martedì 5 ottobre 2010

BIBLIOFOLLIA : La matita

BIBLIOFOLLIA : La matita


La matita è un oggetto sensibile e duttile , il suo tratto si può cancellare, permette dunque di tornare indietro. Matita e foglio bianco permettono una totale libertà espressiva, nel passato come nel futuro.

Dal XVI secolo la matita ha cambiato forma, arricchito la sua gamma, è diventata sofisticata e di lusso,ha a volte incorporato la gomma e il temperino ma rimane sempre lei. Lei che vede il segreto di un successo costante per la sua semplicità

Danilo Claudio Pecori amministratore delegato di Faber-Castell in Italia dice che sembra uno strumento insostituibile. La matita esagonale inventata nel 1905 ,la Castell 9000 è oggi un’icona. Sui banchi di scuola e negli uffici insieme alla Termograph Lyra che è l’evoluzione della matita gialla della Fila resiste ai continui annunci della sua sostituzione con computer e pennini digitali. Resiste anche perché ormai è un oggetto ecofriendly e con una mina che non sporca. Una mina dunque sottile, grossa, morbida, dura per ogni

idea che si ha in testa e che si vuole realizzare sulla carta. E poi la polvere della matita sul foglio a sagomare le forme , a velare il bianco con tutti i toni di grigio per costruire un’alternativa al vuoto del foglio bianco.

Fabbrica Italiana Lapis ed Affini ci regala la Fila quella piccola matita che abbiamo imparato a conoscere a scuola. Con una matita puoi fare tutto . Il legno e la grafite sono anima e corpo fuse in un unità disegnata a volte da architetti , a volte evolutasi nel tempo per consentire un uso ,maneggevole .


Le matite fabbricate oggi nel mondo ogni anno arrivano a quindici-venti miliardi di pezzi e sempre più futuriste reggono bene la concorrenza con altri strumenti di scrittura.

Così il vecchio lapis sopravvive all’era digitale.

E all’erra digitale sopravvive dunque un modo di scrittura che sembrava essere andato in frantumi quando più di cinquecento anni fa ,l’invenzione della stampa ad opera di Gutenberg inaugurò una fase nuova nella storia della cultura occidentale , sostituendo al libro manoscritto , di per sé unico , la possibilità di riprodurre un libro in un numero di copie intenzionalmente infinito.

Non più un disegno sulla carta che nel manoscritto conserva idee e cultura ma una serie di caratteri mobili che per la loro natura rappresentano le premesse per una sempre maggiore democratizzazione del sapere.

Ma ogni tempo ha avuto nella scrittura e nei caratteri una sua rivoluzione dettata da ragioni politiche e sociali. Quindi già nel III secolo c’era stata una rivoluzione con l’introduzione di una scrittura latina vergata con lettere minuscole. Veniva introdotto un doppio binario caratteri maiuscoli e minuscoli di cui ci serviamo ancora oggi.

L’alta cultura classica e la religione cristiana, per esempio, vollero disporre di libri di prestigio inventando una scrittura onciale che per cinque secoli, dal quarto al nono, fu il principale veicolo della nuova cristianità da Costantinopoli alla Spagna , dall’Egitto all’Inghilterra. I codici che Gregorio Magno (590-604) affidò al monaco Agostino quando lo inviò in Inghilterra per convertire le popolazioni che abitavano quelle terre erano dei codici in onciale.

Certo Gregorio Magno viveva in un’Europa governata da Visigoti in Spagna, Longobardi in Italia, Franchi in Gallia. Questa frammentazione portò anche alla frammentazione della scrittura in più forme fino a quando dopo l’Ottocento , grazie all’affermazione dell’impero di Carlo

Magno si produsse una nuova uniformizzazione della scrittura. Nacque la scrittura carolingia inventata da un monaco Alcuino, consigliere culturale di Carlo Magno . Fu così che opere classiche dell’antichità poterono essere diffuse con un supporto grafico chiaro, ordinato, elegante.

Fu poi il turno della minuscola gotica introdotta dalle università di Bologna e di Parigi. Si deve a questa scrittura minuscola la possibilità di accelerare la lettura di testi sempre più numerosi. Boccaccio, Petrarca ed altri preumanisti si dichiarano insoddisfatti delle litterae scholasticae fino a quando Poggio Bracciolini ne inventò una in modo geniale imitando la carolina del dodicesimo secolo.

La scrittura e i suoi caratteri dunque una rivoluzione dopo l’altra. Ma fino ad oggi quando zampe di gallina, approssimazione, sigle, sms ne hanno ricacciato in un mondo alieno. E’0 certo far scaturire da una matita una bella scrittura non è poi cosa da poco. Si tratta di trovare un allenamento al tratto e al gusto; si tratta di sovvertire quella dilagante epidemia di sillogismi che sconvolgono il linguaggio. Come si fa a scrivere bene con una matita, in un corretto linguaggio se la minaccia nella lingua parlata si concretizza ogni anno con l’introduzione nel vocabolario di più di mille parole nuove.

Ma come sono scelte queste parole? Secondo la frequenza e la qualità certamente per accertare che non siano fenomeni effimeri , che non siano sillogismi transitori o invenzioni dell’ultimo minuto. Certo la prova del tempo conta. E allora se si deve scrivere bisogna essere certi che “inciucio”, “pateracchio” , “ fiellini” resistano nel tempo nel linguaggio parlato per avere cittadinanza in quello scritto. Il curatore dello Zingarelli, Mario Cannella afferma :” Ci sono parole che si impongono abbastanza presto ed altre che sonnecchiano a lungo prima di esplodere. Quasi sempre ci si innamora di un vocabolo a prima vista”.Così nascono parole nuove come “emo” appartenente a gruppi giovanili che vestono di nero , o “ archistar” architetto di grande successo e notorietà , oppure “ arcisicuro” del tutto sicuro, protetto, colloquiale o “gollonzo” che nel linguaggio sportivo significa gol fortunoso.

Ma non è solo per l’italiano. L’Oxford Dictionary registra l’introduzione di termini cinesi introducendo “ shanzai” contraffazione, shengu, la donna che ha trascurato il matrimonio per la carriera. Lo Zingarelli registra “ shantung” la seta selvaggia made in China.

E dalla Repubblica Domenicana arriva la bachata.

E poi “codificazione” assume il significato di “reificazione” .

Se, dunque , la lingua è opera di civiltà e non di natura allora occorre accettare la stagione della

Gastro- lingua, politico- lingua- socio-lingua, culura- lingua,tenendo presente però una missione molto importante , quella di salvare alcune parole. E quando scriviamo quella è l’occasione più propizia, è il modo più efficace. Specialmente se scriviamo con una matita , quel lapis copiativo che da bambini umidivamo con la saliva sulla punta con il risultato di vedere i caratteri sbaffati sulla carta e le nostre labbra viola . . Tanto alle parole salvate fa piacere. Fa molto piacere .

Eremo Via vado di sole , L'Aquila, martedì 5 ottobre 2010

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