martedì 22 febbraio 2011

ET TERRA MOTA EST : L’Aquila . Ricostruzione

ET TERRA MOTA EST : L’Aquila . Ricostruzione


Per l'ultimo appuntamento di questa rubrica abbiamo deciso di ascoltare il punto di vista sulla

ricostruzione dello storico medievalista aquilano Alessandro Clementi. Non è stato facile intervi-

starlo. Il professor Clementi, docente universitario in pensione da diversi anni, si è ritirato in quel-

lo che lui definisce "un sereno riserbo di studio e meditazione". Clementi è un gigante buono che

conserva l'innocenza disarmante di un bambino. Seduto alla sua scrivania, un libro tra le mani, inizia l'intervista affidandosi al suo umore sbarazzino: gli piace scherzare su ogni cosa per poi tornare serio e raccontarti quei segreti nascosti nelle pieghe della storia che sono anche un po' i segreti per comprendere il nostro presente. E' una macchina del tempo vivente: in un attimo, mentre parli con lui, ti ritrovi a compiere un viaggio fantastico nel passato senza neanche accorgertene.


L'intervista/chiacchierata con il professor Clementi, memoria storica della città dell'Aquila, ti lascia dentro una ricchezza immensa... uno scrigno di tanti saperi, che si mescolano e si confondono e che, infondo, rivelano un'unica, grande verità: historia magistra vitae.

Chi è Alessandro Clementi? E' un anziano storico medioevalista, da alcuni anni docente in pensione. Nella mia vita ho insegnato. Sempre. In tutti gli ordini e gradi di scuola. L'insegnamento è stata la grande passione della mia vita. Pensi, ho insegnato persino educazione fisica. Poi lettere, filosofia, ed infine storia. Sono un urnanista nell'anima.

Che cosa rappresenta per lei

L'Aquila? Sono nato a L'Aquila e radicato a L'Aquila. Sostanzialmente, se mi estirpano da L'Aquila mi tolgonoogni possibilità di avere linfa.

Cosa ha cambiato in lei il terremoto del 6 aprile 2009?


Ha cambiato moltissime cose, ma quella di cui risento maggiormente è che prima ero proiettato in avanti,oggi sono proiettato indietro. Le spiego: ogni ricordo, ogni parola, ogni pensiero, ogni suggerimento mi porta a rivivere il mio passato, ed è terribile. Rivivere il passato diventa angoscioso. Ora vivo a Cavalletto d'Ocre in una casa acquistata per trascorrere..con la mia famiglia le vacanze estive. Questa casa è ora diventata la mia dimora estiva, autunnale, invernale e primaverile, .essendo la mia casa ìn Via del Guastatore, a L'Aquila, inagibile. Con il senno di poi,

aggiungo, l'acquisto di quella casa è stata una delle cose migliori che ho fatto nella mia vita.

Com'è cambiato il suo modo di.vivere la città?


Cerco di andarci meno possibile, per avere il ricordo di una città viva, bella, felice. Se lei potesse gestire in prima persona la ricostruzione della città, cosa farebbe? Premetto che il problema è molto complesso. lo, innanzitutto, mi avvarrei di consulenze altissime.

Ascolterei il parere di un insieme di esperti, ma non a livello di "manuale di urbanistica", ma a livello di ogni singolo elemento architettonico.. Esigerei che per ogni edificio si

defrnisse ciò che va fatto e soprattutto ciò che non va fatto. I nostri monumenti sono dei tesori, il

nostro patrimonio architettonico racconta la storia della nostra città. Non abbiamo bisogno di "trattati di urbanistica", ma abbiamo bisognod i urbanisti seri che ci dicano, caso per caso, che cosa bisogna fare.

Secondo Lei, quanto dovremo aspettare per rivedere L'Aquila ricostruita?


Penso che i tempi saranno notevoli. Anche perché, e questo lo dico con molta amarezza, ora non vedo

glì inizi. Ancora non vedo la progettazione. Siamo a 22 mesi dal sisma, abbiamo una città sernidi-

strutta ed ancora non c'è un'idea di progettazione. E soprattutto non si capisce che cosa saràL'Aquila in futuro.

Gli aquilani stanno dando un apporto significativo alla ricostruzione della loro città o dovrebbero fare di più?


Penso che gli aquilani stiano facendo molto. Ci sono dei comitati attivissimi, che fanno di tutto per arrivare a soluzioni concrete, le soluzioni vere, quelle che interessano il popolo aquilano. Il loro sforzo è a dir poco significativo, così come è ammirevole lo sforzo di tutti i cittadini aquilani che si battono per avere una legge chiara, definita, in cui siano predefinite le risorse finanziarie per la ricostruzione dell'Aquila. Senza risorse certe e

con uno stillicidio di ordinanze confuse, L'Aquila non sarà mai ricostruita. Vede, ciò che fu fatto

nei mesi immediatamente successivi al Grande Terremoto del 1703 dal Marchese della Rocca, Marco Garofalo, venuto da Napoli con poteri di commissario straordinario, fu quello di far approvare, già dal novembre del 1703, cioè ad appena 9 mesi dalla tragedia, l'esenzione fiscale per i cittadini colpiti per un tempo proporzionale ai danni subiti; per L'Aquila in particolare il

pagamento delle tasse venne sospeso per dieci armi. Questo fu un provvedimento giudicato vitale per far ripartire l'economia e la condicio sine qua non per la ricostruzione della città. Il Marchese della Rocca fece poi istituire una tassa straordinaria per permettere la realizzazione di 92 baracche per gli sfollati nella Piazza del Duomo.

Le risulta che oggi siano stati presi provvedimenti seri per dare uno slancio all'economia di questa città?


Gli aquilani hanno sulle spalle una farragine legislativa e normativa incredibile. Dire che c'è confusione è dir poco. Soprattutto, e ciò mi preoccupa non poco, non si capisce quale sarà la vocazione di questa città.

Quali sono i problemi maggiori che gli aquilani si trovano ad affrontare? Un'economia inesistente, la difficoltà di vivere una vita completamente stravolta, la mancanza di aggregazione sociale. Gli aquilani, tutti, anche quelli che abitano nei comuni del cratere, avevano come punto di riferimento il centro storico dell'Aquila, cuore pulsante della città. Chi ha vissuto il centro fa molta fatica a passeggiare nei centri commerciali.

Quale dovrebbe essere' il ruolo delle istituzioni in questa fase?

Il ruolo delle istituzioni è quello di promuovere gli studi ed i progetti. Ma anche qui mi sembra che non si abbiano le idee molto chiare.

La ricostruzione potrebbe rappresentare una opportunità per L'Aquila?


Certamente. Storicamente i terremoti, e ciò può sembrare strano, hanno fatto progredire economica-

mente le città. Oggi accade tutto il contrario: non vedo l'effervescenza che avrei sperato nel rocesso di ricostruzione. Ricostruire una città come L'Aquila comporta prendere delle posizioni forti e decise da un punto di vista economico e finanziario. Tutto questo mi sembra che non si voglia. E' tutto un tergiversare intorno alla ricostruzione ed intorno a questa martoriata città.

Da Città magazine . com di febbraio 2011

[ Foto di Simone Francescangeli ]


Eremo Via vado di sole , L’Aquila,
martedì 22 febbraio 2011

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