lunedì 18 ottobre 2010

MELODRAMMA D'OTTOCENTO : L'arte di darsi le arie

MELODRAMMA D'OTTOCENTO : L’arte di darsi le arie

Il barbiere di Siviglia. Melodramma buffo in 2 atti di G.Rossi , musica di G.Rossini, Roma, 1816

Una voce poco fa

(Rosina ,camera nella casa di Don Bartolo. Nelle scene precedenti Rosina si è appena sentita con qualche battuta di reazione alla serenata del conte ma qui ha una scena tutta sua che comincia e termina con un recitativo. L’orchestra si esibisce sulla breve sonora introduzione e si mertte quasi a tacere sotto l’Andante vocale che il contralto vocale articola con più energia che tenerezza come scrive Stendhal ; energia che diventa grinta viperina nella cabaletta un moderato introdotto dal primo violino e dal primo clarinetto )


Una voce poco fa

qui nel cor mi risuonò,

il mio cuor ferito è già

e Lindor fu che il piagò.

Sì, Lindoro mio sarà,

lo giurai, la vincerò:

Il tutor ricuserà,

io l’ingegno aguzzerò.

Alla fin s’accheterà

e contenta io resterò…

Sì, Lindoro mio sarà,

lo giurai,la vincerò

Io sono docile,

son rispettosa,

son obbediente ,

dolce, amorosa;

mi lascio reggere,mi fo guidar.

Ma se mi toccano,

dov’è il mio debole ,

sarò una vipera

e cento trappole

prima di cedere

farò giocar.

La calunnia è un venticello

Al goffo padrone di casa il sinistro maestro di musica descrive gli effetti della calunnia.L’arma che consiglia di adottare contro il pericoloso conte d’Almaviva. L’aria , tanto originale anche se impostata sulla stessa tonalità della “calunnia “ del Barbiere di Paisiello , è un allegro ma comincia sottovoce con i primi violini, gli oboi , i flauti che suonano sembrando le spire del cupo manto della Calunnia dipinta da Botticelli. Pian piano i violini “ al ponticello” e poi gli altri archi,e poi i fiati si mettono a sibilare , a ronzare , a rumoreggiare, , a tuonare proprio come canta il basso , fino alla rappresentazione di un immane ,eroicomica catastrofe,


La calunnia è un venticello

un'auretta assai gentile che insensibile sottile leggermente dolcemente incomincia a sussurrar.

Piano piano terra terra,

sotto voce, sibilando va scorrendo, va ronzando; nelle orecchie della gente s'introduce destramente, e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar.

Dalla bocca fuori uscendo

lo schiamazzo va crescendo: prende forza a poco a poco, scorre già di loco in loco, sembra il tuono, la tempesta che nel sen della foresta, va fischiando, brontolando, e ti fa d'orror gelar.

Alla fin trabocca, e scoppia,

si propaga si raddoppia e produce un'esplosione come un colpo di cannone, un tremuoto, un temporale, un tumulto generale che fa l'aria rimbombar.

E il meschino calunniato

avvilito, calpestato sotto il pubblico flagello per gran sorte va a crepar.

Trama dell’opera

Il conte di Almaviva è innamorato della bella Rosina, che abita nella casa del suo anziano tutore, don Bartolo, a sua volta segretamente intenzionato a sposarla. Il conte chiede a Figaro, barbiere nonché "factotum della città", di aiutarlo a conquistare il cuore della ragazza, alla quale si è presentato sotto il falso nome di Lindoro. Figaro consiglia al conte di cambiare personalità e fingersi un giovane soldato, cui Rosina si dimostra presto interessata grazie anche ad una bella serenata cantata sotto le finestre della casa del dottore; il barbiere procura inoltre a Lindoro un foglio che ne attesta la temporanea residenza in casa di don Bartolo e tenta di allacciare i rapporti con Rosina.Don Basilio, il maestro di musica della ragazza, sa della presenza del conte di Almaviva in Siviglia e suggerisce a don Bartolo di calunniarlo per sminuirne la figura, giunge in casa sorprendendo Figaro e Rosina. La ragazza aveva già scritto un biglietto per Lindoro, ma Don Bartolo si accorge che manca un foglio dal taccuino e striglia Rosina.Secondo i piani, il conte di Almaviva irrompe nella casa di Don Bartolo fingendosi un soldato ubriaco, ma crea una tale confusione che arrivano i gendarmi. Quando però il conte si fa riconoscere di nascosto dall'ufficiale, i soldati si ritirano in buon ordine, lasciando Don Bartolo esterrefatto.

Atto II Bartolo comincia a sospettare riguardo alla vera identità del giovane soldato. Giunge il sedicente maestro di musica Don Alonso (in realtà sempre il conte, celato in un nuovo travestimento), che afferma di essere stato inviato da Don Basilio, rimasto a casa febbricitante, a sostituirlo nella lezione di canto per Rosina.Per guadagnare la fiducia del tutore, il finto Don Alonso gli mostra il biglietto che Rosina gli aveva mandato. Nel frattempo giunge Figaro con il compito di radere la barba al padrone di casa. Nonostante Figaro faccia il possibile per coprire la conversazione dei due giovani, Bartolo capta le loro parole e caccia tutti. Con lui resta solo Berta, la serva, a commiserare il vecchio padrone.Bartolo fa credere a Rosina, mostrandole il biglietto consegnatogli da Don Alonso, che Lindoro e Figaro si vogliano prendere gioco di lei, e quest'ultima amareggiata acconsente alle nozze con il suo tutore, che prontamente fa chiamare il notaio. In quel momento arriva anche Don Basilio, mentre con una scala Figaro e il Conte entrano in casa dalla finestra e raggiungono

Rosina. Finalmente il conte rivela la propria identità, per chiarire la situazione e convincere la fanciulla della sincerità del suo amore.Bartolo ha però fatto togliere la scala e i tre complici si trovano senza via di fuga. In quel mentre sopraggiunge il notaio chiamato a stendere il contratto della nozze tra Bartolo e Rosina. Approfittando dell'assenza temporanea del tutore, il conte convince lui e Basilio (dietro congrua ricompensa) a inserire nel contratto il nome suo in luogo di quello di Bartolo. Giunto troppo tardi, a quest'ultimo resta la magra consolazione di aver risparmiato la dote per Rosina, che il conte di Almaviva rifiuta. Gli amanti coronano dunque il loro sogno.


Il Barbiere di Siviglia, con le sue melodie eleganti, i suoi ritmi trascinanti e il suo superbo stile di composizione, viene considerata la più grande opera buffa italiana, eternamente fresca nella sua vena comica e nella sua inventiva. Gioachino Rossini scrisse Il Barbiere di Siviglia a Via dei Leutari, nel palazzo di fronte agli appartamenti di Palazzo Olivia, dove soggiorno nel 1816.


Rossini era notoriamente pigro. Rimandava il completamento dei lavori commissionatigli fino all'ultimo momento, e spesso "prendeva in prestito" della musica dalle sue altre opere, per risparmiarsi la fatica di scriverne di nuova. La famosa ouverture del Barbiere era stata precedentemente utilizzata in altre due sue opere; eppure, il Barbiere di Siviglia fu scritta ad una velocita supersonica: undici giorni diceva lui, sicuramente dal "concepimento" alla stesura finale non passarono piu di venti giorni. Strabiliante se consideriamo che al tempo un buon amanuense era in grado di copiare in venti giorni proprio il numero totale delle pagine del manoscritto rossiniano.

Come spesso capita nello strano mondo della lirica, Il Barbiere, alla sua prima rappresentazione - il 20 Febbraio 1816 al Teatro Argentina di Roma - fu un fiasco strepitoso.Il giovane Gioachino, con quell'opera, aveva osato sfidare il grande Paisiello,mettendo in scena, mentre era ancora vivo il famoso compositore napoletano, un'opera che lo stesso aveva gia musicato. Il confronto con Paisiello era temuto, tanto che nel libretto fu pubblicato un "Avvertimento al pubblico" in cui si affermava che: "Il Signor Maestro Gioachino Rossini, onde non incorrere nella taccia d'una temeraria rivalita con l'immortale autore che l'ha preceduto, ha espressamente richiesto che Il Barbiere di Siviglia fosse di nuovo interamente versificato, e che vi fossero aggiunte parecchie nuove situazioni di pezzi musicali, che erano d'altronde reclamate dal moderno gusto teatrale, cotanto contagiato dall'epoca in cui scrisse la sua musica il rinomato Paisiello." Questo non evito che gli ammiratori del Paisiello boicottassero la "prima", inveendo e rumoreggiando per l'intera esecuzione. A cio bisogna aggiungere le mille disavventure che capitarono durante l'intera rappresentazione, lasciando esterrefatto lo stesso Maestro pesarese, che dal cembalo dirigeva l'opera.

Si narra che alla prima rappresentazione di questo capolavoro, in scena ne successero di tutti i colori: il basso Vitarelli, Don Basilio per l'occasione, al suo ingresso in scena inciampo e cadde battendo la faccia. All'aria della calunnia gli usciva ancora il sangue dal naso e dovette cantare tamponandosi il naso tra una frase e l'altra. Un gatto, che aveva residenza stabile presso il Teatro Argentina, apparve d'improvviso sul palcoscenico nel bel mezzo del finale e si mise a miagolare e a strusciarsi sulle gambe dei cantanti, fra le matte risate del pubblico! Al termine della rappresentazione, Rossini, imbestialito, si sottrasse alla folla degli spettatori, e torno da solo a piedi in Via dei Leutari.Ma gia alla seconda rappresentazione il pubblico romano ebbe ad inchinarsi alla musica immortale del Barbiere, cosi come, a malincuore, ebbero a fare gli ammiratori del Paisiello. Forse non tutti sanno che, fino al tardo ottocento, l'aria di Rosina cantata durante la lezione di musica era quasi sempre lasciata scegliere dalla stessa cantante che rappresentava Rosina, anche perchè questo cambio non interferisce per nulla con lo svolgersi dell'intreccio. Anche nel nostro secolo diverse cantanti si sono concesse il vezzo del cambio dell'aria, celebre e la cavatina del Tancredi.

Eremo Via Vado di sole, L'Aquila, Lunedì 18 ottobre 2010



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