domenica 22 maggio 2011

CONTRAPPUNTO : Ha ragione Keynes ?

CONTRAPPUNTO : Ha ragione Keynes ?


L’economia moderna, secondo Keynes, non trova necessariamente il suo equilibrio nella piena occupazione; essa può trovarlo nella disoccupazione e nell’equilibrio della sotto-occupazione. L’equilibrio della sotto-occupazione, il ripudio della Legge di Say, la richiesta che il governo affrontasse spese non coperte da entrate per sostenere la domanda: questi furono i punti essenziali del sistema keynesiano e vennero a comporre quella che fu definita la Rivoluzione di Keynes. La difesa della sua politica comprese inizialmente forti tentativi di persuasione compiuti dallo stesso Keynes.

La Teoria Generale, la sua opera più importante, deve gran parte della sua accettazione alla Grande Depressione e all’incapacità degli economisti classici di affrontare con successo quell’evento intimamente sconvolgente. Ma ben prima di questi anni, la guerra del 1914-1918 e il suo dopoguerra portarono a Keynes la fama che avrebbe poi caratterizzato la sua vita. Durante questi anni lavorò al Ministero del Tesoro britannico, dove si fece una gran reputazione per la competenza e l’inventiva con cui seppe occuparsi dei profitti della Gran Bretagna negli scambi con l’estero, dei ricavi dei prestiti e dei proventi dei titoli sottoscritti e venduti all’estero.


In “The general theory of employment, interest and money”. Per Keynes I l problema decisivo dell’economia non è come si determini il prezzo delle merci, né come si distribuisca il reddito risultante; la questione importante è come si determini il livello della produzione e dell’occupazione. All’aumentare della produzione, dell’occupazione e del reddito diminuisce di conseguenza il consumo degli incrementi addizionali di reddito: nella formulazione storica di Keynes diminuisce la propensione marginale al consumo. Ciò significa che i risparmi aumentano. Non c’è alcuna sicurezza, come ritenevano gli economisti classici, che, a causa di tassi di interesse ridotti, questi risparmi saranno investiti, ossia spesi. Essi possono rimanere inutilizzati per tutta una serie di ragioni cautelative che possono riflettere il bisogno o il desiderio dell’individuo o dell’azienda di credito liquido. Come nell’opinione classica, risparmi e investimento devono essere uguali; i risparmi devono quindi essere assorbiti in maniera completa dall’investimento.
La differenza consiste nel fatto che essi non sono più necessariamente uguali o addirittura normalmente uguali, in una condizione di piena occupazione. Far sì che i risparmi siano uguali all’investimento e assicurare quindi che vengano spesi integralmente può richiedere una diminuzione dei redditi e una condizione di deprivazione. Ne deriva che la situazione di equilibrio in economia può non trovarsi in corrispondenza di un’occupazione necessariamente piena; essa può trovarsi a livelli diversi e persino gravi di disoccupazione. Questa nozione divenne nota come equilibrio della sotto-occupazione. Essa era un qualcosa che nel 1936 poteva essere osservato anche da chi non avesse una preparazione specialistica. Per Keynes rimane una possibilità, solo una: l’intervento del governo per aumentare il livello degli investimenti. Occorreva che il governo contraesse prestiti e spendesse a fini pubblici. Ciò presuppone un disavanzo deliberato. Solo in questo modo si sarebbe rotto l’equilibrio della sotto-occupazione, spendendo in modo deliberato i risparmi accantonati, e non utilizzati, del settore privato. Si trattava sostanzialmente di una affermazione molto potente di quella che era la saggezza di ciò che si stava facendo sotto la pressione delle circostanze dell’epoca in cui Keynes visse.


Eremo Via vado di sole, L'Aquila,
domenica 22 maggio 2011


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