martedì 16 novembre 2010

SETTIMO GIORNO : Con la vostra costanza gaudagnerete la vita

SETTIMO GIORNO : Con la vostra costanza guadagnerete la vita


Il libro di Malachia ( Malachia significa messaggero ) che è l’ultimo dei libri profetici dell’Antico testamento ed è uno dei più brevi della Sacra scrittura, ci induce a riflettere sull’attesa del giorno ultimo. Richiama la nostra attenzione al momento in cui passata la scena di questo mondo il Signore Gesù Cristo tornerà per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine.

I termini e le frasi che vengono usate nel cap. 3, 19-20° “… sta per venire il giorno rovente come un forno . Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia , quel giorno venendo li brucia – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciare loro né radici né germoglio…” sono terrificanti. E se da una parte suonano come monito immediato alla nostra paglia , quella di cui ci ammantiamo e che sarà inesorabilmente bruciata dall’altra però ci inducono anche a qualche speranza. Infatti se da una parte sembra che il giorno ultimo sia ammantato da una atmosfera apocalittica che fa temere dall’altra ci fa credere che non è possibile temere il ritorno di colui che aspettiamo da sempre come dice anche lo stesso Agostino. L’alternanza tra timore e speranza dipende dalla nostra poca fede in colui che si ama, che si aspetta che verrà a ricapitolare la storia e a trasformare tutto in qualcosa di nuovo.

Si tratta di fare da parte nostra un lavoro di preparazione , un cammino continuo di rinnovamento e si tratta di fare un lavoro ermeneutica di comprensione e di svelamento della sua parola , del significato profondo del modo di vedere queste cose ultime.

E la stessa predicazione del Battista che ci introduce in questa atmosfera che va però ben esaminato e interpretata .

Il popolo d’Israele ha visto nel 70 d.C. la distruzione del Tempio da parte dei romani. Una distruzione che rappresentò l’immane tragedia di un popolo che venne privato del luogo sacro per eccellenza, il luogo che riteneva essere da sempre la dimora del suo Dio sulla terra. Gli stessi cristiani che si riunivano per celebrare l’eucarestia continuavano a frequentare il tempio di Gerusalemme. La distruzione del Tempio oltre a segnare la separazione concreta tra la storia del popolo d’Israele e di quello cristiano che saranno da quel momento completamente autonome l’una dall’altra rende un popolo per così dire orfano di un luogo in cui stare alla presenza di Dio. Le sinagoghe saranno il luogo in cui si chiama alla preghiera e all’istruzione ma non hanno il valore e la funzione del tempio. Pensando dunque ai sentimenti del popolo d’Israele di fronte alla distruzione del Tempio possiamo capire quando scrive Malachia.

Comprendere e interpretare Malachia ci aiuta a comprendere e a interpretare un brano del vangelo di Luca “1, 5-19 che viene proclamato nella XXXIII domenica del tempo ordinario.

Gesù Cristo interpellato afferma

Un brano che però assume senso e significato solo se letto insieme a quello che lo precede e a quello che lo segue. Un brano che offre elementi misteriosi e che ci interroga fino in fondo sul senso e il destino della scena del mondo , di tutto quello che passa , di tutto quello che è in attesa appunto di quell’ultimo giorno.

Infatti Luca 21, 5-19 dice *Poi, avendo alcuni fatto osservare che il tempio era adorno di belle pietre e di ex-voto, Gesù disse: *Di tutto quello che voi ammirate, verranno giorni in cui non resterà pietra su pietra che non sia abbattuta. *Gli domandarono: Maestro, quando dunque accadranno queste cose o quale sarà il segno che queste cose stanno per accadere? *Rispose: State attenti a non farvi sviare, perché molti verranno nel mio nome dicendo: Sono io, e: Il momento è arrivato: Non li seguite. *Quando sentirete parlare di guerre e di sconvolgimenti, non spaventatevi, perché prima devono accadere queste cose, ma non sarà subito la fine. *E aggiunse: Si solleverà un popolo contro l'altro e un regno contro l'altro; *vi saranno grandi terremoti, e in diversi luoghi carestie ed epidemia; vi saranno fenomeni terrificanti e grandi segni dal cielo. *Ma prima che tutto ciò avvenga, metteranno le mani su di voi, vi perseguiteranno e vi trascineranno nelle sinagoghe e nelle prigioni, davanti a re e governanti a causa del mio nome. *Ma questo sarà per voi un'occasione di rendermi testimonianza. *Mettetevi dunque bene in mente di no n premeditare la vostra difesa. *Io vi darò una eloquenza e una sapienza, a cui non potranno resistere o contraddire tutti i vostri avversari. *Voi sarete traditi perfino da genitori e fratelli, parenti e amici; e alcuni di voi saranno uccisi, *e sarete odiati da tutti a causa del mio nome. *Ma neppure un capello del vostro capo perirà. *Con la vostra costanza guadagnerete la vita.

Ma continuando si legge ancora

*Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che è giunta l'ora della sua distruzione. *Allora coloro che sono in Galilea fuggano sui monti, e quelli che sono in città escano; e quelli che sono in campagna non rientrino in città. *Quelli saranno giorni di castigo perché si compiano tutte le profezie. *Guai alle donne incinte e che allattano in quei giorni. Perché vi sarà una grande calamità nel paese, il castigo su questo popolo. *Essi cadranno divorati dalla spada e saranno condotti schiavi tra tutti i popoli, e Gerusalemme sarà calpestata dai pagani, finché sia compiuto il tempo dei pagani. *Allora vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra i popoli saranno nell'angoscia, spaventati per il fragore del mare sconvolto; *gli uomini verranno meno per la paura nell'attesa di ciò che sta per rovesciarsi sul mondo; perché le potenze dei cieli saranno squassate. *Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire su una nube nella pienezza della potenza e dello splendore. *Quando incominceranno ad accadere tali cose, rialzatevi e sollevate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. *E disse loro questo paragone: Osservate il fico e tutti gli alberi; *quando germogliano, voi stessi capite, vedendoli, che ormai l'estate è vicina. *E così pure, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. *In verità vi dico: Non passerà questa generazione finché tutto sia avvenuto. *Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. *Badate a voi stessi, che la vostra coscienza non sia sommersa nella crapula, nell'ubriachezza e nelle preoccupazioni del vivere, perché quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso *come un laccio; perché esso si abbatterà su tutti gli abitanti della terra. *Vigilate dunque e pregate in ogni tempo perché abbiate la forza di sfuggire a queste cose che devono accadere e di stare alla presenza del Figlio dell'uomo. *Durante il giorno Gesù insegnava nel tempio, e la notte usciva e pernottava sul monte degli Ulivi. *E tutto il popolo il mattino presto veniva da lui nel tempio per ascoltarlo.


Commenta don Franco Barbero sul suo blog : http:// donfrancobarbero.blogspot.com Questi versetti vengono solitamente letti come parte del “discorso apocalittico di Gesù” ( 21, 5-38) Quando Luca scrive verso gli anni 85 ha ancora nella memoria e nel cuore l’evento della distruzione del tempio di Gerusalemme e la capitolazione della città. Sembrò allora a tutti come la fine del mondo o, almeno, la fine di un mondo. Il linguaggio apocalittico, messo sulla bocca di Gesù, è con tutta probabilità una elaborazione di alcuni insegnamenti del maestro avvenuta in un contesto di crescente opposizione. La comunità, che ancora non è una realtà autonoma dall’ebraismo, già esperimenta una certa diffidenza nell’ambito giudaico, incontra opposizione ed indifferenza nel mondo circostante ed è minacciata da un certo “ raffreddamento” interno. Alle spalle di questo discorso si avverte una situazione difficile, contrastata. Il futuro della comunità è pieno di ombre, di incertezze e il clima generale non promette nulla di buono. Il discorso apocalittico “dipinge” ed enfatizza le difficoltà che i discepoli e le discepole dovranno incontrare, ma, soprattutto nella seconda parte del capitolo, conferma la comunità nella fiducia perché “l’estate è vicina” (versetto 30)e il “regno di Dio è vicino” (v.31). Nei versetti dal 34 al 38 Luca riprende l’insegnamento di Gesù sulla preghiera e sulla vigilanza per avere la forza di affrontare i tempi difficili che si presenteranno.

Una lettura storica

Il Vangelo non disegna mai per i discepoli un cammino tra le stelle ma, fedele al percorso storico del nazareno, sa che seguire le tracce di Gesù significa inoltrarsi su sentieri molto concreti e spesso contrastati. Non si tratta di fare calcoli esoterici sulla fine del mondo giocando agli indovini. Si tratta, invece, di guardare in faccia la realtà presente e di assumerci in essa le nostre personali e comunitarie responsabilità. Per nostra fortuna, la realtà spesso ha i colori e il profumo della gioia, dell’amore e della pace. Ma –qui il discorso apocalittico svolge una sua specifica funzione—la storia e il cammino di fede non si arrestano, non perdono senso e prospettiva anche quando si addensano all’orizzonte le nubi più nere e si sono chiuse le strade verso il futuro. Questa è l’esortazione preziosa da raccogliere: possiamo vivere delle stagioni storiche, personali ed ecclesiali in cui sembra spegnersi ogni speranza e tramontare ogni luce che illumini un sentiero verso il futuro. Il discorso apocalittico non ci offre le ali d’aquila per volare fuggendo oltre il presente. Ma con il suo caratteristico stile assertivo che avvicina troppo la soluzione, ci esorta a riporre fiducia nella misteriosa presenza di Dio che non abbandona a se stessa la realtà del mondo e non abbandona coloro che cercano di camminare nella vigilanza e nella perseveranza.

Oggi per noi

Non è facile neppure oggi tenere aperto il cuore alla fiducia in Dio e nel futuro dell’umanità e del creato. Eppure il centro della nostra fede è qui: il Dio creatore è soprattutto il Dio che ci accompagna, che immette amore, energie e speranze in tutte le arterie del creato. Certi momenti di “disperazione storica” sono paradossalmente spazi e pozzi di ripartenza. Certo, dopo anni di degrado, di latrocini e di sporcaccioni al governo, questa Italia è da ricostruire e siamo soprattutto noi che dobbiamo essere ricostruiti sul piano morale, culturale e politico. Siamo noi che dobbiamo ripensare il nostro rapporto con lo straniero, con la terra, con i consumi, con la televisione, con la nostra interiorità.


Eremo Via vado di sole ,L’Aquila, Domenica 14 novembre 2010



Nessun commento:

Posta un commento