giovedì 19 maggio 2011

CONTRAPPUNTO : Politica e lapsus o la politica dei lapsus

CONTRAPPUNTO : Politica e lapsus o la politica dei lapsus


Ha effetto rasserenante il lapsus che serve a ottenere una verifica nel corso di una disputa, cosa molto gradita al medico nel suo lavoro psicoanalitico. Con un mio paziente dovetti interpretare un sogno, in cui si presentava il nome Jauner. Il sognatore conosceva una persona che si chiamava così, ma non si riusciva a scoprire per quale ragione questa persona comparisse nel contesto del sogno, per cui azzardai l'ipotesi che ciò potesse accadere semplicemente in ragione del suo nome, che ha un suono simile all'ingiuria Gauner (truffatore, farabutto). Il paziente contestò subito ed energicamente, ma incorse in un lapsus e, così facendo, confermò la mia ipotesi, giacché incorse una seconda volta nella medesima sostituzione di iniziale. La sua risposta fu: «La sua ipotesi mi sembra troppo ardita» (ma invece di dire gewagt, «ardito», pronunciò jeioagt). Quando gli feci notare il lapsus, accolse la mia interpretazione.

Quando, in un'accanita discussione, questi lapsus, che stravolgono completamente l'intenzione del discorso, accadono a uno dei due avversari, lo pongono subito in svantaggio rispetto all'altro, il quale di rado tralascia di avvalersi della posizione favorevole.


Diventa così chiaro che gli uomini, in genere, interpretano i lapsus come gli altri atti mancati, nello stesso modo che io espongo in questo libro, anche se in teoria non sono d'accordo con questa interpretazione, anche se in teoria non concordano con questa opinione e anche se, per quanto riguarda loro stessi, non sono disposti a rinunciare alla comodità che si lega con la tolleranza verso gli atti mancati. L'ilarità e lo scherno che questi lapsus provocano sempre nel momento decisivo del discorso smentiscono la convinzione, generalmente condivisa, per cui un lapsus verbale non sarebbe appunto nient'altro che un lapsus linguae e pertanto irrilevante da un punto di vista psicologico.

Fu nientemeno il. cancelliere dell'Impero germanico, il principe von Bulow, che tentò con una simile obiezione di salvare la situazione quando un lapsus trasformò nel contrario il senso del suo discorso in difesa dell'imperatore (novembre 1907):

«Riguardo al presente, alla nuova era dell'Imperatore Guglielmo II, non posso che ripetere quel che ho già detto un anno fa: sarebbe iniquo e ingiusto parlare di una cerchia di consiglieri responsabili attorno al nostro Imperatore ... » (grida: "Irresponsabili!") « ... di consiglieri irresponsabili. Perdonino il lapsus linguae» (ilarità).

Comunque la frase del principe von Bulow, per l'accumularsi di negazioni, era riuscita oltremodo oscura; la simpatia per l'oratore e il rispetto per la sua difficile posizione fecero sì che quel lapsus non venisse più sfruttato contro di lui. Andò peggio un anno dopo, sempre nello stesso luogo, a un altro oratore che voleva esortare a compiere una manifestazione senza riserve [riickhaltlos] verso l'imperatore e che invece, per un perfido lapsus, mostrò quali altri sentimenti albergavano nel suo cuore leale di suddito:

«Lattmann (deputato nazionalista): "Ci poniamo, per la questione dell'Indirizzo, sul terreno della procedura parlamentare. In conformità a questa, il parlamento ha il diritto di inoltrare un tale indirizzo all'Imperatore. Crediamo che l'intento unitario e l'aspirazione del popolo tedesco siano volti a raggiungere anche su questo punto una manifestazione unitaria [einheitliche Kundgebung], e se possiamo far ciò in una forma che tenga assolutamente conto dei sentimenti del Monarca, allora dobbiamo anche farlo senza spina dorsale [riickgratlG.lJ" (esplosione di ilarità per alcuni minuti). "Signori, non volevo dire: senza spina dorsale, ma senza riserve [riickhaLtlos], e questa manifestazione senza riserve da parte del popolo, vogliamo sperarlo, sarà accettata anche dal nostro Imperatore, in un momento tanto difficile."».


Il «Vorwartsv" del 12 novembre 1908 non mancò di sottolineare il significato psicologico di quel lapsus: «Certo, mai è stato così precisamente caratterizzato, in un parlamento, da un deputato, l'atteggiamento proprio e quello della maggioranza parlamentare di fronte al monarca, come è successo all'antisemita Lattmann, quando il secondo giorno dell'interpellanza, con solenne pathos, si lasciò sfuggire in un'involontaria autoaccusa l'affermazione che lui e i suoi amici volevano esprimere il loro pensiero senza spina dorsale all'Imperatore. Un uragano di risate da tutti i banchi coprì il resto del discorso dell'infelice, che ritenne ancora necessario spiegare esplicitamente, scusandosi, che intendeva in realtà dire senza riserve»."

Aggiungo un altro esempio, nel quale il lapsus assume il valore addirittura inquietante di una profezia. Nella primavera del 1923, nel mondo della finanza internazionale, fece grosso scalpore la notizia che il giovanissimo banchiere X., uno dei «nuovi ricchi» di W., certamente uno dei più nuovi, in ogni caso il più giovane e il più ricco, dopo una breve lotta per ottenere la maggioranza, era giunto in possesso della maggioranza delle azioni della banca ... Ciò aveva anche comportato che, in un'assemblea generale degna di nota, i vecchi dirigenti di questo istituto, finanzieri di vecchio stampo, non fossero stati rieletti e che il giovane X. fosse diventato presidente della banca. Nel discorso di commiato, che l'amministratore delegato dottor Y. tenne in onore del vecchio presidente non rieletto, molti fra i presenti furono colpiti da un reiterato, penoso lapsus dell'oratore. Egli continuava a parlare dello spirare del presidente, anziché dello spirare (scadere) del suo mandato di presidente. Avvenne poi che il vecchio presidente non rieletto, qualche giorno dopo l'assemblea, morì. Tuttavia aveva già varcato la soglia degli ottanta anni! (Storfer)


Un bell'esempio di lapsus," che non mira solo a tradire colui che parla, ma anche a orientare lo spettatore, si trova nel Wa!!enstein di Schiller (T Piccolomini, I, 5) e ci mostra come il poeta, che si avvale di tale mezzo, conoscesse il meccanismo e il senso del lapsus. Max Piccolomini, nella scena precedente, ha perorato in maniera appassionata la causa del duca e ha poi esaltato i benefici della pace, quali gli si erano palesati durante il viaggio in cui aveva accompagnato al campo la figlia di Wallenstein. Egli esce di scena mentre suo padre " e il messaggero di corte, Questenberg, sono costernati. Quindi la quinta scena procede:

QUESTENBEI{G

Ahinoi! Stanno così le cose?

Amico, e noi lasciamo che con questa illusione Egli se ne vada, e non lo richiamiamo subito Per aprirgli gli occhi

All' istante?

Ottavio (tornando in sé da profonda meditazione) A me ora li ha aperti,

E ora vedo più di quanto mi piaccia." QUESTENBERG

Che avete, amico?

Ottavio

Maledetto questo viaggio!

QUESTENBEHG

Come mai? Di che si tratta?

OTTAVIO

Venite! lo devo

Tosto seguire la traccia infausta, Vedere con i miei occhi ... Venite ...

(vuole condurlo via con sé)

QUESTENBERG

Che dunque? Per dove?

OTTAVlO (impaziente) Da lei!

QUESTENBERG Da ...

OTTAVIO (.l'l corregge) Dal duca! Andiamo!

Questo piccolo lapsus - «da lei» anziché «da lui» - ci rivela che il padre ha intuito la ragione per la quale il figlio si è schierato dalla parte del duca, mentre il cortigiano si lamenta «del suo parlare per enigmi».

Sigmund Freud Psicopatologia della vita quotidiana pagg. 105-109

Eremo Via vado di sole, L'Aquila,
giovedì 19 maggio 2011


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