è una delle principali cause del sovraffollamento delle carceri. Altro fattore che incide direttamente è l’alto turn-over dei detenuti (nel corso del 2009 a fronte di 88.066 ingressi si sono registrate 73.253 uscite). Il ricorso alla carcerazione preventiva è, inoltre, uno degli elementi che contribuisce maggiormente al sovraffollamento (il 46% dei detenuti è rappresentato da imputati in attesa di giudizio);

la situazione di grave disagio all’interno delle carceri è ulteriormente acuita dalla carenza di personale appartenente alla Polizia Penitenziaria, ma anche di educatori, assistenti sociali e psicologi;·

nonostante i detenuti abbiano la possibilità di ottenere con Ordinanza del Tribunale di Sorveglianza una misura alternativa alla detenzione ex l. 354/1975, la recente legislazione ha prodotto una restrizione dei requisiti per l’accesso all’esecuzione di pena fuori dal carcere. Il sovraffollamento potrebbe essere ridimensionato se, ad esempio, i detenuti definitivi con una pena inferiore ai tre anni (35,24% del totale) potessero accedere alle cd. misure alternative al carcere;

il cd. Piano Carceri del Governo (convertito nella legge n.14 del 27 febbraio 2009) prevede la costruzione di nuovi padiglioni in strutture preesistenti (tra cui la Casa Circondariale di Modena) e l’edificazione di ventiquattro nuove carceri, ma non prevede alcun intervento per garantire la presa in carico di detenuti ed ex detenuti da parte del tessuto comunitario locale;

l’Emilia-Romagna è l’unica Regione d’Italia con una percentuale di presenze rispetto alla capienza superiore di oltre il 100% ed è agli ultimi posti in Italia anche per il rapporto tra numero di detenuti e agenti di Polizia Penitenziaria;·

nel 2009 nelle carceri emiliano-romagnole erano presenti 4.488 detenuti così ripartiti: 75% di italiani, 13% di stranieri privi di permesso di soggiorno, 10% di stranieri con permesso di soggiorno, 2% di stranieri comunitari;

in Emilia-Romagna solo il 38% dei detenuti definitivi (16% della popolazione carceraria) può beneficiare del cd. percorso trattamentale (partecipazione a corsi di formazione o educazione, partecipazione ad attività culturali, etc.) a causa di problemi organizzativi legati al sovraffollamento;

i detenuti iscritti a corsi professionali rappresentano in Emilia-Romagna solo il 5% della popolazione carceraria e tra la popolazione carceraria straniera la percentuale scende all’1%;

circa il 30% dei detenuti nelle carceri emiliano-romagnole è affetto da psicopatologie;

Tenuto conto che


a Modena sono reclusi 453 detenuti, più del doppio rispetto alla capienza regolare (220 detenuti) e molto più della capienza tollerabile (409);

esiste una sezione femminile che ospita 23 recluse, una di alta sicurezza attualmente non operativa che ospitava circa 54 reclusi e una sezione con 30 reclusi cd. “protetti”;

la percentuale di detenuti italiani è pari al 32%;

i detenuti raggiunti da sentenza di condanna definitiva sono il 47% del totale, mentre più di 115 detenuti sono in attesa di giudizio di primo grado, 48 sono appellanti e 75 ricorrenti;

circa 180 detenuti sono tossicodipendenti conclamati e 120 detenuti presentano patologie psichiatriche di varia natura. E’ presente una sezione speciale che ospita 6 detenuti affetti da HIV;

la Casa circondariale di Modena è stata costruita nel 1984 ed inaugurata nel 1991 e presenta numerose carenze strutturali: le celle, che dovrebbero contenere non più di due detenuti, oggi arrivano a contenerne cinque e addirittura sei. Questo produce condizioni di difficile vivibilità in relazione, ad esempio, allo spazio vitale e di palese anti-igenicità: i bagni nelle celle sono piccolissimi e gli ambienti umidi;

attualmente sono in forza 172 Agenti di Polizia Penitanziaria, comprese le unità impiegate principalmente nelle traduzioni dei detenuti e nel piantonamento, con una carenza di 54 persone rispetto a quanto previsto dal D.C.P.M del 2001. Inoltre tra queste unità 25 sono temporaneamente assegnate ad altre sedi di sevizio. Tutto questo comporta un notevole incremento del carico di lavoro sul personale con ricorso costante a prestazioni di lavoro straordinario a discapito dei riposi settimanali e del congedo ordinario, un aggravamento dei livelli di stress e una generale sofferenza degli standard di sicurezza;

il nucleo traduzioni e piantonamento deve soddisfare l’esigenze dei tre istituti della provincia (Modena, Saliceta San Giuliano, Castelfranco) con un bacino di utenza pari a 700 persone. Il personale per le traduzioni viene, di conseguenza, sottratto al personale della Casa circondariale;

i mezzi a disposizione per il trasporto dei detenuti sono vecchi ed obsoleti: oltre il 50% dei veicoli non è funzionante né regolamentare e vede la presenza di mezzi con più di 20 anni;

gli stanziamenti a favore della Casa circondariale di Modena sono stato ridimensionati progressivamente con gravi conseguenza sulla manutenzione ordinaria dei fabbricati, sui mezzi di trasporto dei detenuti e sugli standard di sicurezza interna: ad oggi non sono funzionanti la sala regia delle telecamere interne, i sistemi di videosorveglianza, i sistemi antintrusione e antiscavalcamento. Tutti gli impianti e gli ambienti di servizio non sono a norma ex L. 626/94, tanto che il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria di Bologna è stato costretto ad informare la Procura della Repubblica di Modena dell’inadempienza;

nella Casa circondariale operano tre educatori, un medico incaricato che svolge il ruolo di Dirigente sanitario per conto dell’Asl, sei medici di guardia, circa dieci infermieri, uno psicologo ed uno psichiatra;

i momenti di socialità si articolano in due ore “d’aria” per sezione. Nel corso delle ore “d’aria” un’intera sezione (75 detenuti) viene spostata negli spazi comunitari sotto la sorveglianza di un solo agente di Polizia Penitenziaria;

i colloqui tra detenuti e familiari si effettuano il martedì, il venerdì ed il sabato in due sessioni, una mattutina ed una pomeridiana. E’ in vigore un progetto di animazione per i figli dei detenuti (“Peter Pan”), grazie al quale si organizzano feste per i bambini alla presenza dei genitori. Durante le visite è presente un’area attrezzata per il gioco dei bambini;

ogni anno si verificano in media sei casi rilevanti di autolesionismo, a cui si sommano altri casi soprattutto nei mesi estivi e sotto le feste. Di recente si sono verificati anche casi di tentato suicidio;


diverse sono le attività di formazione e socializzazione rivolte ai detenuti, implementate grazie al contributo determinante delle Associazioni di volontariato:

-corso di agricoltura biologica e apicoltura condotto da un agronomo: vede la partecipazione di dieci detenuti ed un progetto di vendita diretta dei prodotti al pubblico;

progetti di arte-terapia e danza-terapia rivolti, rispettivamente, a detenuti e detenute;

-corso di formazione professionale in collaborazione con “La Città dei Ragazzi”: prevede l'ottenimento della qualifica di saldatore e di elettricista e vede la partecipazione di circa dieci detenuti;

-corso per il restauro del legno cui partecipano circa sei detenuti;

-tre corsi di alfabetizzazione:

-un corso per l’ottenimento della licenza media

-un corso per l’ottenimento del diploma di qualifica professionale presso l’IPSIA “F. Corni”;

Considerato che

le competenze in materia di Amministrazione Penitenziaria spettano esclusivamente allo Stato e che il Comune può adottare azioni atte a potenziare il reinserimento sociale di detenuti ed ex detenuti, sensibilizzare l’opinione pubblica e migliorare la qualità di vita delle persone che vivono a contatto con la dimensione del carcere;

che i familiari dei detenuti devono affrontare numerosi disagi per far visita ai loro cari detenuti: l’autobus, ad esempio, non giunge fino al piazzale del carcere. Questo costringe i familiari (nella stragrande maggioranza dei casi donne con bambini piccoli) a percorrere circa un chilometro a piedi. Allo stesso modo, non esiste uno spazio coperto esterno che consenta ai familiari di attendere il turno del colloquio al riparo dalle intemperie;

Tutto ciò premesso, il Consiglio comunale invita la Giunta

a sollecitare il Governo a predisporre un piano di risorse per garantire l’applicazione delle norme per l’affidamento speciale dei detenuti tossicodipendenti e delle misure alternative alla detenzione (es. lavoro esterno e la semilibertà), attraverso un piano di incentivo al lavoro socialmente utile che coinvolga associazioni, volontariato e comunità locale al fine di offrire ai detenuti prospettive di vita futura e contemporaneamente migliorare il lavoro all’interno degli istituti di pena;

ad intraprendere azioni finalizzate a limitare il disagio dei familiari che si recano in visita ai detenuti;

a dedicare un Consiglio comunale tematico al tema del carcere e delle politiche sociali per il reinserimento di detenuti ed ex detenuti, aperto anche al contributo dell’associazionismo e del volontariato.

Firmato dai consiglieri:Giulia Morini Claudia Codeluppi Maurizio Dori Giancarlo Campioli

Paolo Trande Luigi Alberto Pini Stefano Rimini Salvatore CotrinoFrancesco Rocco

Giulio Guerzoni Gian Domenico Glorioso


Eremo Via vado di sole, L'Aquila, domenica 16 gennaio 2011

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