mercoledì 24 novembre 2010

ET TERRA MOTA EST : Anno 2010 Diario di in terremoto


ET TERRA MOTA EST : Anno 2010 Diario di un terremoto


2010, L'Aquila - L’11 febbraio 2010, in seguito all’inchiesta della magistratura di Firenze, vengono pubblicate le intercettazioni (anche in audio) delle famigerate telefonate tra gli imprenditori che –durante la notte del 6 aprile 2009- ridevano. Subito dopo emerge lo scandalo che coinvolge direttamente la Protezione Civile ed il suo vertice apicale (G8, Grandi Eventi, appalti). "L' episodio - spiegano alcuni manifestanti - causa un moto di rivolta interiore, sdegno e slancio civico, oltre che di vero e proprio amore nei confronti della propria città devastata e –fino a quel momento- inaccessibile a tutti da 10 mesi".


Il 14 febbraio 2010 (leggi La rabbia degli aquilani contro le transenne dei portici), circa 300 aquilani, indignati, forzano la Zona Rossa interdetta del centro storico, e vi improvvisano un presidio. Con gli slogan “l’Aquila è nostra” “riaprire la città”, “noi alle 3.32 non ridevamo”, contestano "l’immobilismo della rimozione delle macerie e della ricostruzione del patrimonio abitativo ed artistico aquilano e lo stato di totale degrado ed abbandono delle piazze e delle vie del centro storico". "Da quel giorno - raccontano i manifestanti - parte una controffensiva informativa che dalla Rete Internet si diffonde lentamente a stampa e televisioni: scritti, note e-soprattutto- foto e video di chi vedeva lo stato della città. L’Italia, sgomenta, incredula e basita riesce a vedere quello che è effettivamente successo. Controffensiva nei confronti di una informazione guidata dai grandi media e dalle televisioni in particolare". La domenica successiva, il 21 febbraio, la protesta delle 1000 chiavi (leggi Gli aquilani si riprendono la zona rossa): in mille ed oltre, appendono le chiavi delle proprie abitazioni e delle proprie attività commerciali, tutte inagibili da 10 mesi, alle transenne che sbarrano le strade della zona rossa. Il 28 febbraio, c’è la comparsa ufficiale del Popolo delle Carriole. In 5.000 tornano questa volta, a forzare la zona rossa, nella Rivolta delle Carriole (leggi Protesta carriole, 5000 in piazza) i cittadini, schierati su due ali di folla, consentono il passaggio di secchi pieni di terra, macerie e detriti, mentre gli altri continuano a depositare nelle carriole materiali da recuperare perché utili alla ricostruzione. Si inizia a liberare piazza Palazzo (sede del Municipio). L’intento è quello di provvedere simbolicamente in modo autonomo alla rimozione delle macerie (la stima è di 4,5 milioni di tonnellate complessive, la maggior parte all’Aquila) del centro storico, che giacciono intatte dal giorno del terremoto, in attesa di essere stoccate e rimosse. Sulle macerie Legambiente spiega che sarebbe sufficiente spostare un terzo delle macerie per far partire i lavori sui circa 10.000 edifici danneggiati tra centro e frazioni; fatta eccezione per 140 siti sotto sequestro per le inchieste della magistratura sui crolli e sul materiale proveniente da edifici di pregio storico-architettonico.


Il 3 marzo a seguito di un accordo col Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo (leggi Zona Rossa: inizia la rimozione delle macerie. Giusi Pitari: "Liberano non le macerie, ma le carriole"), (dopo 11 mesi dal terremoto, e a tre settimane dalle elezioni amministrative), inizia la rimozione delle macerie dal solo centro storico dell’Aquila. Il Ministro annuncia che in 15 giorni l’operazione sarà conclusa. Nei mesi successivi emergono i dati sulla rimozione: dal terremoto fino a febbraio sarebbero state rimosse 70.000 tonnellate di macerie; le macerie rimosse in seguito all’intervento del ministero oscillerebbero tra le 10.000 e le 20.000 tonnellate. Il 7 marzo l’iniziativa spaliamo L’Aquila (leggi Domenica 7 marzo: tornano le carriole a Piazza Palazzo - Forzata la Zona Rossa) si ripete, tornano le carriole: in queste poche giornate i cittadini avrebbero tolto, a mano, 10 tonnellate di macerie. E “ogni maledetta domenica” l’iniziativa si ripete: il 14 marzo anche il vescovo ausiliario D’Ercole arriva tra il popolo delle carriole e da qualche spalata anche lui (leggi I manifestanti tornano nella zona rossa, D'Ercole partecipa alla rimozione delle macerie). Iniziano le polemiche dalle voci filogovernative, non esclusa quella del Presidente della Regione Abruzzo –nonché neo Commissario alla Ricostruzione, Gianni Chiodi, sulla strumentalizzazione delle iniziative della cittadinanza. Secondo i partecipanti si tratta di "un tentativo di screditare le iniziative, che invece mostrano all’Italia intera il vero stato della città". Il 21 marzo le Carriole arrivano a Piazzetta Nove Martiri (leggi Carriole e fiori nel cuore del centro storico).


Il 28 marzo, come ogni domenica ormai, le carriole tornano in piazza anche nel giorno delle elezioni amministrative: vengono sequestrate 3 carriole ed arrivano 3 denunce per “violazione sulla legge relativa al silenzio elettorale”e per “manifestazione non autorizzata” (leggi L'Aquila non rinuncia alle carriole neanche il giorno delle elezioni). Le autorità avevano fatto sapere che l’accesso al centro storico quella domenica sarebbe stato impedito. Secondo i partecipanti dall’iniziativa le autorità avrebbero “identificato tutte le manifestazioni come manifestazioni di parte (senz’altro non filogovernativa) e non come moto civico di ribellione ad uno stato di quasi totale immobilismo, in relazione alla Ricostruzione, quella vera”. Nel frattempo, quello che era un semplice gruppo di cittadini, senza colorazioni politiche, diventa Assemblea cittadina, che si riunisce nel Presidio permanente, situato nel tendone di Piazza Duomo. Il 21 aprile, la Commissione Statuto del Comune di L’Aquila, nega la cittadinanza onoraria a Bertolaso, un vero e proprio schiaffo, con 14 voti contrari e 2 favorevoli (leggi Cittadinanza onoraria a Bertolaso: bocciatura piena).


Il 16 giugno oltre 20.000 aquilani manifestano a L’Aquila per bloccare l’imminente manovra finanziaria del Governo che costringerà i cittadini del cratere sismico a tornare a pagare i contributi fiscali, nonché a restituire, per intero e in sei mesi, gli arretrati. Alla manifestazione aderiscono i comitati cittadini, il Comune, la Provincia dell’Aquila, 19 sindaci del cratere, sindacati, organizzazioni di categoria, imprenditori e realtà economiche (leggi L'Aquila lancia il suo S.O.S. Manifestanti sull'A24). I cittadini si oppongono “ai continui rinvii dell’ultima ora e pattuiti dal Commissario alla ricostruzione e dal Ministro dell’Economia”. Le richieste sono: congelamento di tasse, mutui, prestiti e altri pagamenti di varia natura per 5 anni e la successiva restituzione in 10 anni e senza interessi; più garanzie per disoccupati, cassintegrati e precari; provvedimenti per far ripartire le attività economiche e commerciali; immediate risorse necessarie per la ricostruzione, anche attraverso una tassa di scopo o un contributo di solidarietà; snellimento delle procedure per la ricostruzione. Il corteo senza sigle politiche né bandiere, se non quelle neroverdi della città, e a cui hanno aderito tutte le parti politiche, ha bloccato per due ore l’autostrada A24 L’Aquila-Roma, al fine di ottenere quella attenzione mediatica che nei mesi precedenti, secondo i manifestanti “ha contribuito a costruire il finto miracolo italiano sulle spalle dei terremotati”, attenzione poi calata nei mesi, sulle vere questioni del terremoto e della ricostruzione. I maggiori TG nazionali, denunciano i manifestanti "non ne hanno dato notizia né tempestiva, né nelle edizioni di maggiore ascolto". (leggi Manifestazione S.O.S: la televisione del servizio pubblico fa sparire 20mila aquilani).


Il 24 giugno convocazione straordinaria del Consiglio Comunale a Piazza Navona, di fronte la sede del Senato (leggi L’Aquila Capitale). Il Comune denuncia la mancanza di liquidità nelle casse, necessarie per pagare il Contributo di Autonoma Sistemazione (CAS) e le ditte all’opera sulle case lievemente danneggiate. Evidenzia come i fondi stanziati dal Decreto Abruzzo per il 2010 siano insufficiente. Delibera all’unanimità lo stato di agitazione cittadina permanente. Una delegazione di cittadini, giunti in sostegno dell’iniziativa, si sono spostati davanti alla sede Rai di viale Mazzini per protestare contro “l’oscuramento subìto nel corso delle ultime vicende di valore civico e di rilevanza per la nazione” (Leggi: Gli aquilani bussano alle porte della Rai).


Il 7 luglio manifestazione S.O.S. Ricostruzione a Roma (leggi L’Aquila non merita i manganelli). In 7.000, gli aquilani arrivano a Roma, con 43 autobus e macchine private per manifestare e presentare al Parlamento la piattaforma di richieste viste in precedenza. Manifestazione regolarmente autorizzata con richieste dei giorni precedenti. Giunti a Piazza Venezia, all’inizio di via Del Corso trovano un muro di forze dell’ordine schierate in assetto antisommossa. All’improvviso fioccano manganellate sulla popolazione terremotata, "senza alcun motivo e senza alcuna provocazione”, riferiscono i manifestanti. Nessun incidente si era verificato, né i negozi del centro avevano chiuso i negozi o registrato alcun tipo di danno. Si parlerà subito di scontri e tafferugli, ma ci sono state misure da parte dellesole forze dell’ordine. Dopo qualche giorno, si tiene una conferenza stampa alla Sala del Mappamondo della Camera, nella quale una delegazione in rappresentanza dell’Assemblea cittadina, chiarisce con foto e video la verità dei fatti del 7 luglio. L’11 novembre, presentazione della legge di solidarietà nazionale (leggi Ecco la legge di solidarietà nazionale). “Dopo (e nonostante) gli eventi di Roma del 7 luglio – spiegano i promotori - non sono arrivate risposte concrete da parte del Governo, ed i cittadini si sono adoperati per redigere una proposta di legge di iniziativa popolare per la Ricostruzione di L’Aquila e dei comuni del cratere”. Legge organica che terrà conto di tutti gli aspetti concernenti la ricostruzione vera: sociale, economica, immobiliare. “Non esiste ancora una legge ad hoc – spiegano - solo ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ossia normativa in deroga a qualsiasi legge con le quali è stato disciplinato tutto finora (eccezion fatta per il Decreto Abruzzo 39/2009 poi convertito nella Legge 77/2009, lacunosa ed incerta)”. Si chiedono “Fondi per la ricostruzione, certi e costanti. Misure economiche vere per il rilancio dell’economia del territorio: sospensione dalla restituzione delle tasse (parificata ad altri recenti precedenti); sospensione dei pagamenti di tutte le forme di finanziamento (mutui, prestiti, leasing etc...) fino alla ripresa reale dell'economia locale; misure di sostegno all'occupazione e alle famiglie; misure di sostegno per le imprese, in particolare la Zona di Rilancio Economico. Semplificazione e trasparenza”.


Su questo testo si raccoglieranno le firme in tutta Italia, al momento già da 11 regioni è arrivata disponibilità per supportare gli aquilani nell’intento. E su questo testo saranno chiamate tutte le forze politiche che hanno dato la propria disponibilità al recepimento in legge. Nel frattempo, si sta preparando L’AQUILA CHIAMA ITALIA, una manifestazione nazionale, che si terrà a L’Aquila domani, 20 novembre, per riportare l’attenzione nazionale sullo stato della città e dei comuni del cratere e sulle rivendicazioni di equità della sua cittadinanza (leggi Si riparte con il SOS - In piazza il 20 novembre [il video]). RISULTATI RAGGIUNTI DAI MOVIMENTI CITTADINI – “Nel corso dei mesi precedenti, da fine inverno in poi, grazie anche e soprattutto alle iniziative succedutesi, si è in un certo modo ripopolato il centro storico, con momenti di grande partecipazione emotiva e di unità e identità ad una cittadinanza confusa e dispersa, che si è raccolta attorno a tali iniziative per “riappropriarsi della città”,spiegano alcuni partecipanti alle manifestazioni.


“Da semplici gruppi spontanei di cittadini – aggiungono - c’è stata la strutturazione in Assemblea aperta a tutti coloro che volessero fare qualcosa di concreto per la città; l’organizzazione in gruppi di lavoro (tavolo tasse, tavolo comunicazione, tavolo sostenibilità, tavolo Pettino). In questo modo si sono raccolte energie e competenze messe al servizio di tutti per una ricostruzione realmente partecipata. Dagli appuntamenti e dalle iniziative domenicali, c’è stato il “salto di qualità” degli appuntamenti settimanali, il mercoledì e la domenica; così è stato possibile dare corpo a proposte ed iniziative concrete sulla ricostruzione. E’ stata “riconquistata” definitivamente Piazza Duomo alla frequentazione cittadina, anche grazie al mantenimento di un tendone, diventato presidio e prezioso luogo di incontro e discussione, anche con esponenti delle Istituzioni locali”. “Sono state elaborate delle proposte concrete su molti temi – continuano - ottenendo legittimazione da parte delle istituzioni, con le quali è stato possibile interloquire con autorevolezza e competenza, al punto da far recepire le proposte, che sono state poi riprese ed adottate (come nel caso dello smaltimento delle macerie o sul problema tasse); su altre proposte ci sono stati impegni da parte delle istituzioni”. “Le carriole, e più in generale l’Assemblea cittadina – spiegano - hanno svolto e continuano a svolgere una fondamentale opera di stimolo, controllo e informazione. Hanno riacceso, dopo mesi di silenzio e disinteresse dei grandi media, l’attenzione sulla città e sul suo stato”. “Frutto di questi mesi di impegno – concludono - è la proposta di legge di iniziativa popolare sulla cui raccolta firme si consumerà la battaglia più importante: riuscire a raccogliere le 50.000 firme necessarie per la sua presentazione in Parlamento e fare approvare la legge di solidarietà nazionale conseguente”

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[Elaborazione di Maria Eleonora Forno da Sos L’Aquila. Le foto sono di Maria Eleonora Forno ]


Eremo Via vado di sole , L’Aquila, 24 novembre 2010



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