venerdì 20 maggio 2011

MIRABILIA URBIS : Vivere la città

MIRABILIA URBIS : Vivere la città


Una città può essere vista,vissuta e raccontata dal suo interno: le sue strade, il suo clima,il via vai della gente , gli edifici che le danno una forma fisica.In Gente di Dublino James Joyce trasforma i rumori, le voci,la folla della città irlandese in una esperienze estetica .

lane Iacobs, una studiosa americana che ha dedicato ai fenomeni urbani l'interavita, ha scritto pagine bellissime sulla complessità delle città, sul perché esse si comportano come organismi viventi, sull'importanza di guardarle «dalla strada in su» per capire come fun¬zionano e in che direzione vanno: se verso la vita o verso la morte. Daniel Libeskind, creatore del Museo dell'Olocausto di Berlino, dice di progettare con lo stesso approccio con cui suona la musica, di cui è• un grande appassionato: «L'architettura non ha a che fare con gli edifici, ha a che fare con la sorpresa, con le emozioni inattese».


Le città possono essere pericolose. James Trefil, autore di The Scientist in the City, ci avverte che «non sai mai se al prossimo angolo che giri la tua vita cambierà per sempre». Ma, proprio per la stessa ragione, «le città rappresentano cambiamento, libertà, possibilità».

A proposito di sorprese. Tutta questa ricchezza può essere raccolta in un puntino. Qualche volta in un piccolo triangolo. Accade quando guardiamo le mappe e le cartine geografiche, gli atlanti stradali che ci guidano nel viaggio Le città sono lì, sulla carta o sul computer, legate tra loro da mille reti, ma astratte: prive di voci e di rumori. Quando le guardiamo da una foto satellitare o su una carta che rappresenta ampi territori esse sono anche prive di strade. Punti, piccoli o grandi, ma punti, appunto.


Poi però la città complessa «dalla strada in su» e la città puntino «dal cielo in giù» si incontrano. Avviene a Santa Fe, per esempio. Gli scienziati del Santa Fe Institute studiano le città come organismi viventi per carpire le leggi che ne regolano la vita e l'evoluzione. Per studiarne la complessità devono ridurle a puntini: organismi che nascono e si organizzano, centri legati tra loro, puntini che diventano sempre più grandi. L'astrazione serve a render conto della complessità della vita. Ci aiuta a capire come funziona quella delle città, l'habitat in cui entro il 2050 vivrà 1'80% della popolazione mondiale.

Lo scienziato e cartografo Claudio Tolomeo, vissuto nel Secondo secolo, è stato forse il primo ad aprire la strada. A rappresentare le città come puntini su una carta. Delle sue mappe non rimangono reperti originali. Ma nel Medioevo, a partire dal 1200, iniziano a essere riprodotte. A volte le città sono presentate con le loro torri e i loro castelli, per enfatizzarne l'importanza, per marcarne la bellezza. Ma a volte sulle mappe fanno capolino i puntini. A suggerirci come e perché possa essere accaduto è Peter Barber, curatore della ricchissima sezione delle mappe della British Library di Londra: «Probabilmente avviene quando cresce l'esigenza di misurare lo spazio. Si trovano città rappresentate da piccoli triangoli nelle mappe dei cartografi arabi. Mostrare le relazioni reali tra città e luoghi diventa un problema di utilità e coincide anche con l'emergere dei mercanti».


Alla rappresentazione scenica, alla mappa dei confini come affermazione della sovranità, si affianca la mappa per capire quanta strada devo percorrere per arrivare fin là. Nel saggio II Mediterraneo, lo storico francese Fernand Braudel ha mostrato come nell'Europa del XVI secolo il trasporto via terra, con le merci a dorso di mulo, fosse molto più praticato di quanto fino ad allora immaginato. L'Europa delle città inizia a prendere forma: una miri ade di puntini colle¬gati da lenti ma infaticabili animali da soma. Ma quando i mercanti superano la porta della città sanno che cosa troveranno. Voci, odori, rumori, sorprese: la vita «dalla strada in su».

Fonte Giovanni Padula Ventiquattro de Il sole 24 ore


Eremo Via vado di sole , L'Aquila,
venerdì 20 maggio 2011


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