venerdì 26 novembre 2010

ARTE FACTUM : Cultura ( I )

ARTE FACTUM : Cultura ( I )

LA CULTURA NON È COMMESTIBILE

Il teatro della vita (e della politica)

di Claudio Magris da Il Corriere della sera 23 novembre 2010


Fa una certa impressione, e non solo agli appassionati, pensare che, anche solo per un giorno, in tutta l’Italia il teatro taccia, sia chiuso. Non è solo una preoccupazione culturale in senso stretto; quei palcoscenici — grandi o piccoli, sacri templi dello spettacolo o ardite e fugaci messinscene di gruppi avventurosi, opere classiche o provocatoriamente dissacranti — fanno parte del paesaggio d’Italia, del paesaggio della nostra vita. Attori o cantanti che entrano o escono dalla scena, parole immortali o amabili battute scacciapensieri che vivono sul palcoscenico e restano nell’aria, sono — anche a prescindere dalla grandezza di alcuni capolavori — uno sfondo della nostra esistenza come il mare o la collina della città natale. Anche quando non si va a teatro o al cinema, fa piacere sapere che comunque ci sono.

Naturalmente si può benissimo vivere anche senza teatro e ci sono beni immediatamente più necessari e indispensabili, dal pane alle cure mediche. Il teatro sciopera per protesta contro i tagli ai finanziamenti senza i quali non può sopravvivere. Non ho alcuna competenza per valutare se e fino a qual punto quei tagli siano inevitabili, in che misura potrebbero essere mitigati, con quale giustizia o ingiustizia colpiscano l’una o l’altra istituzione, quali altri spese invece inutili potrebbero essere limitate a beneficio del teatro e dello spettacolo in generale. Spesso, inoltre, quando si parla di cultura la si identifica arbitrariamente con alcuni suoi settori — la letteratura, l’arte, la musica, il teatro, il cinema — come se il diritto, l’economia, la medicina, la matematica e la fisica e tante altre attività umane non fossero altrettanto «cultura» e non richiedessero quindi creatività, spirito critico, capacità di osservazione e di analisi quanto il romanzo.

Il teatro, tuttavia, ha da millenni un ruolo fondante non solo nell’arte, ma anche nella vita comune della Polis, ossia, nel senso più alto del termine, della politica. È un’arte in cui l’irripetibile e insostituibile creatività individuale (dell’autore, del regista, dell’attore, dello scenografo e via dicendo) si fonde in una coralità che, senza mortificarla, va al di là di essa e ne fa un’opera sovraindividuale, un’espressione insieme personale e collettiva o meglio corale. Quest’ultima, a sua volta, instaura un dialogo non solo con ogni singolo individuo, ma con la società e la civiltà da cui essa nasce e che essa interpreta, per celebrarle o per criticarle.

Dalle origini rituali e religiose alle sacre rappresentazioni, al teatro totale wagneriano, a quello epico brechtiano a ogni forma—anche la più iconoclasta e lacerata, o l’esperimento più solitario e ribelle — il teatro è un evento pubblico ed è un fondamento della comune vita civile. Il teatro classico contribuisce in misura determinante a fondare la democrazia della Polis greca, a sua volta fondamento della civiltà occidentale. Le «leggi non scritte degli dèi» di Antigone, ossia i princìpi universali che nessuna legge positiva può violare, essenza dell’umanità, nascono non a caso sulle scene di Atene, con la tragedia di Sofocle, e traggono la loro forza anche da quest’origine.

Quando, nella tragedia di Eschilo, Oreste, il matricida, viene assolto — sia pure con formula dubitativa — si afferma il luminoso principio di valori laici superiori ai tribali legami di sangue ed è ancora il teatro dinanzi al pubblico di Atene a fondare questo universale-umano.

Non occorre essere Sofocle o Eschilo per essere riconosciuti nella dignità del lavoro teatrale che, come ogni lavoro, nasce non solo dai geni ma dall’opera, più o meno nota o oscura, di tutti coloro che vi contribuiscono. Certo, è meglio vivere senza teatro che senza pane. Ma la vita sarebbe triste senza il teatro e siamo nati non solo per sopravvivere, ma anche per capire qualcosa della vita e, se possibile, pure per goderla.

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, venerdì 26 novembre 2010



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