martedì 15 febbraio 2011

MEDITERRANEO : In arretrato con la storia

MEDITERRANEO : In arretrato con la storia


Ancora 300 persone sbarcate nella notte, quasi tremila negli ultimi tre giorni ed altri ne arriveranno ancora . Sono i numeri, drammatici, che sospingono l'allarme immigrazione al vertice dell'agenda politica del governo. Che in un Consiglio dei ministri straordinario convocato a Palazzo Chigi ha dichiarato lo stato di emergenza umanitaria a seguito dell'eccezionale afflusso di cittadini dei Paesi del Nord Africa, innescato dagli eventi che stanno mutando il volto politico del Maghreb.

Scrive Repubblica del 12.02.2011

“Della necessità di un coinvolgimento comunitario nella gestione dell'emergenza aveva in precedenza parlato Romano Prodi, ex capo del governo ed ex presidente della Commissione europea, oggi consulente Onu per l'Africa. Il "professore" condivide l'allarme del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, per il pericolo che la crisi del Maghreb si trasformi in un'emergenza umanitaria in Europa, con il pericolo di infiltrazione di terroristi tra i profughi in arrivo. "Se in questi Paesi la situazione sfugge al controllo, certamente la conseguenza non può che essere questa" afferma da Padova, rispondendo ai giornalisti a margine di un incontro organizzato da Cuamm medici con l'Africa. "Ma io non sono pessimista - aggiunge Prodi - e penso che la Tunisia si riorganizzerà. E' chiaro che, se è disperata, questa gente non vede altro che lo sbocco verso nord, non ha alternative a queste situazioni tragiche".

L'ex premier ha quindi parlato dell'azione dell'Unione europea: "Dobbiamo lavorare molto, l'Europa dovrebbe essere più presente perché, in questi momenti, se vogliamo evitare esodi di massa, bisogna essere presenti, dare speranza, aiutare le trasformazioni, essere vicini ai bisogni fondamentali di questa gente. Attualmente, non ci siamo". Alla domanda di cosa ne pensa delle politiche del nostro Paese in questa situazione, Prodi risponde sorridendo: "Del nostro Paese non parlo...".

L’11.02.2011 a Venezia così il Ministro dell'interno ha commentato il previsto arrivo di centinaia di persone sulle coste italiane. Riferendosi poi alla fuga di persone dall'area di crisi maghrebina ha proseguito 'C'e' il rischio di una emergenza umanitaria'


"L'accordo bilaterale che abbiamo con la Tunisia, e che ha permesso finora di gestire in modo efficace il contrasto all'immigrazione clandestina, non viene attuato dalle autorita' tunisine proprio per la situazione di crisi - ha affermato - il ministro dell'interno, Roberto Maroni, oggi a Venezia. "C'e' un'incapacita' di fronteggiare la situazione da parte delle autorita' tunisine e dobbiamo intervenire. Studieremo le misure adeguate'.

Riferendosi poi alla fuga di persone dall'area di crisi maghrebina ha proseguito 'C'e' il rischio di una vera e propria emergenza umanitaria. La grave crisi del Maghreb, in particolare dalla Tunisia e dall'Egitto, sta portando ad una fuga di massa verso l'Italia. Stanno arrivando centinaia di persone sulle coste italiane e stiamo mettendo in campo tutte le forze per fronteggiare una vera e propria crisi umanitaria


Dunque ancora sbarchi. In arrivo ottantamila persone .Le stime parlano anche di centomila. Il vocabolario e il diritto internazionale le definisce clandestini o anche rifugiati.

A Lampedusa li vedono come intrusi il cui numero diventa ogni giorno sempre più grande e per questo insopportabile fino a provocare esasperazione.

Ma si tratta di persone e quando parliamo di cifre forse non fa molta differenza tra ottantamila e centomila. La fa quando parliamo appunto di persone. Ottantamila persone con la loro storia, i desideri, le speranze, le sofferenze , la ricerca di un modo e un mondo diverso in cui poter vivere.

Lampedusa tra Capo Ponente e Punta O’ Spada, già Italia, in un canale, un tratto di mare che separa Africa da Europa ma soprattutto le coste della Sicilia e le spiagge del nord Africa. Lampedusa dunque attracco tra il porto di Zarsis e le coste della Sicilia.


Dalla spiaggia di Oogla migliaia di tunisini chiedono all’Europa , come ha scritto Avvenire “ di fare i conti con questo pezzo di storia contemporanea con realismo e senso di umanità”.

Perché si tratta di un altro 1989 del Maghrb.Fino a metà gennaio sono arrivati a Lampedusa 5.278 immigrati di cui 2.142 sono ancora al CIE di Lampedusa e 2.144 sono stati già inseriti in altre strutture.

Tendono al brutto le condizioni meteo, il vento ha ricominciato a soffiare e il mare si è fatto grosso. Sulla spiaggia sono arrivati l’esercit5o e la polizia che impediscono, tranne ai pescatori , a chiunque altro di avvicinarsi al mare.

Il mare. Nacque un corridoio di mare tra l’Italia e la Libia per dissuadere i viaggi della speranza o della disperazione.

L’Italia ha puntato tutto su quella soluzione tralasciando la sorveglianza delle altre vie di accesso. Quelle vie probabilmente saranno percorso per i nuovi esodi quello attuale e quelli futuri.

Da qui al 2030 anche in assenza di particolari crisi nell’area del Maghreb sono previsti flussi di novecentomila nuovi arrivi in Italia da cinque paesi : Marocco ( 444.642) Egitto (123.659) Senegal (122.780) Nigeria (108.614) Tunisia (71.897)

D’altra parte già oggi il /9% degli africani che sono in Italia proviene da quei paesi.

Il trattato con ala Libia ha previsto investimenti in infrastrutture in quel paese per 3,4 milòiardi di euro . Un po’ per chiudere il contenzioso del colonialismo , un po’ perché questo paese assolva bene il compito di gendarme e sentinella per gli ingressi clandestini da tutta l’area del Nord Africa.


La stima della fondazione ISMU e del CESPI ( Centro studi politica internazionale ) afferma che resteranno forti i fattori sociologici , politici ed economici che cinducono ad emigrare da quell’area dell’Africa. Solo il respingimento e il controllo con gendarmi locali fino ad oggi ha limitato questa tendenza, ossia ha rallentato l’espandersi di un fenomeno che potrebbe assumere vaste proporzioni.

Probabilmente il flusso dalla Tunisia è frutto veramente dell’attuale contingenza anche perché è un paese che , in confronto agli altri , non trasborda demograficamente e potrebbe avere un discreto benessere economico.

Lo slogan della rivolta del gelsomino era “ Lottiamo per poter crescere qui “. La rivolta del gelsomino ha trovato nelle parole , nei messaggi ma anche nelle immagini , e quindi nella documentazione visiva trasmessa da Al Jazeera un “ promo” che vuole dire e che dice : abbiamo lottato per ribaltare il governo e lo abbiamo fatto per il nostro paese.


Questa è la base della rivolta. Perché arrivano barconi carichi di tunisini a Lampedusa ? Dunque ?

Nella rivolta del gelsomino i giovani gridavano “Siamo un’altra generazione , siamo istruiti e vogliamo liberarci e liberare il nostro paese per poterci vivere”.

Al coprifuoco dalla mezzanotte alle quattro del mattino hanno risposto aprendo le discoteche e rimanendovi in quelle ore a ballare e cantare.


Dunque . Allarmarsi per gli sbarchi , per questi sbarchi si deve ma con una realistica convinzione. Sono frutto della contingenza momentanea che avrebbe bisogno di un vero aiuto , di un vero appoggio alla fragile transizione. Gli sbarchi sono opera di quelle persone che probabilmente da sempre hanno desiderato di lasciare il loro paese. Non lo hanno fatto perché con Ben Alì questo poteva costare anche tre anni di prigione. Sono ora comunque in arretrato con il loro desiderio e con la storia . Anche se va detto probabilmente sono parte di popolazione che vive in povertà e ha sempre desiderato cambiare vita e questa la ritiene una occasione favorevole .

Gli “harrag “ ( quelli che vogliono saltare le frontiere e scappare altrove ci sono sempre stati e sempre ci saranno . In molti ora ci provano anche perché la polizia è più debole e sono venuti meno anche i motivi economici in quanto il viaggio, meglio il biglietto di imbarco, costa di meno. Il tempo dirà se queste considerazione hanno un fondamento . La Tunisia ha voluto scommettere sulle proprie potenzialità e chi ha lottato perché questa scommessa si potesse almeno enunciare non può abbandonare il proprio paese.


Eremo Via vado di sole , L’Aquila,
martedì 15 febbraio 2011

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