 ET TERRA MOTA EST  : Non potest civitas  abscondi  super montem posita
ET TERRA MOTA EST  : Non potest civitas  abscondi  super montem posita
Clementi , autore di quel bellissimo libro su L’Aquila in cui a lungo parla insieme con il suo coautore in tema urbanistico della ricostruzione dopo il terremoto del 1703, ad un tratto afferma : “ Non abbiamo bisogno di trattati di urbanistica , ma abbiamo bisogno di urbanisti seri che ci dicano caso per caso , che cosa bisogna fare.”
 E’  vero e sono d’accordo con lui che per la ricostruzione non abbiamo  bisogno di trattati di urbanistica  ma abbiamo bisogno di sapere,  conoscere, comprendere, capire  di fronte ad una piazza, ad un edificio   come e perché sta lì. Come e perché gli uomini e le donne  che ci hanno  preceduti, gli aquilani , prima di noi hanno  visto e vissuto nella  loro quotidianità i lavori di pavimentazione  di una piazza, la  costruzione di un edificio, la scelta di un’area per un quartiere.
E’  vero e sono d’accordo con lui che per la ricostruzione non abbiamo  bisogno di trattati di urbanistica  ma abbiamo bisogno di sapere,  conoscere, comprendere, capire  di fronte ad una piazza, ad un edificio   come e perché sta lì. Come e perché gli uomini e le donne  che ci hanno  preceduti, gli aquilani , prima di noi hanno  visto e vissuto nella  loro quotidianità i lavori di pavimentazione  di una piazza, la  costruzione di un edificio, la scelta di un’area per un quartiere.Che cosa voglio dire ? Mi rifaccio ad una testimonianza vissuta in prima persona. Là dove si apre oggi Piazza Italia e il Parco Beato Cesidio , proprio su quella strada prima denominata 127 e poi appunto del Beato Cesidio, all’incrocio di Via Caduti di Via Fani che prosegue con Via Aldo Moro negli anni Ottanta del Novecento c’era un boschetto. Era il ciosì detto boschetto dei nobili . Un posto dove probabilmente i proprietari di nobile famiglia andavano a trascorrere del tempo uscendo dalle mura della città perché si trovava alla prima periferia ovest della città e prima dei contrafforti di S. Giuliano. Con l’espansione dei quartieri di Sant’Ansa, Santa Barbara e S. Sisto quel boschetto era stato circondato dalle costruzioni e quello che è peggio era diventato un immondezzaio. Non era più nemmeno una zona verde a servizio di quel quartiere dove tra l’altro esistevano gli impianti sportivi di Piazza d’Armi e la nascente Verde Acqua . A lungo con i comitati di quartiere, le associazioni fu rivendicata la sistemazione di quell’area a verde attrezzato o a spazio pubblico. Corvè di giovani e non più giovani periodicamente ripulivano quella zona. Insomma era entrata nella quotidianità degli abitanti di quei quartieri fino a quando tutta quell’area fu sistemata se non ricordo male sotto l’amministrazione Tempesta e nacque dunque Piazza Italia e Parco Beato Cesidio.
 Ebben  chi , perché, come  decise di perimetrale così quella piazza. L’ho  appena detto . Ma chi e perché decise  di creare quella grande piazza  nel cuore di L’Aquila che si chiama Piazza Duomo?
Ebben  chi , perché, come  decise di perimetrale così quella piazza. L’ho  appena detto . Ma chi e perché decise  di creare quella grande piazza  nel cuore di L’Aquila che si chiama Piazza Duomo?La piazza dell’Aquila è una .” A metà del ‘300 è la più grande piazza che ci sia nell’Italia centro meridionale al di sotto di Firenze “ scrive Raffaele Cola pietra nel suo Forma urbana dell’Aquila dal medioevo al 1700. Quando fu creata quella piazza la città saliva dalla Rivera e si attestava su due quinte : quella del palazzo della Reggia S. Domenico e quella su cui si apriva Piazza Duomo. Che cosa pensarono quegli aquilani quando decisero di aprire quella grande piazza così al centro della città. Disubbidirono certamente agli urbanisti che avevano descritto la città in questo modo, che volevano la città in un altro modo .
 Infatti  scrive Pellegrino  Pellegrini  : “ La città ha bisogno di diverse  piazze. Una sia grande  che, per non incomodar le case nel corpo della  città, si po’ far presso le mura, che è il mercato dei  boui cavalli  et  ogni altra sorte di bestiame , che ogni giorno  non si fa però mercato.  Che questa sia circondata , o almeno da una parte  de casamenti   vecchi, onde siano  molte e diverse , stalle per  essi bestiame  mentre  vi stano, e si possono  conservare  da uno mercato all’altro. Volendo,  per ciascuna porta della città  vi sia  una piazza convenientemente   grande posta nel mezzo
Infatti  scrive Pellegrino  Pellegrini  : “ La città ha bisogno di diverse  piazze. Una sia grande  che, per non incomodar le case nel corpo della  città, si po’ far presso le mura, che è il mercato dei  boui cavalli  et  ogni altra sorte di bestiame , che ogni giorno  non si fa però mercato.  Che questa sia circondata , o almeno da una parte  de casamenti   vecchi, onde siano  molte e diverse , stalle per  essi bestiame  mentre  vi stano, e si possono  conservare  da uno mercato all’altro. Volendo,  per ciascuna porta della città  vi sia  una piazza convenientemente   grande posta nel mezzo  del  camino tra essa porta e il foro . Ancor vi si vendi ogni  sorte di  vituvaglie  che portano li ortolani  e de quelli  rendiroli che vi stano  fermi. Via sia ancora alcune becarie,  tanto quanto  è abbastanza, li  quali tenganoi  li ditti ordini  descritti  in quelle presso  il foro   […] (Pellegrini  P. L’architettura . Il polifilo  Parte I cap. XXXIX.
del  camino tra essa porta e il foro . Ancor vi si vendi ogni  sorte di  vituvaglie  che portano li ortolani  e de quelli  rendiroli che vi stano  fermi. Via sia ancora alcune becarie,  tanto quanto  è abbastanza, li  quali tenganoi  li ditti ordini  descritti  in quelle presso  il foro   […] (Pellegrini  P. L’architettura . Il polifilo  Parte I cap. XXXIX.Gli aquilani disubbidirono costruendo una piazza enorme al centro della città dove non sempre vi facevano il mercato e non per tutti i generi.
Ebbene nel leggere questa pagina di un urbanista con un volo di fantasia mi sono rappresentato lo stesso Pellegrino Pellegrini , chissà se rea biondo o bruno, basso o alto, magro o grasso , con voce roca da baritono o in falsetto che illustrava agli aquilani come costruire la città in una pubblica assemblea e poi gli infiniti crocicchi e le discussioni e le polemiche , infine le decisioni .
 Buccio  di Ranallo , l’ante litteram dei cronisti,  fa degli scoop formidabili  quando racconta  per esempio la fondazione  o la peste , o il terremoto .  Oppure per esempio quando fu disegnato e realizzato il Gonfalone. “La  creazione dello spazio  è un processo continuo  e necessario  che si  produce attraverso  la lingua, i gesti, le posizioni del corpo , le  azioni che in esso si compiono , attraverso previsioni e regole di  comportamento […] Come non esiste spazio  se non in quanto creazione  culturale , così questo spazio per definizione non può mai essere neutro  : su di esso si proiettano  tutti i sistemi di classificazione   simbolica che la società ha adottato , si riflette il sistema sociale  stesso ; nello spazio il sistema si  materializza, si rinforza  continuamente […] Lo spazio è dunque  una sorta di imprescindibile   contenitore dei nostri percorsi  mentali, delle nostre relazioni  con  noi stessi  e con l’esterno : modificare, turbare i contorni di questo  contenitore può portare alla distruzione  delle istituzioni culturali”
Buccio  di Ranallo , l’ante litteram dei cronisti,  fa degli scoop formidabili  quando racconta  per esempio la fondazione  o la peste , o il terremoto .  Oppure per esempio quando fu disegnato e realizzato il Gonfalone. “La  creazione dello spazio  è un processo continuo  e necessario  che si  produce attraverso  la lingua, i gesti, le posizioni del corpo , le  azioni che in esso si compiono , attraverso previsioni e regole di  comportamento […] Come non esiste spazio  se non in quanto creazione  culturale , così questo spazio per definizione non può mai essere neutro  : su di esso si proiettano  tutti i sistemi di classificazione   simbolica che la società ha adottato , si riflette il sistema sociale  stesso ; nello spazio il sistema si  materializza, si rinforza  continuamente […] Lo spazio è dunque  una sorta di imprescindibile   contenitore dei nostri percorsi  mentali, delle nostre relazioni  con  noi stessi  e con l’esterno : modificare, turbare i contorni di questo  contenitore può portare alla distruzione  delle istituzioni culturali”Un patrimonio di complessità incomparabili e inconfondibili , è un immenso mondo favoloso.
 Ebbene   ha ragione Clementi. E ripensando alle sue parole  mi accorgo che  è  necessario  fermarsi a pensare a tutte quelle speranze, quei sacrifici ,  quelle illusioni , quei progetti , quegli spunti economici che   fruttarono i palazzi del centro storico, , i vani delle porte, gli  stipiti delle finestre , i mobili, gli arredi  dei palazzi per esempio   Alfieri/De Torres /Dragonetti a Piazza S. Giusta , del Cortile  Palazzo  Cipollini in Corso Vittorio Emanuele e tanti altri.
Ebbene   ha ragione Clementi. E ripensando alle sue parole  mi accorgo che  è  necessario  fermarsi a pensare a tutte quelle speranze, quei sacrifici ,  quelle illusioni , quei progetti , quegli spunti economici che   fruttarono i palazzi del centro storico, , i vani delle porte, gli  stipiti delle finestre , i mobili, gli arredi  dei palazzi per esempio   Alfieri/De Torres /Dragonetti a Piazza S. Giusta , del Cortile  Palazzo  Cipollini in Corso Vittorio Emanuele e tanti altri.E poi con un po’ di ardire entrare nella quotidianità di famiglie che vivevano L’Aquila dei loro tempi. Entrare nei loro pensieri, sentire il loro respiro . Immaginiamoci che cosa pensava il Marchese Pica Alferi quando costruiva il suo palazzo ma anche di che cosa parlavano i muratori e i braccianti che lo costruivano . Non pensare a questo , sentire solo gli urbanisti significa tradire quello spirito che solo ci può confortare e aiutare ad attendere un’altra eternità prima che l’Aquila sia bella e ricostruita. Questo voleva dire Clementi e questo voglio dire . Chi sta pensando alla ricostruzione in altri termini scellerati si fermi , rifletta che tanto le eternità si susseguono e anche un’eternità non dura in eterno.
martedì 22 febbraio 2011
 
 

Nessun commento:
Posta un commento