venerdì 20 maggio 2011

ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI : Api

ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI : Api


Il principe Federico Cesi aveva 18 anni quando fondò, il 17 agosto 1603, l'Accademia dei Lincei. johannes von Heeck, Francesco Stelluti e Anastasio de Filiis, suoi compagni della prim'ora,

ne avevano pochi di più. Si proponevano di realizzare una radicale riforma del sapere tradizionale, attraverso un uso pubblico e controllabile delle conoscenze. Nel 1611 Galileo si unirà a loro. Scelsero come emblema la lince perché dotata «di un'acutezza di vista molto potente e mirabile capacità di penetrare all'interno delle cose». È a questa capacità, unita al desiderio di una trasmissione efficace dei nuovi saperi, che fa riferimento l'opera che oggi, nel contesto delle celebrazioni del quarto centenario, l'Accademia ha deciso di pubblicare in edizione critica.

Si tratta dell'Apiarium di Cesi, che - come scrive Paolo Galluzzi, curatore dell'agile e insieme rigorosa versione elettronica (http://galileo.imss.firenze.it/), cui seguirà una pregiata edizione a stampa - «rappresenta uno dei capitoli più significativi del vasto programma naturalisti co, storico-erudito e letterario concepito dall'antica Accademia».


Un ruolo cruciale è giocato dalle immagi¬ni. Così come Galileo, con il suo cannocchia¬le, aveva posato il suo occhio da linceo sulle ombre della luna, sulle macchie solari e sui satelliti di Giove, altri stavano posando il loro su un altro mondo anch'esso ancora tutto da scoprire: quello dell'«infinitamente piccolo», degli insetti, della loro anatomia e più in generale dei meccanismi del vivente. Incoraggiati dallo stesso Galileo, altri lincei avevano cominciato a "fidarsi" del micro¬scopio, preparando, accanto a quella astronomica, altre non meno importanti "rivoluzioni scientifiche".

Quando Urbano VIII, amico dei lincei, indisse il Giubileo nel 1625, l'Accademia gli rese omaggio con una splendida tavola, la Melissographia, realizzata dall'incisore Friedrich Greuter riprendendo lo stemma dei Barberini, il casato del papa, costituito da tre api. L'incisione presentava quelle api in tre pose diverse con una precisione mai vista prima. Nella parte bassa della tavola venivano mostrati anche una serie di particolari

anatomici.


Si tratta della prima immagine realizzata a partire dalle conoscenze acquisite tramite il microscopio. È questo il contesto in cui Cesi scrisse, in quello stesso anno, il suo Apiarium, un'opera che unisce scienza ed erudizione, tradizione letteraria e artistica e nuove osservazioni e conoscenze. A svolgere quelle osservazioni al microscopio era stato Francesco Stelluti, autore pochi anni più tardi, nel 1630, del Persia tradotto in verso sciolto, dove si trova la tavola qui riprodotta. Una tavola "anatomica", come si vede, che però richiama apertamente la Melissographia e dunque lo stemma del papa. Arte, scienza e religione per i lincei potevano andare d'amore e d'accordo. Il caso Galilei mostrò che con il potere papale le cose non erano così semplici. Ma almeno godiamoci questo splendido episodio di comunione tra arte e scienza

Fonte Armando Massarenti L’anatomia delle api Ventiquattro d el Sole 24 ore.


Eremo Via vado di sole, L'Aquila,
venerdì 20 maggio 2011


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