lunedì 18 ottobre 2010

STORIE E VOCI DAL SILENZIO : Senza dimora

STORIE E VOCI DAL SILENZIO : Senza dimora

Che cosa è la povertà? Analizzare il fenomeno significa abbandonare l’idea di un concetto univoco. Esistono varie classi di poveri che si formano dall’intreccio di diverse variabili: da quel
le socio-economiche a quelle storico-culturali. La povertà è un fenomeno dinamico che accompagna l’uomo dalla sua nascita, e lo segue in tutte le sue fasi evolutive. È un male sociale che investe una parte dell’umanità adottando forme sempre diverse, adeguandosi al mutare dei tempi. Fino a pochi decenni fa costituiva la linea di demarcazione tra i il nord e il sud del mondo, attualmente si sta diffondendo anche nelle società più industrializzate. Le cause di tale espansione del fenomeno vanno ricercate nella globalizzazione neoliberista, nell’internazionalizzazione dei processi produttivi, nella precarietà e nell’aumento dei costi di vita. Dalle inchieste di Buret e di Engels, alla Social survey di Booth, e ancora agli studi di Simmel e della scuola di Chicago, il povero del terzo millennio si identifica negli uomini separati, nelle ragazze madri, nelle anziane sempre più sole, e nei working poors. L’evoluzione del concetto di senza dimora è legata all’evoluzione del concetto di dimora non intesa più esclusivamente come bene materiale, ma come insieme di relazioni sociali all’interno del quale l’individuo forma la propria identità.

L’esclusione da questa rete di socializzazione conduce all’esclusione sociale che può degenerare, se sussistono fattori contingenti, a condurre una “vita per strada”. Sono “invisibili” soprattutto perché dimenticati dalle istituzioni socio-politiche, da ciò ne deriva l’inderminatezza sia del numero che dell’identikit. Se l’Istat non è in grado di fornire dati precisi su questo fenomeno, nel 2000un’indagine della Fondazione Zancan di Padova, incaricata dal Ministero del Welfare, rilevò in una sola notte la presenza di circa 17000 persone nelle strade, nelle piazze e nei centri d’accoglienza delle città italiane. Da qui la necessità di promuovere il maggior numero di studi nella materia per conoscere i nuovi poveri. La metodologia che ho adottato nella mia tesi, per analizzare i nuovi senza dimora, si è concretizzata in una serie di quattro interviste qualitative ai rappresentanti delle rispettive tipologie. Tale studio mi permette di confermare che la tradizionale figura dell’homeless viene affiancata, ma non sostituita, da nuove tipologie aggravando così la situazione sociale. Oltre ai dati mancano efficaci e mirate politiche sociali che facciano fronte ad un problema oggi aggravato dalla vulnerabilità figlia di quella stessa società che dovrebbe garantire sicurezza e stabilità, e che invece sembra creare e riprodurre sempre di più “nuovi rischi sociali”.

Quando si parla di "senza dimora" ci si riferisce alla forma più estrema di povertà presente nella società industrializzata. Si tratta di persone con una molteplicità di problemi personali, di ordine psicologico, socio-sanitario e relazionale, che non solo faticano a risolvere i problemi quotidiani di sussistenza, ma che neppure sono nelle condizioni di disporre di un alloggio stabile e adeguato.

I senza fissa dimora sono le persone che più rappresentano, in uno stadio estremo, il fenomeno dell’esclusione sociale, individui che assieme alla precarietà materiale hanno sperimentato la disgregazione degli affetti e la rottura di rapporti di aiuto e protezione.

Dire senza dimora (all'inglese Homeless) non significa dire semplicemente senza casa (per il quale si potrebbe usare la parola Houseless). La persona che vive questa situazione è carente di uno spazio fisico dove "posare il capo" ma anche una rete di relazioni (dimore affettive); appunto senza dimora significa anche senza dimora relazionale.

Si è tenuta a Roma la notte dei senza dimora che nasce a Milano ed è un evento ideato da Terre di Mezzo. Tale evento, giunto al suo decennale a Roma, raccoglie l’invito dell’ONU che ha indetto come giornata mondiale contro la povertà il 17 Ottobre. Anche quest’anno domenica 17 ottobre 2010 Insieme nelle Terre di mezzo Onlus ha riunito attorno a sè numerose associazioni desiderose di vivere uno sleep out a favore dei senza dimora

L’ideatore di questa iniziativa fu padre Joseph Wresinki, un prete francese di origine polacca, che trovandosi di fronte a 2000 senzatetto ammassati in una discarica abbandonata fece la promessa a se stesso: "Far salire gli emarginati sulle scale dell'Eliseo, del Vaticano, dell'ONU".

Il 17 ottobre 1987 inaugurò una lapide in commemorazione di tutte le vittime della miseria e nacque la tradizione della "Giornata Mondiale" del rifiuto della miseria, riconosciuta dalle Nazioni unite nel 1992.

Scrive la Comunità di Sant’Egidio “Negli ultimi anni a causa della crisi dello Stato sociale che ha interessato molti paesi europei o delle peggiorate condizioni economiche di altri, il numero dei senza tetto è andato aumentando.

E' un mondo complesso, non uniforme composto di persone di età, itinerari e situazioni molto diverse.

Sempre più spesso i motivi che portano alla condizione di senza dimora non sono riconducibili ad eventi eccezionali o a storie di particolare emarginazione. Al contrario si tratta di avvenimenti che possono toccare molti: uno sfratto, una tensione familiare che non si risolve, la perdita del lavoro, una malattia possono trasformare, laddove manca il sostegno necessario, persone che fino a quel momento conducevano una vita "normale" in persone sprovviste di tutto. Per questo si possono incontrare anziani che hanno subito lo sfratto, adulti che dopo una separazione coniugale perdono ogni punto di riferimento, e sempre più spesso giovani senza lavoro.

Tra i senza dimora merita un discorso a parte la presenza di stranieri: in genere si tratta di giovani che dormono in strada solo durante il primo periodo di immigrazione a causa della carenza delle strutture e che vivono questa esperienza con umiliazione pur accettandola come un passaggio obbligato per il futuro inserimento.

In alcuni paesi soprattutto nel Sud del mondo, ma anche nei paesi dell' Est europeo, sempre più consistente è il problema dei "meniños da rua", bambini spinti sulla strada dall'estrema povertà e dalla disgregazione delle loro famiglie.

A volte, tra i tanti mendicanti in Africa e in America Latina oltre a lebbrosi, malati, si incontrano intere famiglie che hanno perso la casa.

Vivere per strada, contrariamente a quanto spesso si pensa, non è quasi mai una scelta. La vita in strada infatti è una vita dura e pericolosa; è una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Ogni anno tante persone muoiono di stenti o di freddo nelle città ricche del nord del mondo e nei paesi poveri.

Tanto meno è una scelta di libertà: chi è senza casa vive una condizione di grande vulnerabilità perché è costretto a dipendere da tutti anche solo per i bisogni più elementari, ed è esposto alle aggressioni, al freddo, all'umiliazione di essere cacciato perché indesiderato. “


Eremo Via vado di sole, L’Aquila, lunedì 18 ottobre 2010





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