domenica 22 maggio 2011

COPIA INCOLLA : Qui e là

COPIA INCOLLA : Qui e là


Dov’era una volta il tennis , nel piccolo rettangolo difeso dalla massicciata su cui dominano i pini selvatici, cresce ora la gramigna e raspano i conigli nelle ore di libera uscita. Qui vennero un giorno a giocare due sorelle, due bianche farfalle, nelle prime ore del pomeriggio. Verso levante la vista è ancora libera e le umide rocce del Corone maturano sempre l’uva forte per lo sciacchetrà. E’ curioso pensare che ognuno di noi ha un paese come questo e, sia pur diversissimo, che dovrà restare il suo paesaggio immutabile

Accade che le affinità d’anima non giungano

Ai gesti e alle parole ma rimangono

Effuse come un magnetismo. E’ raro

Ma accade

Può darsi che sia vera soltanto la lontananza verso l’oblio, era la foglia secca

Più del fresco germoglio.

Tanto ed altro può darsi o dirsi.

Comprendo la tua caparbia volontà di essere sempre assente

Perché solo così si manifestala tua magia.

Innumeri le astuzie che intendo.


Da tempo stiamo provando la rappresentazione

ma il guaio è che non siamo sempre gli stessi.

Molti sono già i morti, altri cambiano sesso,

mutano barbe volti lingua o età.

Da anni prepariamo (da secoli) le parti,

“il signore è servito” e nulla di più.

da millenni attendiamo che qualcuno

ci saluti al proscenio con battimani

o anche con qualche fischio, non importa,

purchè ci riconforti un nous sommes là.

Purtroppo non pensiamo in francese e così

restiamo sempre al qui e mai al là.

Le parole

se si ridestano

rifiutano la sede

più propizia, la carta di Fabriano, l’inchiostro

di china, la cartella

di cuoio o di velluto

che le tenga in segreto.

Le parole

quando si svegliano

si adagiano sul retro

delle fatture, sui margini

dei bollettini del lotto

delle partecipazioni

matrimoniali o di lutto.


Le parole non chiedono meglio

che l’imbroglio dei tasti

nell’Olivetti portatile,

che il buio dei taschini, che il fondo

dei cestini, ridottevi

in pallottole;

le parole non sono affatto felici

di essere buttate fuori

come zambracche e accolte

con furore di plausi

e disonore;

le parole

sono di tutti e invano

si celano nei dizionari

perché c’è sempre il marrano

che dissotterra i tartufi

più puzzolenti e più rari;

le parole

dopo una lunga attesa

rinunziano alla speranza di essere pronunziate

una volta per tutte

e poi morire

con chi le ha possedute.

Da Eugenio Montale : Dov'era il tennis ,Ex voto,Qui e là ,Le Parole

Eremo Via vado di sole , L'Aquila, domenica 22 maggio 2011


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