CANZONIERE : Lamento del carbonaro
chi ‘un l’ha provato ‘un po’ ‘mmaginare,
credo all’inferno un’anima dannata
che così tanto possi tribolare
quant’è lo spasimo e ‘l dolore
quella del carbonaro, il tagliatore.
si riunisce assoma a diversi compagni,
lascia la moglie immersa in un dolore
e i figli scalzi e ignudi come ragni,
dicendogli: Se giova el mio sudore
ho la speranza farli bon guadagni,
soccorso vi darò come vedrete,
vi comprerò le scarpe e mangerete.
Perché ‘l padron ci fa bon promessione,
si va in Corsica, in Sardegna, fino a Riete ,
si va a seconda le combinazione ;
credessimo trovare maggior fortuna
s’andrebbe nel mondo della luna.
In secca in una foresta e alta e dura
Gli par d’aver trovato un gran tesoro ,
è lì che tutti assieme ci si adduna
possibilmente nel centro del lavoro;
è lì di una parte alcuna
forman la cella per il suo demoro,
la fabbrica non legna ,terra, zolle e sassi;
pare proprio ricovero dei tassi.
Otto mesi bisogna coricarsi
Nutrendosi di un cibo più meschino,
pure di cacio ‘un se doventa grassi,
per risparmiar se ne mangia pochino;
otto mesi si dorme sotto le oscure zolle
col capo in terra come le cipolle.
ci siamo tanti assoma a lavorare,
ci volesse due lire e non di meno ,
uno e ottanta ce lo fan bastare.
Ci danno la farina a caro prezzo,
cinquanta lire ‘la fanno i’ quintale;
puzza di riscaldato e sa di lezzo,
sarebbe roba da darsi al maiale.
Bisogna tace e non c’è via di mezzo,
tanto se si reclama è sempre uguale ;
se da qualcun siamo ascoltati
si passa da ‘gnoranti e da sfacciati.
‘Un se lo rammentan più quegli esaltati
che si magiava il pane a pari uguale
son quelli che si fan tanto male:
tra il capo macchia, ministri fattori e dispensieri
son quelli che ci mettono i pensieri.
Ora ch’a’ conti ci siamo arrivati,
là giò ‘l ministro li ha sistemati .
Ci consegnano biglietti sigillati,
par che d’aprigli a lor molto gli prema,
quando che li hanno letti, esaminati
quello che gli par troppo ce lo scema .
Tutt’ a utile suo la somma tira ,
lo schiude ‘l conto ‘l povero sospira.
Quello che gli risponde a piena ira:
“Mi scusi, signor padrone, ma qui ha sbagliato”
Più s’arrabbia, più s’infama e più d’adira
se stavi più accorto e lavoravi
di certo che di più tu guadagnavi.” Pensate un po’: essere stati otto mesi stiavi ,
sentite un po’ come taglian la giubba,
in centonovantanove, tutti ladri
fanno a gara tra loro a chi più rubba.
Ritorno a casa stracanato e scotto
senza quattrini e con la febbre addosso.
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