mercoledì 3 novembre 2010

SETTIMO GIORNO : Zaccheo scendi subito perchè oggi

SETTIMO GIORNO : Zaccheo scendi subito perché oggi

“Zaccheo scendi subito ,perché oggi devo fermarmi a casa tua…”Zaccheo , secondo il racconto di Luca ( 19,1-10) aveva un grande desiderio di vedere Gesù.”Capo dei pubblicani e ricco” ma di statura minuta cercava di farsi largo tra la folla per poter almeno vedere Gesù.Avendo certezza che non gli sarebbe riuscito corse avanti e salì su un sicomoro. Da questa posizione si accingeva “solo” a vedere Gesù quando si sentì chiamare :”Zaccheo scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua “accheo vuole solo vedere Gesù, non esprime alcun desiderio di rivolgergli la parola Egli si sente chiamato.. ,né comunque di entrare in contatto con lui.All’improvviso però la situazione si capovolge.Cioè è Gesù che fa il primo passo.

Nel racconto di questa chiamata riferita così da Luca l’evangelista usa l’avverbio “oggi”. Nel testo del vangelo di Luca l’avverbio oggi viene usato diciannove volte fino all’ultima pagina di quel racconto quando Gesù dice al buon ladrone “ oggi stesso sarai con me”.Oggi è l’attualizzazione del disegno di salvezza portato da Cristo, è la realizzazione sulla terra fin da ora di quella vita eterna e di quel regno che Giovanni annuncerà con altri termini : quelli dell’amore.

Il vangelo di Luca, come altre volte è stato detto in queste riflessioni, racconta il viaggio di Gesù verso Gerusalemme .Egli che vi è stato soltanto durante la fanciullezza,quando dodicenne si è intrattenuto con i dottori nel tempio ,non vi è più tornato se non per la passione e morte, attraverso dunque un viaggio che attraversa l’intera Palestina e che appunto viene raccontato nel vangelo di luca. Vangelo che è appunto preparazione proprio a quella passione e morte salvifica.

Un viaggio che a Gerico vede l’ultima tappa prima di Gerusalemme. Già conosciamo gerico nella geografia della vita di Gesù perché in quella città è avvenuta la guarigione del cieco e perché quella città rappresenta in questa narrazione una tappa importante .

Zaccheo, per continuare nel racconto di Luca “ scese in fretta e lo accolse con gioia”. Ecco dunque l’unico compito di Zaccheo , che è poi il compito di ciascuno di noi : accogliere con gioia il Signore salvatore e liberatore.

Certo la visita di Zaccheo desta mormorazioni perché egli è un peccatore . ed è proprio nei confronti dei peccatori che si dispiega in tutto e per tutto la salvezza opera di un Dio che ama le sue creature e muove loro incontro. La chiamata di Zaccheo, la visita nella sua casa sono appunto il gesto unilaterale di un padre che si rivolge alla sua creatura in piena libertà.




Anche se in questo brano Luca sembra contraddirsi . Precedentemente ha detto che è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago piuttosto che un ricco nel regno dei cieli . Ma con Zaccheo e tutt’altra cosa. Zaccheo uomo ricco ma alla ricerca della verità dimostra come esista una salvezza per tutti ,ricchi e poveri ,che è data gratuitamente e spontaneamente : basta solo saperla accogliere e accogliere “con gioia” .Perchè il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto..

Zaccheo salendo sull’albero pensava solo di poter vedere. Ma questo suo salire sembra renderlo estraneo, sembra allontanarlo dalla realtà, un estraniarsi dalla folla, un correre fuori. Ecco perché Gesù gli dice , scendi immediatamente , io ti voglio incontrare nella tua casa; io ti voglio incontrare nella tua realtà ,proprio dentro la tua vita, dentro la pienezza della tua vita , dentro le occupazioni e le preoccupazioni quotidiane .

Là dentro voglio portare il mio amore. Un amore che il brano del libro della Sapienza che viene proclamato nella XXXI domenica del tempo ordinario ci aiuta a comprendere.

Il brano del libro della Sapienza (11,22-12,2) è il brano più bello di tutto il libro perché è l’incontro deel pensiero greco con quello del popolo di Israele non solo nella forma espositiva, diremo letteraria, ma anche nella sostanza degli stessi argomenti esposti.

In questo brano la Sapienza riflette sull’Esodo . Riflette su quell’avvenimento della storia del popolo d’Israele che ne ha segnato la storia in tutti i sensi. La stesura di questo libro della sacra scrittura è antecedente a quello della Genesi . Qunado viene scritta la Genesi il popolo d’Israele ha già fatto l’esperienza dell’esodo , l’esperienza della liberazione per cui il suo Dio è visto prima come liberatore e poi come creatore. Il brano poi letto all’interno dell’intero libro è anche una riflessione su come Dio non abbandoni nulla di tutto ciò che ha creato. Lo ha voluto con un atto d’amore per il solo fatto che creandolo lo ha voluto.. Per il motore immobile della filosofia greca l’amore era addirittura una limitazione : Invece per questo Dio del popolo d’Israele la creazione come atto d’amore spontaneo è il completamento della liberazione .



Riassunto e catechesi

Questo incontro tra Gesù e Zaccheo narrato nel capitolo 19 del Vangelo di Luca, è una stupenda immagine della fede come relazione d’amicizia con Dio. Diventa anche un modello al quale ispirare le nostre relazioni umane, spesso segnate più dai rimproveri e dai giudizi reciproci che dal vero desiderio di risanare le fratture. Gesù è davvero un maestro in questo. E’ un maestro coraggioso che non teme le dicerie della gente e i giudizi dei religiosi del suo tempo. Va a mangiare con i peccatori perché solo così può riportarli a Dio. E Zaccheo dimostra pienamente che il “metodo” di Gesù funziona perché alla fine dona i suoi beni ai poveri e ripara le frodi operate. Lo stile di Gesù diventa un giudizio sullo stile dei suoi contemporanei che non vedevano in Zaccheo un fratello da amare ma solo un bersaglio facile di giudizi e accuse. L’operato di Gesù giudica un po’ il mio modo di fare e mi “costringe” a rivedere non solo il mio rapporto con Dio ma soprattutto il mio rapporto con gli altri. Sono “costretto” a riconoscere che tante volte giudico e separo e non amo veramente chi mi sta attorno ma è diverso da me. Giudicare è più facile, amare come Gesù molto meno facile, ma se il primo alla fin fine non serve a nulla, l’amore davvero risana non solo chi è amato ma anche chi ama, cioè me. Voglio salire anch’io sulla pianta insieme a tanti altri miei fratelli che a volte giudico e tengo lontano. So che lo sguardo del Signore vedrà di più chi è nascosto e lontano che coloro che gli sono vicini e gli fanno onore. Salgo anch’io sul sicomoro che è davvero la pianta dell’amicizia con Gesù e di solidarietà tra noi.


Eremo Via vado di sole , L’Aquila, mercoledì 3 novembre 2010

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