mercoledì 17 novembre 2010

SILLABARI : Spreco ( II )

SILLABARI : Spreco ( II )

[Leggi anche Sillabari : Spreco ( I ),Spreco ( III ) e SILLABARI : Consumismo ]

Nella spazzatura c’è un tesoro Trentasette miliardi di euro, il tre per cento del PIL rappresenta il valore del cibo sprecato che potrebbe servire a tre pasti giornalieri di almeno 44,472.914 persone nel nostro paese. Il cibo sprecato come scrive Raffaele Niri : “… potrebbe riempire 36 volte la stiva della petroliera mai costruita al mondo . Oppure 116 petroliere di medie dimensioni . O ancora ,1.352.718 Tir che , messi , uno dietro l’ altro creerebbero una coda di 16.233 chilometri. Come andare da Roma a Pechino e poi viceversa da Pechino a Roma. “

Ma come si spreca? Nel cassonetto per una spesa alimentare di 515 euro all’anno buttata via finiscono il 37% dei prodotti freschi acquistati, il 19% di pane, il 17% di frutta e verdura , il 9% di affettati in busta , l’(% di prodotti in busta, il 4% della pasta, il 3% di scatolame e il 3% di surgelati.

E per di più , come scrive Andrea Segre , presuidea della facolta di agraria dell’Università di Bologna: “ L’eccesso di calorie che ogni italiano ha a sua disposizione non sempre è consumato , anzi quasi mai (…) se gli italiani consumassero quotidianamente l’ammontare calorico a loro disposizione l’intera popolazione non sarebbe soprappeso ma proprio obesa. Dal punto di vista della salute dei singoli la notizia è positiva ma da un punto di vista ambientale, sociale,ed economico e nutrizionale siamo invece al disastro.

Si spreca cibo e gli italiani sono in soprappeso il 55 % delle donne, il 67% degli uomini , il 33% dei bambini tra i sei e gli undici anni.

Segrè spiega che “ c’è un mondo disattento , frenetico e sprecone che ha dimenticato che si consuma per vivere e non si vive per consumare. “

Perché forse per gli alimenti si spende sempre meno , circa il 20% del reddito familiare e l’agricoltura è sempre più marginale producendo solo l1,6 per cento del PIL.

Sprechiamo acqua e sprechiamo per esempio frutta e verdura per ragioni estetiche ( rimangono nelle campagne i prodotti colpiti da grandine ,) per ragioni commerciali ( prodotti fuori pezzatura ) ragioni di mercato ( raccogliere il prodotto costa più di quanto viene pagato ).

Ma gli sprechi avvengono non solo sui campi o sulle tavole ma anche lungo tutto la filiera di distribuzione .

Non esiste una industria della trasformazione agro alimentare o meglio non esistono statistiche che dimostrino come questo stratagemma di salvaguardia dei prodotti della terra potrebbe divenire una vera e propri ricchezza.

Ma dice Segrè con i suoi collaboratori Luca Falasconi Alessandro Politano e Anastasia Scotto : “ recuperiamo quello che è possibile con l’intento di distribuirlo alle fasce deboli della popolazione. Aiutiamo le case famiglia e le mense popolari, i centri di accoglienza e le mense delle scuole più disagiate. In giro per l’Italia collaboriamo con quaranta progetti , E anno dopo anno c’è una crescita esponenziale. …(…) Delle 250 mila tonnellate di derrate alimentare scartate dalla distribuzione un terzo presenta variazioni organolettiche irrilevanti con danni inconsistenti mentre gli altri due terzi potrebbe essere assolutamente commestibile se non venisse lasciata nelle celle frigorifere fino a quando non diventa assolutamente inutilizzabile. “

In tema di recupero delle derrate in alcuni Comuni è stata introdotta la Tia ( Tariffa di igiene ambientale ) con la quale è possibile ottenere sconti in proporzione a quanto viene donato e mnon gestito come rifiuto.

Nel Comune di Verona appunto la società Verona Mercato per aver recuperato e non smaltito 170 tonnellate di frutta e verdura nel 2009 ha ottenuto uno sconto di 19 mila euro sulla tassa. Tonnellate di cibo che sono servite per il fabbisogno a cinque porzioni al giorno di circa 900 persone per tutto l’anno.

Un micro esempio nei confronti di uno scempio che ammonta per il 2009 solo in Italia a 37 miliardi di euro il 3 per cento del PIL .


Eremo Via vado di sole, L’Aquila, sabato 6 novembre 2010



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