domenica 17 ottobre 2010

SETTIMO GIORNO : Ma il Figlio dell'uomo,quando verrà, troverà la fede sulla terra

SETTIMO GIORNO : Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?


C’è nel Vangelo di Luca (18,1-8) proclamato nella xxix domenica del tempo ordinario una domanda provocatoria che Gesù Cristo rivolge individualmente ad ognuno di noi : “Ma il Figlio dell’uomo ,quando verrà, troverà la fede sulla terra?” E’ una domanda dunque che ciascuno di noi deve rivolgere a se stesso chein altri termini suona così : A che punto è la mia fede? Anche se poi in definitiva non è proprio la fede l’argomento di questo brano di Luca che comunque conclude in parte l’insegnamento appunto sulla fede.Piuttosto sembra essere la preghiera che però ha molto a che fare con lafede e chiude in qualche modo il cerchio nelle questioni di fede. La preghiera cristiana e del cristiano ha infatti molto a che vedere con la fede. La preghiera dell’uomo di fede non è dunque solo quel desiderio che fin dall’antichità, quindi da sempre l’uomo ha avuto di rivolgersi ad una entità superiore.

La preghiera dell’uomo di fede è innanzitutto un immergersi nelle sacre scritture e quindi è un continuo costante ed essenziale ascolto della parola di Dio. Non è l’uomo che con la preghiera si rivolge a Dio ma è Dio stesso che per primo si china sulla sua creatura e gli parla. Pregare è dunque conoscere la Scrittura come dice Paolo.

Infatto l’apostolo nella seconda Lettera a Timoteo ( 3,14- 4,2) afferma : “ conosci le sacre scritture fin dall’infanzia ,queste possono istruirti per la salvezza che si ottine mediante mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la scrittura ispirata da Dio , è anche utile per insegnare , convincere correggere ed educare nella giustizia perché l’uomo sia completo e preparato per ogni opera buona.”


Avviene in questa conoscenza della Scrittura un colloquio tra un Dio che parla e un uomo che ascolta. Un colloquio che trasforma la preghiera invocazione, la preghiera ringraziamento, la pregheira lode, la preghiera implorazione in un tacito silenziosa accoglienza della volontà di Dio . Nel suo progetto misterioso e a volte momentaneamente inconoscibile su ciascuno di noi egli esprime tutto il suo amore per la nostra vita e per il nostro destino ormai di figli. Si tratta di mettersi nelle sue mani e di accettare dunque, senza condizione quel suo progetto. Come padre egli riserva a volte ai suoi figli anche lacrime e dolori ma non manca di offrire anche insegnamenti e incoraggiamenti verso un obiettivo di bene .

La pregiera dunque che ha molte caratteristiche e che è in sostanza cristologica , ecclesiale e trinitaria. E’ Cristo che trasforma la nostra preghiera in una continua intercessione da lui operata nei confronti del padre ; la unisce a quella di tutta la sua chiesa e attraverso lo spirito la immerge in quesl rapporto tra le persone della Trinità che è un rapporto d’amore.

Dunque Dio interviene e salva, anche se, a volte, sembra tardare. La sua salvezza è gratuita, ma non ci esime dal libero contributo di ciascuno. Il popolo d'Israele (I lettura), spesso in lotta contro i nemici di turno, ottiene una vittoria contro gli Amaleciti, grazie alla preghiera di uno straordinario orante, Mosè, che, con l'aiuto di due collaboratori, mantiene sollevate le braccia in gesto di supplica a Dio (v. 11-12).

L'esperienza orante di Mosè si prolunga nel salmo e trova conferma nel Vangelo della vedova, la quale, grazie alla sua insistente supplica "senza stancarsi mai" (v. 1), ottiene un risultato importante, avendo la meglio in situazioni avverse: una causa in corso, un giudice sprezzante di Dio e degli uomini (v. 2.4)… Dunque perseveranza nella preghiera. Il testo evangelico presenta una della miriadi sfaccettature della preghiera: la perseveranza. Questa virtù non deve essere intesa come una forma di testardaggine che si deve adottare per cercare di piegare Dio a fare, o meglio, a concedere ciò che io voglio. Tutt'altro. La perseveranza della vedova ha il significato di chi, facendo un po' di memoria storica, si rende conto che Dio non si è mai assentato dalla storia degli uomini, e continua ad intervenire nel momento in cui la volontà umana si sintonizza su quella divina. La perseveranza nella preghiera permette di scoprire i segni dell'amore divino nella vita dell'uomo, e inoltre è il mezzo migliore per familiarizzare con la volontà divina. La preghiera insistente è la via migliore per entrare nel cuore di Dio, e permette di gustare la dolcezza del suo amore misericordioso. Speranza nell'aiuto divino. Tutta la storia della salvezza è un aiuto che Dio offre all'uomo; una mano tesa all'umanità afflitta dal peccato e dalle sue miserie. Tutta la storia è un parlare continuo di Dio. Per cui, una preghiera, che gode della pazienza e della perseveranza, porta alla certezza che Dio esaudirà i desideri che albergano in ogni cuore... perché il Signore è Fedele al suo progetto d'amore per l'umanità. Nella preghiera cristiana questaapparente teoria diviene verità in quanto la volontà umana è in grado di conoscere quella divina, e che quest'ultima consiste nel bene e nella salvezza di tutti gli uomini. L'intervento di Dio ci sarà, non conosceremo mai i tempi e le modalità; ma sappiamo con certezza che Dio non ama abbandonare l'uomo al suo destino. Una prova di tutto ci è offerta nella venuta del Figlio… e il Figlio, sempre per amore, non ha rifiutato di subire la morte di croce. Inoltre, il testo ci insegna che Dio interviene nella storia degli uomini servendosi di persone che apparentemente non hanno fede. Anche quando si riceve il bene da persone cosiddette "lontane", non bisogna escludere che in quel momento è Dio che ci sta mandando dei segnali da decifrare. Dio si rivela in ciò che noi consideriamo stoltezza o ateismo. Ma Dio può rivelarsi tranquillamente in ogni realtà… perché a Lui nulla è impossibile.

Scrive Paolo Curtaz : “…la preghiera è il santuario in cui scopriamo il vero volto di Dio, il luogo dove l'anima incontra la nostra vita frammentata e sconclusionata. Conservare e coltivare una vita interiore in questo tempo feroce, in un occidente che ha smarrito l'anima, ha un che di eroico, Come ho già avuto modo di scrivere, ho pregato tanto ma Dio non mi ha mai dato ciò che ho chiesto. Ma tutto ciò che desideravo, senza saperlo. Ora, superata la metà della mia vita, ho scoperto il senso profondo di quel "bussate e vi sarà aperto". Solo che la porta che si è aperta non è quella a cui avevo bussato. La porta dell'interiorità, del vero volto di Dio, della scoperta del sé, riusciamo ad aprirla solo se insistiamo, se non ci scoraggiamo, se accettiamo a volte di dirci stanchi, sfiduciati e ci sediamo sconfortati, lasciando che qualcun altro ci sorregga le braccia tese verso l'alto, come Mosè nella prima lettura. (Splendida immagine di Chiesa)”


Eremo Via vado di sole, domenica 17 ottobre 2010




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