sabato 16 ottobre 2010

IPSE DIXIT : Battute fulminanti e al vetriolo


IPSE DIXIT : Battute fulminanti e al vetriolo


C’è nella letteratura di ogni tempo un ricco campionario di battute fulminanti e al vetriolo. Battute fulminanti che rivelano lo spirito d’animo dell’autore in un determinato momento oppure ne dispiegano in pieno la personalità. Di questo ampio e impietoso e ricco campionario ne dà un saggio lo scrittore francese Pierre Chalmin in Dictionnaire des injures littéraire ( L’Editéur pp.730) anche se tutto volto sotto un solo aspetto :l’ingiuria letteraria.

Dal mondo degli scrittori , dei cineasti, dei musicisti e dei pittori personaggi come Apollinaire e Zweig, Garcìa Màrquez e Houellebecq, Faulkner e Sartre offrono un esempio di rancori ricorrenti e tenaci che sfociano in giudizi a volte lapidari ( i più efficaci) o avolte sono espressioni di una delusione e via dicendo. Si tratta dunque di espressioni riportate dalle cronache, contenute in articoli di giornali, riferite nei salotti o addirittura contenute nelle segrete pagine dei diari.

In realtà così messa la questione sembra ed è limitativa perché l’IPSE DIXIT spazia su ben più ampi fronti fino a sfiorare il motto di spirito, il lapsus e l’eterno luogo comune.

Questa è l’idea dell’IPSE DIXIT , si vedrà che cosa ne potrà venire fuori nei post successivi e dalle letture che appunto vogliono tenere lo sguardo su questo particolare aspetto della scrittura , del costume, della vita di società e via dicendo.

Per il momento ci pare interessante esplorare questo primo aspetto appunto che sfiora la maldicenza. D’altra parte nella città , L’Aquila, in cui vivo , e in cui si venera Santa Agnese la santa protettrice delle male lingue e che nelle sue accademie annuali in onore della festa della santa ha negli anni passati restituito all’attenzione il fior fiore della maldicenza , questa piccola ricerca mi sembra utile e allo stesso tempo interessante. E anche se interessa solo a me comunque ne voglio fare oggetto di condivisione.

Dunque . Salvador Dalì ha detto su Louis Argon appunto in forma lapidaria e fulminante :” Così tanto arrivismo per arrivare a poco “ e Matthieu Galay liquida William Burroughs, come il “Buston Keaton dei paradisi artificiali.”

Diverso è il caso di Nabokov su Conrad . Nella battuta “ Non sopporto lo stile da negozi di souvenir, le navi in bottiglia e le collane di conchiglie dei suoi clichè romantici” l’impietosa valutazione estetica è frutto di un’idiosincrasia tutta personale.

Di Kundera per esempio con un forte senso di delusione il critico francese Angelo Rainaldi dice : “ Si è illuminato nell’esilio per spegnersi nella Ville Lumière (..) E’ un artista che abbiamo accolto e festeggiato ma si è trasformato in un intellettuale parigino. Ppaul Claudel nei suoi diari proprio il giorno della morte di Andrè Gide, l’autore dei Sotterranei del Vaticano lascia scritto : “ La moralità pubblica ci guadagna molto e la letteratura non ci perde tanto “. E allo stesso modo nei suoi diari Jules Renard definisce Gorge Sand “ la vacca bretone della letteratura come Céline definisce Francoise Sagan “ Un fenomeno pubblicitario! Una servetta degenerata! Non ha cosce .

Guardatene l’anatomia . Da un punto di vista medica vale appena cinque su venti !”

E Walter Benjamin scrive di Baudelaire : “ Riunisce il sé la povertà dello straccivendolo , il saracasmo del mendicante e la disperazione del parassita.” Pascal definiva Descartes “ inutile e incerto mentre Voltaire lo definiva: “ Un felice ciarlatano.


Ma ecco un inventario asciutto asciutto di definizioni :

Faulkner su Hemingway

Non è mai stato famoso per aver scritto una sola parola che obblighi il lettore a consultare il dizionario

Virgina Woolf su Joyce

L’Ulisse mi sembra un libro rozzo e volgare , il libro di un manovale autodidatta , e sappiamo tutti quanto questi siano deprimenti , egocentrici, insistenti , frusti, inverosimili e soprattutto nauseanti.

Julien Green su Yourcenar

Una Sagan dell’antichità , un piedistallo senza la statua… Quello che si scambia per marmo non è altro che strutto.

Leon Bloy su Rimbaud

Un bambino che piscia contro l’Himalaya

Maurices Barrés su Proust

Un poeta persiano in una portineria

Twain su Petrarca

Quel signore che amò la Laura di un altro e le prodigò durante tutta la vita un amore che era un vero spreco di energie.


Julies Renard su Mallarmé

Intraducibile, perfino in francese

Matthieu Galey su Barthes

Il fallimento più riuscito della sua generazione

Flaubert su Dante

Come molte belle cose considerate sacre, non si osa mai dire che ci annoiano.

Voltaire su La Fontaine

Il carattere di quest’uomo era talmente semplice che nelle conversazioni non si mostrava mai al di sopra degli animali che faceva parlare.

Mauriac su Robbe- Grillet

Se un giorno scriverà qualche libro importante, ciò non sarà dovuto alle leggi che ha dettato , ma solo al fatto di averle dimenticate.

Borges su Wilde

Un signore tutto votato al misero progetto di stupire con le sue cravatte e con le sue metafore.

Karen Bliken su Dickens

Secondo me è noioso da morire

Karen Blixen su Tolstoj

Una buona parte di ciò che ha scritto francamente mi disgusta e preferirei mille volte la morte a un mondo dove i suoi ideali si fossero realizzati.

Anais Nin su Musil

Come si è potuto paragonare a Proust? E’ pesante, opaco, noioso e senza intuizione psicologica.


Eremo Via vado di sole , L'Aquila, sabato 16 ottobre 2010

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